‘A raggia dei Foja a Rofrano: l’intervista

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‘A raggia dei Foja a Rofrano: l’intervista

«‘A foja è la foga, è qualcosa che brucia dentro ma non si consuma, si accende».

In occasione di MutArte i partenopei Foja porteranno il loro Folk-Pop nel Cilento, a Rofrano, in piazza Cammarano.

Li abbiamo intervistati.

D: La “foja” è la foga, la passione, la rabbia (anzi, ‘a raggia) che brucia dentro, come cantate in “‘A Freva”. È la passione ad ispirare i vostri testi e le vostre musiche o il tutto nasce con un metodo più studiato?
R: Le nostre canzoni nascono sicuramente in modo spontaneo, senza nessuna forzatura o pensiero predeterminato. Sono semplicemente frutto dell’istinto e dell’ispirazione, il tutto condito da un lavoro collettivo successivo in studio per arrangiare melodie nate semplicemente voce e chitarra.

D: La città del Vesuvio e della pizza è pregna di talenti musicali e artistici in generale. Ha sfornato non pochi grandi nomi nella musica italiana, dai Napoli Centrale ai Balletto Di Bronzo passando per 24 Grana, Almamegretta, 99 Posse, i fratelli Bennato, la Nuova Compagnia Di Canto Popolare. Se poteste scegliere a quale grande della musica napoletana vi piacerebbe essere accostati?
R: C’é indubbiamente una linea di sangue che unisce i nomi degli artisti che hai citato. Tra questi siamo molto legati umanamente ai 24 Grana che stimiamo profondamente soprattutto per il coraggio di sapersi reinventare disco dopo disco, ma ci piace molto prendere ad esempio Renato Carosone, il primo a miscelare la nostra tradizione e dialetto con il rock’and’roll e a raccontare i nostri usi e costumi in maniera universale e immediata. Proprio per questo nel nostro live set è presente una nostra versione di “Maruzzella” ad omaggio del maestro. 🙂

D: Nel panorama generale della musica italiana e internazionale, invece, quali sono gli artisti che hanno ispirato la vostra “foja”?
R: Ognuno di noi ha un background personale che forma il sound della band. Ascoltando il nostro disco si possono sentire innumerevoli influenze. Però siamo così onnivori di autori e musica che sarebbe limitativo svelare le nostre passioni. Preferiamo lasciare al pubblico intuire le nostre radici musicali!

D: I vostri testi parlano d’amore, di attualità, ma, a tratti, sono anche polemici. Lo siete anche nei confronti della vostra città? La Napoli di De Magistris può essere “na storia nova” o “è semp’ a stessa storia”?
R: La nostra città necessità di un risorgimento, di un sentimento nuovo e positivo che illumini un cammino diverso dopo decenni di speculazioni. Durante le ultime elezioni se non altro si è respirata un’aria di coscienza cittadina che ha sicuramente dato nuova linfa quanto meno alla speranza e pensiamo sinceramente che la speranza e la positività sia un motore fondamentale per riappropiarsi di una dignità troppe volte calpestata per una città fonte indiscutibile di cultura e di vitalità.

D: L’elemento di spicco della vostra musica è la lingua napoletana. È un modo per svecchiare la canzone napoletana da alcuni stereotipi o la scelta è stata dettata dal fatto che l’uso del dialetto accompagna meglio, in un certo modo, la musicalità? Può essere un aiuto o un peso?
R: Il dialetto non è stata una scelta consapevole, piuttosto un modo sincero di espressione, il modo che reputavamo migliore per lanciare i nostri messaggi accompagnato da una stupenda musicalità e dall’orgoglio di poter portare in giro le proprie radici e ridonare dignità e un’immagine migliore a una città troppo spesso nota piuttosto per casi di cronaca che di splendore.

D: Raccontaci un po’ il percorso musicale dei Foja.
R: Il gruppo è nato nel 2006. Dopo varie vicissitudini siamo arrivati all’attuale formazione. Abbiamo cominciato girando per i vari locali napoletani che propongono musica inedita e partecipato a svariati concorsi. Nel 2010 Materia Principale, un’etichetta indipendente napoletana, ha scelto di puntare su noi dandoci la possibilità di produrre un disco in coproduzione con Fullheads (altra etichetta indie made in Naples) e nel gennaio 2011 è venuto, il tutto contornato da numerosissimi live che è la dimensione che preferiamo perché ci da un contatto immediato con il pubblico.

D: Da qualche parte ho letto che la musica si combatte innanzitutto sui palcoscenici. Rofrano non è la prima cittadina cilentana in cui vi esibirete. Siete già stati al Meeting del Mare a Marina di Camerota. Un parere sul pubblico cilentano? E, in generale, com’è il vostro rapporto con gli “affojati”?
R: Il pubblico cilentano è sempre caloroso. Del resto il Sud non può essere altrimenti. Il nostro rapporto con chi ci segue è molto intimo. Ci piace a fine concerto rimanere a chiacchierare in maniera distesa con chi è venuto a passare con noi una bella serata. Un concerto è come una comunione, come un momento unico in cui può succedere di tutto. È la sublimazione assoluta di fare musica, l’istante in cui puoi vedere negli occhi di chi ti osserva se la tua missione, se l’emozione, è arrivata al cuore di un ascoltatore.

D: In “’O Sciore E ‘O Viento” c’è l’amore, la dolcezza, l’emozione, la magia. Un brano che vanta un video musicale animato da un avatar che, a detta di Alessandro Rak, dovrebbe somigliarti per le tue “forme pupazzose”. Insomma, è la canzone perfetta da cantare su una spiaggia di notte davanti ad un falò e con una buona compagnia. Dario, facci sognare: raccontaci com’è nata questa canzone.
R: Questa canzone è come se avesse una magia sua. Abbiamo lasciato libero Alessandro di scegliere lui il singolo su cui lavorare per il video e lui ha scelto “’O Sciore E ‘O Viento”, riuscendo a raccontare a meraviglia una storia musicata, perché il testo è stato scritto per una vera storia d’amore, mutuata da terzi che ho sentito molto nell’anima. È la storia di una separazione forzata che per fortuna nella realtà è andata a buon fine. Devo solo sperare che i due si riseparino per “bissare” questo piccolo miracolo del quale ancora non ci rendiamo conto!

D: Non è facile, oggi, farsi strada. Non era più semplice partecipare ad uno dei tanti talent show che impazzano in TV da diversi anni e tentare la “scalata alla vetta” litigando con gli altri concorrenti?
R: Non abbiamo mire particolarmente espansionistiche. Il nostro unico interesse è fare musica nella maniera più sincera possibile ed emozionare chi ci ascolta. Troppo spesso prendendosi troppo sul serio si cade nella “frustrazione del musicista” spesso convinto di essere incompreso. Pensiamo solo a lavorare e a fare canzoni. Il resto, se sei onesto con te e con gli altri, verrà da se.

D: Progetti per il futuro? State già lavorando ad un nuovo album?
R: Abbiamo in mente qualcosina per Natale, ma preferiamo non svelare nulla soprattutto per scaramanzia (siamo o non siamo napoletani?!). Per il prossimo disco abbiamo un bel po’ di canzoni e tanto lavoro davanti, ma aspetteremo di essere pienamente soddisfatti prima di uscire allo scoperto. Nel frattempo continuiamo a gustarci i concerti e tutte le persone meravigliose che ci seguono!

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