Sempre più preoccupanti i segnali che vorrebbero una centrale nella Piana del Sele

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Sempre più preoccupanti i segnali che vorrebbero una centrale nella Piana del Sele

Nella foto l’esplosione della centrale nucleare di Fukushima

Si fanno più preoccupanti le dichiarazioni degli esponenti del governo riguardanti le centrali nucleari. Quest’oggi il leader leghista Umberto Bossi, a Montecitorio per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, ha dichiarato: “Decide il territorio”. Ad esempio il Veneto, governato dal leghista Luca Zaia non dovrebbe ospitare centrali nucleari: “Il Veneto non lo vuole – ha dichiarato Bossi – e loro sono autosufficienti (energeticamente, ndr.)”. Dello stesso avviso il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, intervenuto nel corso della seduta delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera di ieri sera: “Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte”. I più maliziosi potrebbero pensare che il cambio di posizione del governo possa dipendere da convenienze elettorali, vedi il referendum del 12 giugno, quando si voterà per l’abrogazione della legge sul nucleare, per l’abrogazione della legge sulla privatizzazione dell’acqua e per l’abrogazione del legittimo impedimento, argomento molto caro al premier Silvio Berlusconi. Sempre i più maliziosi potrebbero pensare che tale decisione è stata presa per scoraggiare i cittadini, residenti nelle regioni contro il nucleare, ad andare a votare, sfavorendo il raggiungimento del quorum.

Se il governo mantenesse questa posizione diverrebbe sempre più critico il ruolo della Campania, una delle poche regioni ad aver dato il consenso alla costruzione di centrali nucleari, tramite il presidente Stefano Caldoro, rendendo sempre più preoccupante la possibilità di una centrale alla foce del fiume Sele.

Nel frattempo il sindaco di Eboli ha preso posizione a riguardo di una possibile centrale nucleare nella Piana del Sele: “Si tratta di un’ipotesi assurda, ai limiti dell’incredibile – ha dichiarato il primo cittadino di Eboli, Martino Melchionda -. Un’ipotesi rispetto alla quale faremo le barricate, a difesa del territorio e della vita dei nostri figli e delle future generazioni. Chiunque abbia intenzione di distruggere la Piana del Sele sappia fin da oggi che le nostre popolazioni non rimarranno con  le mani in mano, ma si attrezzeranno per difendere la vita. Chiedo al presidente della regione, Stefano Caldoro, di smentire immediatamente le voci circa un  insediamento nucleare nella Piana del Sele. Le popolazioni e le amministrazioni locali vogliono capire se si tratti di ipotesi o se, al contrario, siano state già assunte decisioni, con l’avallo delle istituzioni amministrative sovracomunali”.

Intanto mercoledì 23 marzo, il Consiglio dei ministri dovrebbe adottare in via definitiva il decreto correttivo del provvedimento sulla localizzazione dei siti dove costruire gli impianti nucleari, dopo aver ascoltato i pareri delle commissioni parlamentari competenti.

Sta di fatto che la posizione presa dal presidente della regione Campania, Stefano Caldoro,  il 3 marzo scorso alla conferenza unificata stato-regioni che riguardava il decreto legislativo del governo che definisce i criteri di localizzazione degli impianti nucleari e dei depositi dei rifiuti radioattivi, ora diventerebbe vincolante. Secondo le ultime dichiarazioni del governo, la Campania sarebbe una delle poche regioni italiane che potrebbe ospitare una centrale nucleare; uno dei siti idonei, secondo la mappa del CNEN del 1979 (il più recente documento pubblico a tal riguardo), è appunto la foce del fiume Sele. 

Oltre a ciò c’è da considerare che l’Italia è tra i quattro paesi dell’Unione Europea a più alto rischio sismico e quindi dovrà rispettare criteri di sicurezza più rigorosi degli altri se tornerà a costruire centrali nucleari. Se consideriamo gli effetti del terremoto sulla centrale nucleare di Fukushima in Giappone, probabilmente il paese tecnologicamente più evoluto, la preoccupazione cresce.

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