Impennata del racket, Campania sotto scacco. Crollano denunce usura

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Impennata del racket, Campania sotto scacco. Crollano denunce usura

In Campania aumentano le denunce per racket, ma crollano quelle per l’usura. Lo affermano i dati dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre riportati dal quotidiano La Città. Secondo la ricerca, negli ultimi 10 anni in Italia si registra un boom di denunce per estorsione, cresciute del 77,2 per cento. Se nel 2006 erano 5.400, nel 2016 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati) raggiungono quota 9.568. Una soglia alta, ma comunque in diminuzione di 2,7 punti percentuali, rispetto al 2015. In Campania – seconda regione dopo la Sicilia – la crescita è netta: se le segnalazioni erano 1.021 nel 2010, diventano 1.307 nel 2016, cioè 286 in più (+28 per cento). Viceversa, per l’usura le denunce in Campania sono in calo del 26,2 per cento.

Si passa dalle 65 d del 2010 alle 48 del 2016, facendo rilevare una caduta verticale in dodici mesi: erano 77 nel 2015. Cifre, tuttavia, prese con le molle dal presidente nazionale di Sos Impresa, Gigi Cuomo. «Le oscillazioni non segnalano nessun valore dimensionale del fenomeno né l’attitudine alla denuncia – premette – e io non ci credo al calo. Anzi, se solo vogliamo contare quelle per usura bancaria, addirittura si stanno decuplicando ». E qui Cuomo si sofferma su «un fenomeno strano tra le procure della provincia di Salerno». La riflessione è articolata.

«Le banche – afferma – meritano tutta l’indignazione e la condanna sociale possibile, ma non se poi le vittime di usura si sottraggono dalla responsabilità di denunciare chi viene considerato un benefattore. Si preferisce denunciare l’usura bancaria, che non determina la chiusura delle imprese, e non quella dell’amico o del parente o anche del delinquente, che all’inizio si mostra disponibile a dare i soldi, e poi si dimostra un aguzzino. «Se su dieci segnalazioni, otto sono di usura bancaria – spiega il presidente di Sos Impresa – si rischia di perdere di vista il danno oggettivo. Nel Salernitano capita che ci si avventuri ad incriminare i vertici nazionali di una banca, su denuncia di qualche imprenditore, perché magari ci sono state rinegoziazioni che hanno permesso di speculare in modo indegno e probabilmente anche illecito. Ma così non si arriva mai a sentenze di condanna. Le sedi giudiziarie opportune sono quelle civili».

E se in Campania scendono, nello stesso periodo in Italia le denunce di strozzinaggio salgono del 9,1 per cento. Il segretario della Cgia, Renato Mason, osserva che «con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni, purtroppo, sono molto esigue. Oltre agli effetti della crisi che abbiamo subito negli anni scorsi – aggiunge – un impatto negativo l’ha provocata la stretta creditizia praticata dalle banche nei confronti degli imprenditori, che continua ancora adesso». Rispetto alla fine del mese di giugno del 2011, nello stesso mese di quest’anno l’importo complessivo dei prestiti bancari alle imprese è inferiore di quasi 217 miliardi di euro. Le sofferenze in capo alle aziende sono ancora elevate (101 miliardi di euro a fine giugno 2018). Questo nonostante nell’ultimo anno ci sia una vendita massiccia di crediti problematici (quasi 56 miliardi di euro di cartolarizzazioni e cessioni relativi alle società non finanziarie), usciti così dai bilanci bancari, scomparendo dalle statistiche delle sofferenze e dei prestiti.

«Rimane tuttavia evidente – scrive l’Ufficio studi della Cgia – come rispetto a prima della seconda ondata di crisi economica (iniziata nell’autunno del 2011), il credito disponibile per le imprese risulta, a fine giugno 2018, più basso di almeno il 20 per cento ». E dove il credito viene meno, spuntano immancabilmente i cravattari.

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