Da “La Spigolatrice Di Sapri” a Eugenio Bennato passando per l’Inno di Mameli: l’Unità d’Italia e i moti cilentani alla Fondazione Alario

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Da “La Spigolatrice Di Sapri” a Eugenio Bennato passando per l’Inno di Mameli: l’Unità d’Italia e i moti cilentani alla Fondazione Alario

Due nastri rossi cadono “dal cielo” sul pubblico.

Le attrici della compagnia Kalokagathoi, affacciate alle finestre che danno sull’atrio interno della Fondazione Alario, ci introducono ai fatti che di lì a poco verranno esposti, dai moti cilentani del 1828 alla seguente unificazione dell’Italia.

Musica e recitazione si alternano, fra una “Brigante Se More”, uno dei brani di punta scritti da Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò per i Musicanova negli anni ’70, e “La Spigolatrice Di Sapri”, fino all’Inno di Mameli in una versione recitata, che chiude la rappresentazione.

Trovano, all’interno dello spettacolo, posto storie personali, d’amore, e momenti dedicati alla collettività, agli animi degli oppressi dal potere dei Borbone e le loro ansie di libertà da un regime spesso violento.

Viene riportata alla memoria la strage di Bosco e lo sbarco dei 300 a Sapri, fra un recitato collettivo e uno solista, dalla voce narrante a metà fra voce fuori campo e sbandieratore, accompagnata dai suoni percussivi di uno djembe.

Lo spettacolo, per la regia e drammaturgia di Francesco Puccio, è stato interpretato dalla compagnia Kalokagathoi, con Elena Amore, Gianni Bozza, Camilla Bozzetto, Annachiara Ferraioli, Simona Fasano e Francesco Puccio.

“La nostra compagnia – spiega Francesco Puccio – è strettamente radicata al territorio. Operiamo nell’ambito delle province di Napoli e Salerno. Siamo stati all’Arechi la scorsa settimana, la prossima saremo a Roscigno. Per le tematiche che trattiamo e per l’importanza data al mito il collegamento con il territorio è indispensabile. Siamo stati anche all’estero per brevi esperienze e a Padova per il rapporto e amicizia con Teatrocontinuo”.

Gli attori sono tutti ragazzi ex studenti della Federico II e Suor Orsola Benincasa, tutti laureati in lettere classiche. Francesco Puccio dopo aver vinto un concorso alla D’Amico a Roma, è stato un po’ là, poi si è ritirato perché “l’ambiente non mi stimolava, non riuscivo a trovare alcuno stimolo là dentro”.

“Non viviamo con il teatro. La nostra compagnia è un’associazione Onlus, ognuno di noi fa qualcos’altro nella vita. La caratteristica principale della nostra compagnia – continua Puccio – è la ripresa del mito, non tuttavia come semplice riatualizzazione del mito in chiave moderna. Noi cerchiamo di capire perché il mito, a distanza di secoli, riesce a sopravvivere e portiamo in scena quello che del mito è collegabile all’attualità, è sempre vivo anche in tempi moderni”.

Questa sera, sempre presso la Fondazione Alario, verrà ricordato il fondatore di Teatrocontinuo, Nin Scolari, con la presentazione del libro “Lessico Teatrale”.

“Scolari – ci dice Francesco Puccio – mi ha avvicinato a forme di teatro in cui tra attore e spettatore non ci sono barriere. Lo spettatore partecipa attivamente allo spettacolo e l’attore lo coinvolge con il corpo, la gestualità. Il più delle volte gli spettacoli che proponiamo sono itineranti, il che implica che il pubblico segua passo passo gli attori nei diversi luoghi dove si svolgono le scene. Stranamente questa sera siete stati seduti. Al di là dei metodi teatrali, la più grande eredità che mi ha lasciato Scolari è l’umiltà verso il mio lavoro e verso gli altri, la voglia di imparare e di mettersi sempre in discussione”.

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