“Nun C’ Sta Paragon'”: Rocco Hunt live a Marina di Camerota. L’intervista

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“Nun C’ Sta Paragon'”: Rocco Hunt live a Marina di Camerota. L’intervista

Classe ’94, Rocco Hunt è diventato nel giro di pochi mesi già uno dei nomi più importanti della scena rap dello stivale, tanto da attirare su di sé l’attenzione di rapper rodati quali Clementino.

Il 31 maggio, un giorno prima del Meeting del Mare, Rocco Hunt si sposta da Salerno in provincia, per un live a Marina di Camerota.

Per l’occasione l’abbiamo intervistato.

D: Salerno è patria di tanti personaggi importanti nella scena rap nazionale. Ora con Rocco Hunt si risente parlare del capoluogo campano: nel 2012 senti di poter diventare il portabandiera della tua città a livello nazionale?
R: Uno dei miei pregi è appunto quello di non limitarmi. Io prima di essere salernitano sono campano. Non faccio molta differenza tra i vari capoluoghi, facciamo tutti parte della stessa “razza”. Ma perché no, il mio sogno è appunto quello di riuscire a rappresentare tutta la Campania a livello nazionale.

D: Quali sono i personaggi che hai stimato da fan e con cui ora ti ritrovi a collaborare?
R: Bhè, ti posso parlare di ‘Ntò (ex Co’Sang), persona umilissima, che ho conosciuto prima attraverso le sue strofe e poi umanamente. Mi sono trovato dallo stare sotto al palco durante i suoi concerti fino al chiudermi in studio a fare dei pezzi con lui. Quasi stesso discorso per Clementino e Fabio Musta, con i quali ho dato vita ad una hit del genere: “O’ mare ‘e o’ sole”.

D: La strumentalizzazione della figura del rapper è un’abitudine più che frequente: come ti poni di fronte chi stupra una cultura che non è necessariamente fatta di pistole e droga?
R: Il rap non è pistole è droga, giusta affermazione. I mass media e le etichette discografiche vogliono farci credere questo. Voglio riuscire ad avere il controllo totale su una cultura molto potente. I “potenti” del pianeta non vogliono l’hip-hop perché è diventato, nel corso degli anni, un mezzo espressivo potentissimo, in grado addirittura di denunciare i loro loschi affari. “La figura del rapper” è manipolata dal primo nemico del rapper: il sistema.

D: Hai mai intrapreso altre attività inerenti alla cultura hip-hop?
R: Ho iniziato con i graffiti ad avvicinarmi a questo mondo. Appunto da quell’esperienza è uscito “Hunt”, che poi, fuso al mio vero nome, si è trasformato in “Rocco Hunt”, nel corso del tempo. Lasciai i graffiti perché non sapevo farli, quindi meglio così (ride).

D: Ascolti altri generi musicali?
R: Sembra strano, ma ascolto e prendo spunto dalla musica “melodica” partenopea. Non quella dei neomelodici: quella vera, composta da artisti come Mario Merola. È una musica legata al mio territorio, e per argomenti è stranamente simile al rap.

D: C’è un gran parlare della scena di Salerno: quanto sei legato alla tua città e ci sono cose che non girano bene, che non emergono?
R: Si parla molto bene di Salerno? Davvero? Dove? Chi? (ride) No, dai, a parte gli scherzi, Salerno è una città vivibile. Sono nato e cresciuto per le sue strade, ma poi appunto il rap mi ha portato a starci lontano per questioni di lavoro. Le cose che non emergono? Il rap: non c’è ancora una festa cittadina dedicata a questo genere musicale, ma forse ritorniamo al discorso sulla “figura del rapper”, boicottata dalle istituzioni.

D: Per Rocco Hunt qual è il vero potere della parola?
R: È quello di parlare e descrivere agli altri il tuo disagio, è quello di “risvegliare le menti”. Ma io credo ad altri poteri: quello dell’anima, quello della “convinzione”. Semmai un giorno ne parlerò di questa mia teoria. 🙂

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