Dalle campagne della Piana del Sele ai piccoli centri del capoluogo, emergono nuove storie di sfruttamento lavorativo e irregolarità tra i lavoratori stranieri, in particolare bengalesi.
Un’indagine promossa dalla Cgil Campania e avviata dopo le denunce raccolte nei territori di Napoli e Salerno, ha portato alla luce un sistema diffuso di lavoro nero e precarietà.
Molti di questi lavoratori sono arrivati in Italia nel 2023 grazie al Decreto Flussi, ma non hanno mai ottenuto la regolarizzazione perché i datori di lavoro sono scomparsi dopo averli ingaggiati. Oggi vivono nei campi agricoli, in condizioni di forte marginalità, senza contratto né diritti.
La Cgil denuncia che nella sola provincia di Salerno sarebbero almeno 68 i lavoratori bengalesi senza permesso di soggiorno. Altri si muovono tra Caserta e Benevento, impiegati nei settori agricolo e commerciale, spesso nei mini-market gestiti da connazionali.
«Dietro le pratiche di regolarizzazione – spiega il sindacato – ci sono vite difficili e storie di grande sfruttamento».
La Cgil chiede un piano di emersione e percorsi stabili di integrazione per consentire a questi lavoratori di uscire dall’irregolarità, sottolineando come il fenomeno del caporalato sia ancora radicato in diverse aree della Campania.



