“Arte e Memoria: percezione e ricordo”: Alessia e Michela Orlando si raccontano

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“Arte e Memoria: percezione e ricordo”: Alessia e Michela Orlando si raccontano

In occasione dell’invito a partecipare all’iniziativa “Arte e Memoria: percezione e ricordo”, promossa dal Museo “Carlo Levi”, Roma, Università Sapienza, Dipartimento di Chimica e dalla Associazione Partigiani, abbiamo avuto modo di fare qualche domanda ad AMO (acronimo di Alessia e Michela Orlando), sulle loro tante attività culturali e artistiche.

D: Presentatevi ai nostri lettori.
R:  Siamo, come ogni essere umano, un insieme di Parole e Immagini, più che di carne e sangue. Domina quel che si ha dentro e che si cerca di trasferire all’esterno. È fortissimo il desiderio di mettere su carta, o su un supporto virtuale, tutto ciò che segna il cuore e impressiona  la mente. In realtà, nella nostra dimensione quotidiana, tra le parole e le immagini, siano esse fotografiche o pittoriche, non c’è soluzione di continuità. Si tratta sempre e solo di segni che qualcuno dovrà decodificare. Cerchiamo di farlo senza dire i perché: non si deve sottrarre a chi legge o guarda una immagine di aggiungerci la propria fantasia, la sensibilità che lo caratterizza.

D: Quando nasce in voi la passione per la scrittura?
R: I primi ricordi sono collegati alla macchina fotografica e alla penna.

D: Scrivete a quattro mani: è sempre stato così o scrivete anche ognuna per conto proprio? Come mai questa scelta?
R: È stato il caso a farci firmare insieme la produzione letteraria. Inizialmente lo si faceva individualmente ma, sorprendentemente, da circa un anno, ci siamo ritrovate a leggere ciò che l’altra aveva prodotto e a correggere e a integrare. Ciò implica un filtro raddoppiato prima della pubblicazione, ma si guadagna tempo nella fase di correzione ed eliminazione delle parti che si ritenga debbano essere cancellate. È proprio quest’ultimo il lavoro più delicato: chi scrive si affeziona alle proprie pagine. Imparare a cancellarle vale quanto l’imparare a scrivere. Continuiamo a pensare a progetti individuali, ma potrebbero anche essere adottati da entrambe.

D: Siete originarie del Cilento: che ricordi avete di questa terra?
R: Non poteva essere diversamente: per noi è un mito. La sola parola ci riporta indietro nel tempo e ci collega ad altre parole. Non dimenticheremo mai la sensazione che provammo quando sentimmo catacatoscia. Ci guardammo, alla luce del falò acceso nel bosco, a Laurino. Intorno a noi tantissime catacatosce: le lucciole. Era la natura che stava vincendo sulle tenebre, con le loro luci intermittenti. Rappresentavano, in una sola parola, anche la cultura delle origini, quella greca e non solo, che riaffiorava per bocca di contadini  e pastori. All’alba a vincere furono di nuovo le zolle della nuda terra, arida e pietrosa; le piante di fichi e di ulivi torti; i falchi nel cielo.

D: Il Cilento è molto presente nei vostri lavori: quali sono i posti che più vi hanno affascinato e che vi hanno spinte a inserire il Cilento nei vostri racconti?
R: Il mare non si può cancellare e ricollega con le leggende tragiche. La montagna, che assurge a simbolo ascetico, è presente sulle spalle di chi entra in una storia, anche se vive nel terzo millennio. Non si può cancellare la natura selvaggia, l’ambiente che ancora non è riuscita a lavare le ingiustizie subite da intere generazioni. I cilentani, con le loro storie struggenti, arricchite da ingiustizie e rivolte, da incendi e distruzioni di interi paesi, dei quali è stato cancellato addirittura il nome.  Scriveremmo sempre e solo dei tre fratelli Capozzolo, delle loro teste tagliate e lasciate alle mosche, dei tanti che furono costretti a emigrare per non essere ammazzati, del brigante Tardio, dei 300 di Pisacane, il cui sangue arrossa ancora la terra. Il Cilento non è più quello, ma quei lutti non sono stati elaborati. Vanno raccontati, anche per chiedere giustizia.  

