“Iamo a mete e… a speculià”, poesie e fattarielli di Massimo Inverso

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“Iamo a mete e… a speculià”, poesie e fattarielli di Massimo Inverso

L’autore, Massimo Inverso, classe 1957, nasce a Lustra dove ha deciso di concretizzare e condividere la sua passione per questa terra, il Cilento, dando alla luce una raccolta di “poesie e fattarielli” tratti dal proprio vissuto.
“Iamo a mete e… a speculià”, frutto di sensazioni proprie, oltre ad essere il primo componimento del volume, da cui trae il nome, è, secondo l’autore, la giusta metafora del “vivere moderno” e “spigolare” rappresenta il soffermarsi a raccogliere le spighe di grano perse durante la frenesia del mietere.
Come tanti, Massimo Inverso, esterna il suo amore per questa terra, principio di storia fin dai tempi più lontani, ove mito, leggenda, storia e tradizioni si fondono fino a restituirci un scrigno di rara bellezza e dove il cielo si unisce al mare, e il sole si rispecchia sui colori di quest’angolo remoto della terra chiamato Cilento.
Una raccolta questa che intende anche preservare “il parlato locale”, ormai disperso solo nelle menti delle persone più anziane che, nonostante l’avvento della modernità, cerca di tramandare una scia di cultura ai posteri.
Le tre sezioni del libro: “Il mio Cilento”, “La mia gente” e “I miei pensieri” rappresentano momenti di vita quotidiana, partendo da fatti ispirati e vissuti nella terra natia, Lustra, da dove si dipanano i versi dell’autore.
Fortemente logorato dallo scorrere del tempo, il dialetto ormai non più puro, è spesso riportato nei testi con varianti, sia per l’impossibilità di riappropriarsi della giusta terminologia sia per la scarsità di parlanti che ad oggi sussistono nel territorio.
È dunque impensabile non dare un giudizio di merito nei confronti dell’autore che tenta di dar lustro alle proprie origini tramite la stesura di versi in dialetto locale.
“Iamo a mete e… a speculià” è quindi strumento di riflessione, attraverso un viaggio fatto di storie comuni e, prima di volgere al termine, l’autore riporta due detti popolari, tra cui il primo recita quanno u ponte r’Aliento a passato re amici e parienti t’à scurdato, ricordandoci anche gli amari tempi dove per necessità si lasciava il proprio nido per andar a cercar fortuna altrove, spesso oltralpe ed oltre oceano. U film, a sirena, Angiulina e U cumunista sono i quattro componimenti finali che chiudono l’ultima parte e l’intera raccolta. ©

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