Un “Disco d’oro” a Roccadaspide: Nobraino live a Le notti dell’Aspide. L’intervista

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Un “Disco d’oro” a Roccadaspide: Nobraino live a Le notti dell’Aspide. L’intervista

Sono stati ospiti di Serena Dandini a “Parla con me” su Raitre, hanno partecipato al dopofestival di Sanremo e al concerto del Primo Maggio a piazza San Giovanni a Roma, hanno vinto il sondaggio “Nuova Musica Italiana” indetto da XL: sono i Nobraino.

La band, con alle spalle album ultraosannati come l’ultimo “Disco d’oro” e “No USA! No UK!”, suonerà il 10 agosto a Roccadaspide all’interno del festival Le notti dell’Aspide.

Per l’occasione li abbiamo intervistati.

D: Vi siete esibiti in un live energico e sfrontato (come al solito) al Primo Maggio a Roma: cosa avete provato a suonare per una folla così grande?
R: Impotenza. Mezzo milione di persone in una piazza che sostanzialmente si fanno gli affari loro e che non sono lì per te. È frustrante. Poi il live è riuscito bene e quello che abbiamo fatto è arrivato per cui abbiamo vinto il mostro.

D: Che ne pensate del pubblico che popola il concerto del Primo Maggio e della manifestazione in generale?
R: A parte quanto detto sopra, il concerto del Primo Maggio in Italia è un evento unico per coinvolgimento e dimensioni, e definire il suo pubblico è un’impresa improbabile. Di sicuro sono persone che hanno voglia di vivere e condividere quel momento, essere parte di una folla così imponente è un’esperienza che andrebbe fatta ogni tanto; il potere di un insieme, l’esilità del singolo. Penso a queste cose guardando il Primo Maggio (sia dal pubblico che dal palco).

D: Agli esordi vi aspettavate di raggiungere un seguito e una risonanza del genere?
R: Da ragazzino volevo diventare una rockstar planetaria. Temo di dover rivedere i miei piani, ma abbiamo ancora della strada da fare.

D: Suonerete a Roccadaspide il 10 agosto: cosa deve aspettarsi il pubblico cilentano da un vostro concerto?
R: Meno si aspetta e più facile sarà emozionarli.

D: Nobraino, un nome che si sta facendo sentire sempre più forte nel panorama musicale italiano. Eppure non sembrate del tutto calati in questo ambiente come molte band che sono in contatto tra loro e hanno formato una sorta di “scena”, fra featuring e amicizie varie: qual è il vostro rapporto con la scena musicale italiana, in particolare quella indie? E, soprattutto, che significa “indie”?
R: “Indie” è un modo di produrre musica. Per la precisione si tratta di produzioni a basso costo che non necessitano di consigli di amministrazione per prendere un qualunque tipo di decisione. Quando la produzione di un disco, compresa la sua promozione (video, stampa, web, radio) non supera i 10.000€, e la produzione del relativo concerto non supera i 5000€, allora possiamo dire di trovarci di fronte ad una produzione “indie”, dove l’artista può decidere al 100% perché nessun rischio economico pende sulla sua testa. Da parte mia penso che sia un territorio di transizione che dovrebbe portare i giovani artisti ad una fase adulta dove finalmente confrontarsi col grande pubblico. Poi così non è, c’è un po’ di stagnazione e molti preferiscono fare i fighi nell’indie piuttosto che andarsi a confrontare con un tipo di lavoro più impegnativo. Spero che i Nobraino crescano e che lascino spazio nell’indie a formazioni più giovani.

D: C’è qualche artista con cui siete in contatto o con cui vorreste entrare in più stretto rapporto, magari collaborandoci?
R: In questo momento siamo ancora molto impegnati sui nostri concerti e quando siamo a casa stiamo in studio. Effettivamente non abbiamo molte frequentazioni.

D: Il vostro primo album è stato prodotto da Giorgio Canali: com’è nata questa collaborazione e siete rimasti in contatto?
R: Lo abbiamo contattato e proposto la cosa, non ci conoscevamo prima. È stata un’esperienza istruttiva, Giorgio è tra i maestri, un vero rocker, in italia pochi altri. Ci si incontra raramente e lui non è un tipo da rimpatriate, ma va benissimo così.

D: Siete stati band fissa a “Parla con me” su Raitre: qual è il vostro rapporto con la televisione e con i media in generale, compreso internet.
R: Mi pare buono al momento. Le rare volte che suoniamo in presenza di telecamere mi accorgo quanto diventa tutto meno faticoso. Ciò che in concerto ha bisogno di un salto per essere espresso si risolve con un’alzata di sopracciglio. Ovviamente noi preferiamo il pubblico, il concerto live è il nostro elemento naturale, ma devo dire che mi trovo a mio agio nell’ambiente del video. Internet è un discorso diverso ma anche li abbiamo trovato una dimensione per intrattenerci con il nostro pubblico, rispettando il nostro modo di intendere la comunicazione. Sta funzionando bene ed è un aiuto fondamentale per diffondere quello che facciamo.

D: “Disco d’oro”: visti i tempi che corrono avete pensato di vedere se ve lo cambiano in oreficeria?
R: Ci sono tante spiegazioni per un titolo: una può essere che ci piaceva pensare al nostro disco come a qualcosa di inequivocabile valore in tempi incerti.

D: Progetti attuali e futuri?
R: Suonare, suonare, suonare.

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