Morte Debora, continua l’inchiesta: pronti i primi avvisi di garanzia

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Morte Debora, continua l’inchiesta: pronti i primi avvisi di garanzia

Continuano incessanti le indagini sulla morte della piccola Debora Feo, la neonata morta dopo circa 12 ore dal parto al Monaldi di Napoli dove era stata trasferita poco dopo la nascita dall’ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

L’inchiesta condotta dal pm Alfredo Greco scattata in seguito alla denuncia del padre della piccola Alfonso Feo, starebbe conducendo all’acquisizione dei nomi dei medici presenti sin dal momento del ricovero di Anna Orlotti madre di Debora; da indiscrezioni, infatti, si apprende che i nominativi riguarderebbero sia l’unità operativa di ostetricia e ginecologia che di rianimazione del nosocomio di Vallo e non si escluderebbero alcuni avvisi di garanzia.

Intanto c’è attesa per l’esame autoptico sul corpicino di Debora che sarà effettuato al Monaldi di Napoli dal medico legale su incarico della stessa Procura.

Il caso Debora Feo nasce al San luca di Vallo della Lucania alle 18,15; la bimba evidenzia subito gravi problematiche respiratorie così i medici la trasferiscono nel reparto di rianimazione.

La gravità del suo stato, però, spinge i sanitari a predisporre il trasferimento al Monaldi di Napoli.

Secondo il racconto di Alfonso Feo, l’unità neonatale all’ertata dal San Luca, sarebbe giunta a Vallo intorno alle 23,30 per ripartire alle 23,50 e giungere infine a Napoli all’1,30.

Debora sarebbe giunta a Napoli in condizioni critiche, la mancanza di ossigenazione a cuore e cervello le risulterà fatale portandola putroppo al decesso.

Una scoperta agghiacciante L’utilizzo di una delle due ambulanze in dotazione all’associazione Humanitas, probabilamente, sarebbe stata determinante, è questa l’ultima scoperta di Feo “Se lo avessi saputo – tuona Alfonso Feo – avrei subito accettato di utilizzarla per trasportare mia figlia, certo non avrei pensato ai soldi. La mia è una battaglia che porterò avanti con forza – continua – affinchè ciò che è successo a noi nn possa più capitare. Ore e ore di ritardo nel trasferimento da Vallo della Lucania al Monaldi di Napoli dove mia figlia è giunta in condizioni critiche”.

Ma è proprio il responsabile dell’Humanitas Roberto Schiavone a chiarire il perchè del mancato utilizzo delle ambulanze rianimative “Oramai sono due anni che va avanti questa situazione e non si trova soluzione – dichiara Schiavone – la disponibilità tecnica c’è, i finanziamenti anche, ma per una sorta di diatriba tra l’Asl e l’azienda ospedaliera “Ruggi”, il servizio non viene attivato. Il vero problema è chi deve gestire l’ingente somma prevista dalla Regione per il servizio trasporto neonatale. L’Asl utilizza le ambulanze di Napoli e Caserta perchè con loro ha una convenzione; noi usiamo queste ambulanze per la clinica Malzoni”.

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