Tortorella, una cava dimessa come museo di archeologia industriale?

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Tortorella, una cava dimessa come museo di archeologia industriale?

Nel comune di Tortorella esiste una delle rare cave abbandonate con ancora i macchinari che venivano utilizzati per l’estrazione di inerti. Il luogo ha un aspetto lunare: assolato, polveroso, privo di un arbusto o un filo d’erba. Fortunatamente la cava è nascosta a ridosso della montagna e quindi non rappresenta una grave ferita al paesaggio, come avviene per molte cave, visibili da chilometri di distanza. Ma il danno all’ambiente è senz’altro rilevante se si pensa che ci vorranno centinaia di anni prima che si ricostituisca l’humus necessario alla vita della flora e fauna selvatiche.
 
                                   

La presenza di cave di inerti riguarda 2240 comuni in Italia e rende 1 miliardo 115 milioni l’anno solo dalla vendita di sabbia e ghiaia, materiali di minor pregio. Ma alle Regioni che rilasciano le concessioni va circa 36 milioni di euro di canoni  in media .
Sarebbe il 4% del prezzo di vendita degli inerti e in alcune regioni del Sud si cava addirittura gratis. Forse per incrementare l’occupazione e favorire la crescita economica del territorio!

                                                                                       

Inoltre, “ l’assenza dei Piani Cave – spiega Legambiente – è grave perché, in pratica, si lascia tutto il potere su dove, come e quanto cavare in mano a chi concede l’autorizzazione. Per uscire da questa situazione, accanto a nuove regole, occorre puntare sull’innovazione perché l’attività estrattiva può diventare, come negli altri Paesi europei, un settore di punta della green economy che può fare a meno di cave puntando sul recupero degli inerti provenienti dall’edilizia”.

Quanto detto rappresenta solo il risvolto economico dell’estrazione di inerti nelle cave, ma chi ripaga la ferita rilevantissima all’ambiente e al paesaggio delle 13 mila cave dimesse presenti nel Paese?
In Campania le cave dimesse o abusive sono 1237. Situazione che fa, diciamo così, gola ad autorevoli politici, che hanno infatti proposto di utilizzare le cave dimesse per sversarci i rifiuti: naturalmente “previo verifiche e adeguate misure di tutela dell’ambiente nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria”.

Ma torniamo a Tortorella.
Due anni fa  la Pro loco di Tortorella propose al sindaco il progetto di un museo nella cava, progetto che un’associazione ecologista si offrì di gestire, una volta realizzato. Fu indicato come un retaggio di cultura industriale che è bene non si ripeta più, ma che occorre, proprio per scongiurare questo pericolo, ricordarlo con un museo didattico nella stessa cava.
 Il sindaco Tancredi, eletto due volte come primo cittadino di Tortorella ottenne tutti i pareri favorevoli dalle autorità competenti per questo progetto di “Riqualificazione della Cava Eredi Verdolina da destinarsi a Museo delle Scienze Naturali e Umane”.
Il costo dell’operazione ammontava a 1.850.000euro, fondi regionali destinati allo sviluppo territoriale .

Attualmente il progetto si è arenato per intoppi burocratici al TAR Campania.
Pertanto  se l’area della cava non verrà recuperata si trasformerà in un cimitero di ferraglia arrugginita o, quel che è peggio, in una discarica di rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi, come la cava di Bosco sotto il monte Bulgheria, sebbene Sic e geosito del Parco nazionale.

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