Preoccupazione e forti interrogativi arrivano dall’Udc in merito alle recenti scelte organizzative adottate all’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno, dove si torna allo sdoppiamento della cardiochirurgia in due unità operative complesse, modificando l’atto aziendale e riportando la struttura allo status quo antecedente.
A sollevare il caso è Mario Polichetti, responsabile nazionale del Dipartimento Salute dell’Udc, che evidenzia come tali decisioni arrivino in una fase estremamente delicata per la sanità pubblica e pongano interrogativi difficili da spiegare all’utenza.
«Ci troviamo di fronte a un ritorno al passato, con due unità operative complesse di cardiochirurgia, così come avveniva ai tempi di Severino Iesu ed Enrico Coscioni. Ma qual è il reale motivo di questo ulteriore sdoppiamento, soprattutto in un momento così complesso dal punto di vista sanitario?», dichiara Polichetti.
Nel mirino anche la penalizzazione della genetica molecolare, privata del primariato nonostante i consistenti investimenti sostenuti con risorse pubbliche. «Parliamo di una struttura istituita con una spesa rilevante a carico dei contribuenti. Non possiamo dimenticare che si tratta di soldi pubblici e che ogni scelta dovrebbe essere improntata a criteri di efficacia, trasparenza e tutela dell’interesse collettivo», sottolinea.
Secondo Polichetti, la duplicazione della cardiochirurgia non trova una giustificazione né sul piano dei risultati né su quello organizzativo. «Se la divisione esistente non avesse raggiunto gli obiettivi prefissati, la strada corretta sarebbe stata quella di rimuovere il primario e bandire un nuovo concorso, affidando l’incarico a una nuova figura, non certo quella di sdoppiare nuovamente la struttura».
Infine, l’esponente dell’Udc pone una domanda chiave: «Ci si chiede se questo sdoppiamento serva a fare posto all’università, arrivando addirittura a modificare l’atto aziendale. Gli interrogativi sono molti e l’utenza non avrebbe difficoltà a comprenderli, se solo venissero fornite risposte chiare».
La posizione dell’Udc è netta: «Riteniamo che debba esistere una sola unità operativa complessa di cardiochirurgia, diretta da un unico primario, nell’interesse dell’efficienza del servizio e della qualità delle cure offerte ai cittadini», conclude Polichetti.


