Terra dei fuochi nel Cilento e Vallo di Diano, allarme Codacons: «Processo verrà prescritto»

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Terra dei fuochi nel Cilento e Vallo di Diano, allarme Codacons: «Processo verrà prescritto»

C’è una terra dei fuochi anche nel Cilento e Vallo di Diano ed è al centro di una inchiesta della procura di Salerno. L’inchiesta di chiama ‘Chernobyl’ ed è sotto la lente di ingrandimento degli investigatori da diversi anni, ma solo nel 2007 è finita anche sulle pagine della cronaca locale. E’ molto simile a quella denominata Cassiopea, già prescritta nel 2013. Per Cassiopea le indagini si chiusero nel 2001 e il processo, incardinato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, venne spostato a Napoli per un’eccezione della difesa. Uno degli imputati era «il re ‘Mida’ della nostra provincia – ironizza il Codacons del Vallo di Diano – quella persona che trasformava, così come egli stesso diceva in un’intercettazione telefonica, la monnezza in oro. Ha dato il nome a un’altra inchiesta (“Re Mida”, appunto): il processo che ne è scaturito si sta svolgendo a Napoli nell’indifferenza di tutti». 

«Ma torniamo a Cassiopea – scrive sempre il Codacons in un comunicato stampa -. Non contenti del primo trasferimento, i difensori richiesero al giudice del tribunale di Napoli di trasferire di nuovo il processo a Santa Maria Capua Vetere, dove si estinse nel 2013. Comprendiamo il meccanismo: il risultato di questo balletto è che un reato di disastro ambientale va in prescrizione dopo ben 12 anni dalla chiusura dell’inchiesta». Chernobyl annovera nomi diversi. Si svolge nel periodo compreso tra gennaio 2006 e luglio 2007. I 38 imputati avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro. Stessa trafila: si incardina presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi viene trasferito a Salerno. La prima udienza preliminare si tiene nel 2013. Rinviati a giudizio tutti i 38 indagati per tutti i capi di imputazione, ad esclusione dei reati di smaltimento illecito e deturpamento delle bellezze naturali (ormai prescritti), la prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014. Rinviata, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. «La prescrizione del reato di disastro ambientale viene, così come per Cassiopea, comodamente attesa per l’agosto del 2019», sottolinea il Codacons. 

«Facciamo allora un appello alle istituzioni sensibili della Repubblica Italiana – continuano nel comunicato – affinché venga effettivamente tutelata la salute dei cittadini e non si lasci questo odioso reato impunito. Anche perché, nell’audizione del 15 luglio 2009, il pm Ceglie così si esprime sul traffico illecito di rifiuti in generale: “Le attuali «bombe ecologiche» non richiedono soltanto un intervento specialistico, con tutte le cautele giuridiche del caso, per affrontare una questione relativa al ciclo dei rifiuti, bensì richiedono un intervento urgente perché, anche e soprattutto, è in pericolo la salute umana. Alcune indagini epidemiologiche dell’istituto Monaldi di Napoli, del marzo 2007, richiamate anche nella nostra relazione, ci dicono che sono in terribile aumento forme tumorali specifiche, in queste aree contaminate da questo tipo di rifiuti”. E se qualcuno ha creduto che su questa vicenda dovesse presto calare l’oblio della stampa e dell’opinione pubblica, ciò non è avvenuto; soprattutto perché la sensibilità ambientale si sta sviluppando come patrimonio culturale collettivo e i singoli stanno chiedendo, sempre con più convinzione, maggiore chiarezza su questi fatti a chi è deputato alla salvaguardia della salute dei cittadini. Noi saremo a Salerno con una nostra bandiera mercoledì, per dire forte e chiaro che la salute dei cittadini di questo territorio non è in vendita, come forse qualcuno vorrebbe ancora far credere».

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