Piana del Sele, il maxi-fascicolo antidroga si ferma al tempo: 21 posizioni dichiarate improcedibili

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Piana del Sele, il maxi-fascicolo antidroga si ferma al tempo: 21 posizioni dichiarate improcedibili

È il calendario, più che il merito, a mettere il punto a uno dei procedimenti più ramificati nati dalle indagini della dda di Salerno nei primi Duemila. A quasi dieci anni dal rinvio a giudizio (febbraio 2016) e a distanza di oltre vent’anni dai fatti contestati (2002–2007), il tribunale di Salerno, collegio presieduto dal giudice Domenico Diograzia, ha dichiarato l’improcedibilità per intervenuta prescrizione ai sensi dell’art. 129 c.p.p. per 21 imputati, riqualificando le condotte nelle ipotesi di lieve entità di cui agli artt. 73, comma 5, e 74, comma 6, d.P.R. 309/1990.

Secondo la decisione, le contestazioni delineano uno spaccio minuto, con disponibilità economiche ridotte e quantitativi modesti, non riconducibile a un traffico strutturato su larga scala. Alla luce della diversa qualificazione, la soglia massima di prescrizione è stata rideterminata in 7 anni e 6 mesi, termine ormai superato anche considerando le sospensioni maturate nel corso del dibattimento. Il collegio ha inoltre escluso le recidive contestate, ritenendo che i precedenti non provassero una maggiore pericolosità sociale. Nella motivazione contestuale si evidenzia che, pur a fronte di un’istruttoria non completa, la prescrizione imponeva la chiusura del processo senza ulteriori passaggi probatori.

La pronuncia riguarda le posizioni stralciate di 21 imputati: Andrea Balzano, Davide Carratù, Claudio Quaglia, Marcello Maiorano (Eboli), Vincenzo Grattacaso (Battipaglia), Ferdinando Grazioso, Alessandro Romano, Raffaele Ignarro, Giuseppe Paolino (Agropoli), Damiano Merola, Fabio Merola, Franco Salvatore Merola, Marco D’Ambrosi, Carlo Brozzesi, Gianluca Sabetta, Alfonso Alfano (Capaccio Paestum), Domenico Volpe (Vallo della Lucania), Vincenzo Cimmino (Scafati), Luigi Izzo (Boscoreale), Davide Foria (Torre del Greco), Pasquale Giordano (Napoli).

Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Francesco Raeli, Carmine Sparano, Vincenzo Di Donato, Antonio Capone, Gaetano Lanzara, Mariarosaria Romano, Salvatore Memoli, Luigi De Martino, Nicola Nese, Antonio D’Ambrosio, Gennaro Colella, Raffaele Merola.

Il contesto investigativo

Il procedimento era nato da un’inchiesta della dda di Salerno su un circuito illecito che, secondo l’accusa, avrebbe intrecciato spaccio di stupefacenti, usura e sfruttamento della prostituzione nella Piana del Sele. La presunta rete avrebbe avuto basi operative in due club a luci rosse tra Eboli e Battipaglia e in un bar di Capaccio Paestum, dove, stando agli atti, si sarebbero abbinati spettacoli hard e prestazioni sessuali allo smercio di droga, con la complicità dei gestori.

Le denunce di un imprenditore di Capaccio, finito nella morsa degli usurai e costretto ad allontanarsi per timore di ritorsioni, aprirono uno squarcio anche su episodi di racket e prestiti a tassi usurari: tra i casi ricostruiti, quello di un ingegnere informatico capaccese che avrebbe versato oltre 15 mila euro in più tranche per rientrare da perdite legate a una truffa, e quello di un distributore alimentare di Bellizzi costretto a cedere l’attività per azzerare i debiti.

L’esito

Dopo anni di udienze e rinvii, il procedimento si arresta alla soglia del giudizio nel merito. La prescrizione chiude il troncone riguardante le 21 posizioni stralciate e lascia sullo sfondo l’istantanea – giudiziariamente non più sindacabile – di un frammento della Piana del Sele dei primi anni Duemila.

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