“Si, papà, si”: intervista ai Yes Daddy Yes in occasione dell’uscita dell’album “Senza Religione”

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“Si, papà, si”: intervista ai Yes Daddy Yes in occasione dell’uscita dell’album “Senza Religione”

Esce il 13, per la fiorentina Urtovox, “Senza Religione”, album d’esordio degli agropolesi Yes Daddy Yes.

Per l’occasione li abbiamo intervistati.

D: Presentatevi al nostro pubblico: chi sono gli Yes Daddy Yes?
R: Siamo una band di Agropoli nata nel 2005. Dopo tre EP autoprodotti con testi in inglese, tra il 2010 e 2011 si cambia pagina con l’innesto del quinto componente, Gianni, ai synth, e abbiamo provato a scrivere in italiano fino ad arrivare ad incidere “Senza Religione” (Urtovox,ndr), il nostro primo album contenente 13 tracce.

D: Dopo anni di gavetta nel Cilento siete approdati con il vostro album d’esordio alla fiorentina Urtovox, una delle label indie più importanti del panorama musicale italiano: raccontateci della strada che c’è da percorrere dalla provincia fino ad imporsi come realtà musicale a livello nazionale.
R: Diciamo che la strada è lunga. Con i precedenti EP siamo comunque riusciti a oltrepassare il confine campano partecipando a svariati festival (Sziget festival di Budapest, Italia Wave, MarteLive, Jack on Tour, ecc…). Noi crediamo che in Italia non è difficile farsi notare dagli interlocutori, ma il difficile sta nel far credere agli addetti al settore, sopratutto di questi tempi, il valore che c’è dietro un progetto.

D: L’album, “Senza Religione”, è prodotto da Enzo Moretto degli …A Toys Orchestra (che compare anche in maniera più presente alla voce nel brano “My Memory”): qual è il legame che vi lega a Enzo e quanto è stato importante il suo supporto nella realizzazione di questo disco?
R: Enzo è un amico di vecchia data. Il suo apporto è stato fondamentale in tutte le fasi di realizzazione dell’album, a partire dalla pre-registrazione in poi. Di certo avere una persona, in questo caso un amico con tanta esperienza, che ti aiuta in tutto il lavoro che c’è dietro la produzione di un disco non capita a tutti. E noi glie ne siamo grati.

D: I vostri live sono da sempre caratterizzati da un sound sporco e distorto. “Senza Religione” ci presenta, invece, degli Yes Daddy Yes più “dolci”: riproponendo il disco live vi atterrete a quelli che sono i suoni presenti su album o li stravolgerete in veste distorta, un po’ come capitato per gli Who di “Tommy”?
R: Bhè, sarà una sorpresa. Molti artisti, anche di spessore, cambiano i brani di concerto in concerto. Non crediamo ci sia una logica. È il piacere di suonare e divertirsi ogni qual volta si sale su un palco: se ci divertiamo noi quasi sempre si diverte anche il pubblico.

D: I vostri esordi sono in lingua inglese: da dove nasce l’idea di iniziare a cantare in italiano?
R: Eh, si. La lingua inglese si sposa con il rock: può farlo anche la lingua italiana. Noi ci abbiamo provato e ci piace il risultato.

D: In alcuni brani sembra sia Appino dei The Zen Circus a cantare, compreso l’accento: avete ascoltato molto la band di Pisa durante le fasi di registrazione, tanto da esserne in qualche modo influenzati, o è capitato per caso un cantato e un’impostazione in generale simile al trio pisano?
R: No, ma tanto di cappello a loro. Sai, è la prima volta che mi viene detto. Li ho ascoltati per un periodo, ma credo sia un caso. Sarà che cantando in italiano un determinato genere ci si mette poco a far paragoni con quei pochi artisti underground italiani che lo fanno.

D: Siete originari di Agropoli, città che sta sfornando, anche a livello più underground, una serie di artisti, in campo musicale, notevoli: si sta iniziando a muovere qualcosa nel Cilento, troppo spesso povero in quanto a offerta culturale?
R: Il Cilento non è affatto povero di cultura. Basta con questo vittimismo tipico del “sud”. Ci vuole impegno, dedizione e forza ovunque tu ti trovi e qualsiasi strada vuoi intraprendere!

D: Parlando sempre di Cilento, ci sono a vostro avviso abbastanza spazi, eventi e luoghi di aggregazione (penso al vecchio Cantiere Sonoro di Agropoli, sgomberato per realizzare il palazzetto dello sport) per giovani e meno giovani che vogliono interessarsi di cultura?
R: No, nel Cilento dopo il Cantiere Sonoro, a cui tutti gli artisti Cilentani sono legati, non ce ne sono. Comunque l’organizzazione Cantiere Sonoro non è che sia finita: loro organizzano un gran bel festival in estate, l’Indie Mon Amour, che di anno in anno sta crescendo. Da qualche anno altri ragazzi, con l’associazione Panico Art, organizzano un altro bel festival sempre ad Agropoli, che è l’ECO/MUSIC. Dunque qualcosa si muove.

D: Volete aggiungere qualcosa?
R: Il mercato discografico è in crisi come tutto il mondo, per cui invitarvi ad acquistare il disco in uscita il 13 febbraio è scontato (non di prezzo), ma lo facciamo ugualmente. Insieme al disco abbiamo appena finito le riprese del nostro primo videoclip, scritto è diretto da un altro agropolese, Marco Missano, già noto nel settore. Ma il Cilento non era povero? Bhè, inoltre stiamo preparando le date del tour in giro per lo stivale a cui non potete assolutamente mancare. Ciao, Yes Daddy Yes.

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