Intervista al consigliere comunale Sorrentino sulla chiusura dei presidi di Guardia Medica

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Intervista al consigliere comunale Sorrentino sulla chiusura dei presidi di Guardia Medica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A seguito della delibera n.ro 1478 del 16 luglio 2010 del Commissario Straordinario dell’ASL di Salerno De Simone, diversi presidi di guardia medica presenti sulla provincia di Salerno rischiano tuttora di chiudere. Nel Comune di S. Giovanni a Piro il gruppo consiliare “Primavera” congiuntamente con il Comitato civico “Giù le mani dalla Guardia Medica”, si sono attivati realizzando una serie di manifesti di sensibilizzazione e preparando dei moduli specifici da firmare per la petizione popolare. Sono state raccolte oltre 800 firme e in attesa di una risposta definitiva da parte del Commissario De Simone a questa iniziativa popolare, abbiamo intervistato il capogruppo della “Primavera” Pasquale Sorrentino, cercando di fare un po’ di chiarezza su questa drammatica situazione:
 
D – Dott. Sorrentino, la provincia di Salerno come del resto tutta la Regione Campania sta attraversando un periodo storico molto delicato. La Sanità è letteralmente a pezzi e il Presidente Caldoro ha definito la situazione economica campana identica alla situazione economica della Grecia. Cosa ne pensa?

R – La situazione in Campania è grave da decenni, anche se nel passato (recente) la nostra depauperata regione si è rivelata un ottimo strumento elettorale; farci apparire come quelli da “salvare” è un modo per far passare l’idea che abbiamo sempre bisogno di qualcuno. Tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine. Il problema è nella “politica” troppo invasiva.  Solo in questo mezzogiorno d’Europa la politica entra in tutti gli ambiti della vita sociale e pubblica; altrove non succede. In Campania accade ripetutamente. Nel settore sanità l’incentivo è dettato dalla grande presenza della “moneta”.
 
D – Questo “buco” sanitario come ben sa, non ha risparmiato il Cilento. La delibera n.ro 1478 del Commissario straordinario dell’ASL di Salerno è molto chiara: venticinque presidi di guardia medica devono chiudere. Lei, in qualità di capogruppo consiliare “Primavera” ha dato voce a oltre 800 persone che, attraverso una petizione popolare, hanno detto di no a questa decisione. Si aspettava maggiore partecipazione per questa iniziativa o è sostanzialmente soddisfatto per il risultato ottenuto?
 
R – La petizione ha raggiunto le 881 firme, ma è in “work in progress” permanente. Siamo soddisfatti, la comunità sangiovannese ha risposto molto bene. In passato lo strumento popolare ha fatto vincere numerose battaglie civili e sociali. Ci si deve riappropriare di questa possibilità. Un singolo cittadino da solo è decisivo se la motivazione è nobile. Quella della salute lo è.
 
D – La lista “Primavera” di cui Lei è il capogruppo, è la principale opposizione all’Amministrazione Gianni’. L’altra lista di minoranza “Margherita” guidata da Ferdinando Palazzo ci risulta che non abbia collaborato attivamente alla petizione popolare. La Sanità essendo un servizio che in tutti i modi andrebbe difeso soprattutto quando vogliono negarcelo, come ci spiega il rifiuto a questa iniziativa da parte della “Margherita” e del Sindaco Giannì?
R – La petizione è stata supportata anche da un comitato civico denominato “giù le mani dalla guardia medica”; è stato possibile firmare in svariati punti del paese e chi ha voluto farlo, l’ha fatto; numerosi cittadini, anche politicamente vicini ad altri schieramenti l’hanno fatto; è questo va rispettato. Nello specifico (per gli altri gruppi consiliari) non si è trattato di un rifiuto, ma di un approccio distante.
 
D – Come giudica la decisione di accentrare a Torre Orsaia i diversi presidi di Guardia Medica “candidati” alla chiusura, tra cui quello sangiovannese? 
 
R – E’ una decisione presa a tavolino, senza conoscere, né ascoltare i territori; eppure con le autonomie non dovrebbe essere così. A mio parere, a fronte del taglio “di servizio sociale” è molto esiguo il risparmio in termini finanziari. Si potrebbe oggettivamente tagliare altrove, oppure….
Ne abbiamo parlato con chi ne dovevamo parlare.
 
D – Il “NO” di oltre 800 persone farà cambiare idea a De Simone?
R – Diciamo che è un modo per rispondere a un disagio. In verità le casse regionali piangono e al massimo si può pensare a una riorganizzazione in termini. Cosa che ci auguriamo vivamente. Il senso della petizione non è solo di tipo “risolutivo”, ma è finalizzato alla presa di coscienza popolare, alla voce del singolo cittadino privato di un suo diritto. Eppure, con un pizzico di malinconia, dico che meriteremmo migliore sorte, ma come cittadini non facciamo abbastanza per urlare un disappunto. Per me è sempre dal basso che conviene agire.
 
D – Chi non ha firmato probabilmente avrà pensato che la petizione non servirà per cambiare le cose. Nel nostro paese si sta riscoprendo sempre di più, soprattutto tra i giovani, la forza dei referendum delle piazze e delle petizioni. Questa voglia di ritrovare il senso di giustizia che parte dal basso, dalla gente più comune, da cosa può dipendere secondo lei? E per concludere, Il Cilento secondo Lei di cosa ha bisogno per rinascere?
 
R – Chi non ha firmato, o non ha saputo, o non ha voluto. Mi piace parlare di chi ha firmato e lo ha fatto con decisione. E sono (siamo) in tanti. Agire dalla “superficie sociale” è l’unica strada per comprendere fino in fondo quanto siamo cambiati. E come dobbiamo ripartire. Il Cilento vive da anni in un certo “torpore”; non parlerei di rinascita, ma di rivincita. Una bussola, citata d’istinto: il merito.

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