Strage Sassano, associazione sostenitori amici polizia stradale: «E’ stra-omicidio stradale»

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Strage Sassano, associazione sostenitori amici polizia stradale: «E’ stra-omicidio stradale»

«Quello di ieri è un caso di ‘stra-omicidio stradale’, perchè bere e porsi alla guida in quelle condizioni…ammiriamo il coraggio della procura che imputa l’omicidio volontario, perchè strategicamente è l’unica strada per non farla franca, come invece accade spessissimo. Nella media, la condanna finale per gli omicidi stradali causati da un conducente ubriaco o drogato è di 2 anni e 8 mesi. Sono condanne scritte sulla sabbia». Così Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, sostenitori amici della polizia stradale, commenta l’imputazione omicidio volontario Gianni Paciello, il 22enne di Sassano che domenica con la sua Bmw è piombato sui tavolini di un bar uccidendo quattro giovani, tra i quali il fratello. L’Asaps conduce da tre anni, con le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, una battaglia per la introduzione del reato di omicidio stradale. 

«Abbiamo raccolto 77.000 firme e abbiamo già fatto un’audizione parlamentare, ma ci sono delle resistenze dal mondo dei legali che hanno molto perplessità sulla introduzione di questo nuovo tipo di reato». Ma, ha aggiunto Biserni, «questo è un Paese dove non si sa quanti siano gli incidenti stradali alcol-droga correlati. Questi i dati dell’ Asaps sulla pirateria stradale: 4.700 episodi dal 2008 al 2013, più i 464 del pirateria stradale dei primi sei mesi 2014. Ci sono 653 morti solo per pirateria stradale, il 26% dei quali da ubriachi e drogati, cioè 172 morti. Ora, la domanda che facciamo è: se la legge c’è già e funziona, come mai nessuno di questi 172 ha pagato un conto in termini minimamente detentivi?».

Perchè, obbietta Biserni, «se ci si dice che non vanno costruiti nuovi reati, ma noi facciamo notare che quando il legislatori ha voluto, li ha creati dei nuovi reati. Parliamo dello stalking: c’erano già i reati di violenza privata e minacce, ma si è fatto un nuovo reato, e, aggiungo, con grande risultato». Adesso, rimarca, «dobbiamo ricercare l’efficacia della norma, le legge esista con lo sappiamo, ma non c’è l’efficacia. Allora bisogna trovare una strumento che tolga dalle difficoltà i magistrati, che individui una fattispecie sua propria con la quale chi ha un valore alcolemico superiore a 0,8, chi è drogato o chi si da alla fuga, deve sapere che va incontro ad un reato certificato, non ‘da costruire’. Le perplessità arrivano solo dal mondo della giustizia, e noi dobbiamo superare questo scalino».

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