Il settore agricolo europeo si prepara a una protesta di dimensioni eccezionali. Il 18 dicembre, a Bruxelles, sono attesi migliaia di agricoltori provenienti da numerosi Paesi dell’UE, pronti a manifestare contro le recenti proposte della Commissione Europea. Le misure al centro delle contestazioni riguardano in particolare la revisione della Pac – la Politica agricola comune – e altri interventi ritenuti dannosi per la tenuta economica delle aziende agricole, poiché comporterebbero tagli significativi al comparto.
Alla mobilitazione hanno già aderito più di quaranta organizzazioni agricole europee, creando un fronte comune senza precedenti negli ultimi anni. Anche l’Italia sarà pienamente rappresentata: tutte le principali sigle della filiera agricola nazionale hanno confermato la propria partecipazione, chiedono alla Commissione di rivedere profondamente le misure proposte.
Tra questi la Cia Agricoltori Italiani Campania che esprime forte preoccupazione per la proposta della Commissione europea di ridurre del 22% i fondi destinati alla Politica Agricola Comune e di inserire la Pac in un fondo unico plurifondo. Una scelta considerata dall’organizzazione come un colpo durissimo al settore e un rischio concreto per la tenuta del mercato unico europeo.
«L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto – dichiara Carmine Fusco, commissario regionale della Cia Campania – Non possiamo essere trattati come una spesa secondaria. Senza agricoltori non c’è cibo sicuro, non c’è cura dell’ambiente e non c’è futuro per le comunità rurali. È l’intera Europa a dipendere da questo lavoro quotidiano.»
Fusco spiega che il taglio proposto farebbe precipitare il peso dell’agricoltura nel bilancio Ue dal 31% al 15%, con una perdita stimata di circa 9 miliardi per l’Italia nella programmazione 2028-2034. «Parliamo di risorse fondamentali per migliaia di aziende, soprattutto nelle aree interne della Campania e del Mezzogiorno. A essere colpiti sarebbero territori che già oggi combattono contro spopolamento, dissesto idrogeologico e servizi insufficienti. La Campania, con oltre 400 mila ettari di superficie agricola e una delle più alte concentrazioni di produzioni di qualità in Italia, rischia di pagare un prezzo altissimo. Molte realtà agricole familiari, pilastri dell’economia regionale, lavorano con margini ridottissimi e non potrebbero sostenere un taglio così drastico ai sostegni comunitari.»
Il commissario regionale avverte anche che una Pac indebolita rischia di creare agricolture di serie A e serie B, minando la competitività tra Paesi membri. «Il mercato unico – sottolinea – si basa su regole uguali per tutti. Se i sostegni vengono tagliati in modo così drastico, molte imprese non riusciranno a resistere e si apriranno nuove fratture tra Nord e Sud dell’Europa.»
Oltre alla difesa delle risorse, Cia Campania richiama l’urgenza di una vera semplificazione burocratica, dell’accesso alle innovazioni e di filiere più equilibrate. «Oggi agli agricoltori arrivano solo 7 euro ogni 100 spesi dai consumatori. È impossibile mantenere redditività e investire nel futuro in queste condizioni», afferma ancora Fusco.
L’organizzazione conferma la partecipazione di numerosi campani alla mobilitazione nazionale del 18 dicembre, sottolineando che l’obiettivo non è la protesta fine a sé stessa, ma la richiesta di un’Europa che riconosca il ruolo vitale del settore agricolo.
«Senza agricoltura non esiste sicurezza alimentare, né coesione sociale. Non esiste Europa», ha sottolineato Cristiano Fini, Presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani in chiusura dell’Assemblea Nazionale che si è svolta a Roma il 20 e 21 novembre. «Il 18 dicembre porteremo una voce unita e determinata ha detto con veemenza Fini: quella di chi lavora ogni giorno per garantire cibo, ambiente e futuro al Paese.»




