“Gesù È Con Te”: intervista a Antunzmask

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“Gesù È Con Te”: intervista a Antunzmask

Si chiama Antunzmask, si muove in territori fra il blues e la filastrocca psichedelica, fra il serio ed il faceto.

È da poco uscito il suo EP a distribuzione gratuita: “Gesù È Con Te”.

Per l’occasione l’abbiamo intervistato.

D: Sei da poco uscito con un EP da scaricare gratuitamente su internet, “Gesù è con te”: parlaci di come nasce questo progetto, di come è strutturato e come è stato scelto il nome.
R: “Stranamente” è un progetto estivo, l’estate per me (che vivo in un paese di mare e di caldo) significa sudare,prendere uno strumento suonarlo per 5 minuti e subito posarlo perché sudi e ti fai nervoso. Poi vengono quelle giornate dove recuperi la tua agenda, trovi testi scritti senza una musica, te ne vai al mare e trovi tuo cugino con i suoi amici che suonano giri improvvisati senza parole, apri l’agenda ed inizi a cantare a tempo. E dallo scherzo si passa alla cosa “seria”. “Gesù È Con Te” era un giro blues che Gianmarco (Valium Tav) e gli altri (& CO.) suonavano, come uno spiritual. L’idea mi piaceva e ci ho aggiunto il testo di Nosferatu, ispirato al film sul vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau. Una storia tragica raccontata in maniera allegra. “Gesù È Con Te” è come per dire al vampiro “uagliù stai ‘nguaiato. A Maronn t’accumpagna”.

D: La registrazione di questo tuo EP è molto spartana e in alcuni punti ne risente, in particolare sulle voci: come mai la scelta di fare un prodotto fai-da-te del genere?
R: Ho sempre fatto così, da solo riesco a fare tutto, con il minimo, e questa è una cosa nella quale mi apprezzano/contestano in molti. Mi basta la semplicità, non sono un amante della tecnologia, di schede audio, di studi di registrazione, di master e altre cose varie. Non mi sono mai mosso oltre la mia stanza e il mio garage per registrare. Fuori casa mia le cose non vengono mai come vorrei. Alla fine tutto è nato qui. Mi sentirei un’altra persone se farei qualcosa fuori. Mi piace raccontare le mie storie a chi vuole apprezzarle, certo provo anche a distribuire il mio materiale in giro magari per essere “cagato” da qualcuno, ma alla fine o mi rassegno vedendo di come prova a chiederti troppo il mercato musicale attuale (anche indipendente) o accumulo terra su terra in modo da farmi un castello che magari un giorno potrà essere visibile anche dallo spazio.

D: Come nascono i tuoi brani?
R: Sono storie, punti di vista sul lato più periferico della realtà, preghiere crepuscolari, immagini ipnagogiche, alcuni sono sogni, altri incubi, sono la mia visione della natura, pochi parlano di esperienze personali.

D: Una delle fonti di ispirazione della tua musica è di sicuro Syd Barrett: quali sono gli altri tuoi eroi musicali?
R: Grazie a Nick Drake ho deciso di iniziare una carriera come cantautore. Grazie a Bugo e Bob Dylan ho imparato a suonare chitarra e armonica, e grazie a  De Gregori e Woody Guthrie a raccontare storie. Grazie ai Pink Floyd ho imparato a vivere e a trovare la luce lungo il cammino, a sentirmi accompagnato da una forza mistica che non ti abbandonerà mai. Loro non sono i miei eroi, sono la mia Religione, delle divinità senza le quali la mia vita sarebbe nulla.

D: C’è spazio per le nuove proposte musicali nel Cilento?
R: Da quando suono ho visto nascere,crescere e morire molti gruppi. È da escludere l’idea fissa “di sfondare”, uno la strada deve farsela da solo. Dipende cos’ha in mente. Dall’inizio ho tolto da mezzo partecipazioni a contest, concorsi, gare di gruppi. Sono cose che possono farti avere Mi Piace e tag su Facebbok ma sono dell’idea che non portino a niente. Può essere una considerazione negativa si, ma oggi, come sempre, la musica con ti porta il pane a casa, non puoi tentare il tutto, devi decidere tu se sei all’altezza o no. Io diciamo che sto su una collina desolata e guardo la folla andare a bere tutti allo stesso torrente, ed ogni tanto quando c’è meno confusione scendo a bere anche io.

D: E in Italia?
R: Non so rispondere a queste domande, in Italia c’è una guerra civile musicale, è una questione politica, troppa televisione, troppo internet, troppi giornali fanno credere che è tutto facile, invece no. In Italia è tutta Popoular Music, se sei sul mercato e vendi CD e fai concerti in tour vuol dire che sei nel campo, quindi non puoi classificarti “gruppo alternativo” o “gruppo commerciale”, ovvio vi sono parecchi genere che possono piacere e altri no. Non credo nella parola Musica Indipendente. Se poi alla tua carriera organizzi altre iniziative per dare voce a chi la pensa come te, puoi dare un po’ di speranza a qualche povero Cristo rassegnato. Non so, forse mi sbaglio. A me piace ascoltare musica. Possano essere Il Teatro Degli Orrori o i Nomadi. Apprezzo lo stesso, l’importante è dare energia, far sognare e anche lanciare un messaggio.

 D: Come nasce il tuo nome d’arte?
R: (ride) Gita di terza media a Spezzano Albanese, in Calabria. Antunzmask sarebbe Antonio, detto in una lingua storpiata per imitare i dialetti albanesi/calabresi del luogo. Nessun incitamento al razzismo però, sia chiaro.

D: Prossimi progetti?
R: Ho un album pronto da quasi 3 mesi, ma lo terrò per un bel po’ chiuso in cantina. Penso che quest’autunno suonerò dal vivo con il mio amico e compagno di musica L’Ira Dell’Agnello (Giulio), e come ogni natale suonerò un tributo ai Nirvana.

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