D: Spesso si fa confusione fra il Cilento e il più famoso turisticamente Salento: come deve fare il Cilento per crearsi una propria identità da “esportare” in tutta Italia e nel mondo?
R: Non ha alternative: conservare integro il territorio; recuperare il rapporto con chi lo ha abbandonato, anche i figli dei figli dei primi emigranti: sono una ricchezza, parlano ancora il cilentano; rivalutare la propria lingua e caso mai codificarla, insegnarla; scegliere di esporsi a un turismo che sappia proteggerlo e, chiaramente, vanno benissimo quello culturale, quello sportivo e quello religioso; adottare piani di comunicazione professionali che contemplino l’uso delle nuove tecnologie. 

D: Progetti attuali e futuri?
R: Fa tutto parte di un solo ma complesso e arduo magma: fare e promuovere tutto ciò che ci appare necessario per diffondere l’idea che, se è vero che la cultura non paghi, possa almeno essere utile a vivere meglio, senza avanzare troppe pretese e consapevolmente. Riservandosi spazi di libertà per scrivere e fotografare ciò che di volta in volta stimolerà, ci pare essenziale sottolineare temi scottanti: il lavoro e la guerra, per fare due esempi. IL primo tema è stato affrontato da una sola di noi, quando ancora non firmavamo insieme. Lo si fece nell’ambito di un concorso letterario indetto dalla casa editrice NOUBS Edizioni. Il racconto, insieme agli altri che risultano vincitori, è presente nella antologia IL PRIMO GIORNO DI LAVORO. La prefazione è firmata della segretaria generale CGIL Susanna Camusso e dall’attore e drammaturgo Ascanio Celestini. La presentazione è prevista per venerdì 18 novembre, ore 18, a Pescara, presso il Circolo Aternino. Per mantenere l’impegno morale a essere presenti anche sull’altro tema scottante, stavolta in maniera congiunta, stiamo cercando di trovare il modo per aderire all’invito che ci è appena giunto dal dottor Andrea Macchia, Università La Sapienza, Dipartimento di Chimica, Museo “Carlo Levi”: “(…) vorrei proporvi, in considerazione dei percorsi arte e scienza realizzati insieme, questa iniziativa che stiamo realizzando tra il nostro Museo e  l’Associazione Partigiani  intitolata: “Arte e Memoria: percezione e ricordo”, che desideriamo svolgere l’8 dicembre p.v. L’iniziativa intende realizzare un momento di riflessione dedicato alla memoria. Immagini proiettate su uno schermo relative alla resistenza e alle guerre,  nonché  al ricordo,  alla valorizzazione della storia quale bene culturale immateriale e  ai partigiani diverranno la musa ispiratrice di voi artisti che in strada creerete le vostre opere d’arte . Durante le fasi di realizzazione, letture, musica e approfondimenti intratterranno il pubblico. L’evento vi svilupperà presso via Tiburtina angolo via dei Dalmati, Roma (San Lorenzo), ove è necessario ricordare agli amministratori giace il centro culturale “Casa della Memoria”, un contenitore della storia da anni aperto ma mai concluso. Le opere realizzate potranno essere vendute direttamente in situ e saranno il soggetto di una mostra dedicata che si realizzerà alla Sapienza o all’interno della Casa della Partecipazione, San Lorenzo. (…)”. Anche se sarà difficile esserci di persona dati gli impegni che ci legano a Parigi, saremmo estremamente gratificate per il fatto che il museo “Carlo Levi” ha acquisito il nome dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli” mentre vi erano esposti quindici scatti della nostra mostra CONTRASTI. Proveremo a realizzare una idea: fotografare la guerra, tuttora un problema assillante, e fornire scatti che raccontino la nostra visione.

D: Volete aggiungere qualcosa?
R: Il Cilento è bello; lo sarà per sempre, se chi lo conosce lo ricorderà e lo narrerà nelle varie forme espressive d’Arte.

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