La compagnia «O Thiasos – Teatro Natura» ci “indica” l’Orsa Maggiore a VeliaTeatro sotto un cielo stellato

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La compagnia «O Thiasos – Teatro Natura» ci “indica” l’Orsa Maggiore a VeliaTeatro sotto un cielo stellato

È la storia di Callisto quella narrata dalla compagnia «O Thiasos – Teatro Natura» in questa seconda parte della XIV edizione di VeliaTeatro, all’ombra della torre Angioina all’interno degli scavi archeologici di Elea-Velia.

La storia di come la ninfa divenne la costellazione dell’Orsa Maggiore.

La seconda parte del ciclo di VeliaTeatro si apre con un appello a non dimenticare la cultura con la c maiuscola, troppo spesso spazzata via da una cultura televisiva “sempre più pornografica”. Un appello a non dimenticare che la cultura è anche fonte di guadagno, e lo dimostrano le tante presenze in queste serate organizzate negli scavi archeologici di Elea-Velia.

La luna splende rossa alle nostre spalle. Dinanzi al pubblico un palco spoglio. Qualche fiammella e 4 sedie fanno da scenografia. Quattro sedie che vanno ad ospitare quattro figure femminili.

Sono Sista Bramini (voce narrante), Francesca Ferri, Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini (polifonie vocali), pronte a narrarci di come Callisto, ninfa del seguito di Artemide, posseduta in modo violento da Zeus venne scacciata dalle sue compagne cacciatrici e in seguito trasformata in un’orsa da Giunone, costretta a mai poter abbracciare suo figlio Arcade, e di come, in un momento di compassione da parte degli dei, divenne l’Orsa Maggiore che mai tramonta nel cielo stellato.

Il testo, liberamente tratto da “Le Metamorfosi” di Ovidio, è di fatto un monologo di Sista Bramini a cui fanno da contrappunto i cori polifonici di Francesca Ferri, Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini, che smorzano o accendono il ritmo della recitazione in base all’occorrenza.

La peculiarità dei cori sta nelle forme canore poco consone al panorama musicale attuale ma diffuse in altre culture, dal canto per armonici alle chiusure “strozzate”.

Canti e polifonie tradizionali proposti:
Laudace (Sicilia)
Grabile Ya (Bulgaria)
Cheste viole palidute (Friuli)
Quantu me pari beddha (Puglia)
Sigili (Ucraina)
Cosac sdono (Ucraina)
Eccoci bella mia (Calabria)
E alalo’ (Sicilia)
E lu giovedì santo (Puglia)
Strati Angelaki (Bulgaria)

Foto a cura di Michele Calocero

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