La minaccia dell’erosione costiera è seria. Occorrono interventi immediati
| di Redazione
Giuseppe Volpe, ingegnere idraulico-marittimo da anni impegnato nelle analisi dei fenomeni di erosione costiera, oltre che nella progettazione di aree portuali e nello studio delle correnti marine, fornisce al giornaledelcilento.it e ai suoi lettori la possibilità di avere un quadro chiaro del problema-erosione. La questione riguarda in maniera evidente e preoccupante diversi luoghi del Cilento.
L’erosione costiera risulta essere un problema serio per molti territori; quali sono le cause che comportano il sorgere e l’inesorabile progressione del fenomeno?
L’erosione costiera è un fenomeno che negli ultimi anni sta sempre più dilagando sulle coste italiane e non, manifestando tra gli aspetti più evidenti un vistoso arretramento della linea di riva soprattutto in prossimità della parte di costa bassa caratterizzata dalla presenza di spiagge sabbiose la cui superficie viene così ad essere progressivamente ridotta.
Fattore comune è la costante antropizzazione e l’utilizzo economico della fascia costiera, con uno sfruttamento sempre più intenso delle risorse naturali in ambito costiero che procede di pari passo con sempre più frequenti esempi di instabilità ambientale. Il verificarsi di ciò può influenzare in modo determinante le interazioni mare-costa e creare le premesse per un nuovo equilibrio dinamico diverso da quello naturale antecedente all’azione dell’uomo.
L’ambiente costiero rappresenta un sistema assai complesso e strettamente connesso alla rete fluviale retrostante, che con il suo apporto solido alimenta le spiagge bilanciando l’azione distruttrice delle mareggiate.
I fenomeni morfodinamici del litorale, e cioè di arretramento o di avanzamento della linea di costa, sono influenzati da numerosi fattori meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici. Sebbene in generale il "clima" sia da considerarsi come il principale motore degli agenti modificatori, localmente ciascuno degli altri parametri può assumere una prevalenza significativa. Le cause possono essere sinteticamente così schematizzate:
subsidenza naturale o indotta, anche per l’innalzamento del livello medio marino;
morfologia propria del litorale tale da determinare un trasporto solido litoraneo capace di asportare i sedimenti dalla riva verso il largo;
alterato ruolo di difesa delle piane costiere da parte dei sistemi dunali;
mancato apporto di sedimenti verso costa causato dall’alterazione dei cicli sedimentari per intervento antropico nei bacini idrografici (sbarramenti fluviali, regimazioni idrauliche, estrazioni di materiali litoidi a scopi edilizi, etc.);
influenza sulla dinamica litoranea dei sedimenti intercettati dalle opere marittime (opere portuali e di difesa) e delle infrastrutture viarie e urbanistiche costiere.
Qual è lo stato del nostro litorale in relazione all’erosione costiera?
Un recente studio redatto per il litorale di Pisciotta, Centola e Camerota ne ha evidenziato il forte stato erosivo in atto ormai da diversi anni.
Il litorale si estende per circa 49,5 km di costa da Torre del Telegrafo (a nord verso il confine con il Comune di Ascea) a Vallone del Marcellino (a sud confine con il Comune di S.Giovanni a Piro), e comprende due distinte unità fisiografiche, intendendo per queste un tratto di costa i cui i sedimenti che formano o contribuiscono a formare le spiagge non vengono scambiati con le spiagge delle unità limitrofe o, al più, lo sono ma in quantitativi di flusso trascurabili.
Le analisi condotte sono partite dalle osservazioni cartografiche della linea di riva dal 1955 ad oggi, fissando un riferimento come tempo t=0 la linea di costa relativa al 1955.
Dalle analisi effettuate è risultato un chiaro e netto stato erosivo in atto diffusamente su tutto il litorale, con un tasso di erosione certo nel litorale di Pisciotta tratto Torre del Telegrafo-Ficaiola (da 0,07 a 0,44 m/anno), un chiaro tasso di erosione nel litorale di Centola (da 0,27 a 0,77 m/anno), un vistosissimo tasso di erosione nel litorale di Camerota soprattutto nel tratto che va dalla foce del fiume Mingardo a Cala del Cefalo (max 2,19 m/anno in zona foce e 1,72 m/anno spiaggia Cala del Cefalo) ed in corrispondenza delle spiagge cittadine della Calanca (1,28 m/anno).
Da notare che, rispetto al 1955, tale stato erosivo in atto ha determinato arretramenti abbastanza vistosi a Pisciotta (max a Torre Ficaiola -21,05m) e Centola (max a Saline -27,63m), vistosissimi nel confine tra Centola e Camerota (max a foce Mingardo -102,72m), vistosissimi a Camerota (max assoluto a Cala del Cefalo -110,72m, alla spiaggia Calanca -59,56m).
Un fenomeno erosivo di tale portata costituisce un notevole pericolo di instabilità idrogeologica, ma, considerata la vitale importanza delle spiagge per il turismo balneare che interessa l’area, contestualmente costituisce una seria criticità per l’intera economia del territorio.
Infatti per una località turistica balneare la spiaggia è di fondamentale importanza, producendo un reddito sia per le attività dirette balneari (fitto ombrelloni e lettini, noli, servizi di ristorazione-bar), sia per quelle dirette o indirette turistiche (alberghi, ristoranti, locazioni appartamenti, attività ricreative, etc.) che per quelle indirette legate al turismo (edilizia, artigianato tradizionale, prodotti enogastronomici tipici, etc.).
Il fatturato medio annuo diretto balneare di spiaggia (fonte progetto BEACHMED nell’ambito del P.O. UE INTERREG IIIB anno 2004) è stato stimato essere pari a 21,4 euro/mq, con punte massime anche di 35 euro/mq (Gabicce).
Il fatturato turistico diretto e indiretto di spiaggia è stato stimato essere pari a 1.200 euro/mq, con punte massime anche di 1700 euro/mq (Senigallia). Secondo recenti studi (2007) in Italia il fatturato turistico diretto e indiretto delle spiagge oscilla tra gli 800 (zone turistiche meno evolute) ed i 1.800 (zone turistiche più evolute) euro/mq
Con tali dati si è stimato che i 4.000.000/mq di spiaggia erosi negli ultimi anni in Italia hanno determinato una perdita di fatturato turistico annuo pari a circa 4,8 miliardi di euro, circa il 0.5% del PIL nazionale.
Riferendo tali dati all’area Pisciotta-Centoal-Camerota ed assumendo i risultati delle analisi effettuate sulle tendenza evolutive dove si è evidenziato un litorale in arretramento per circa 5351mq/anno, si è stimato per il comparto turistico di Pisciotta-Centola-Camerota una possibile perdita di fatturato turistico annuo pari a poco oltre 6,4 milioni di euro, con gli ovvi conseguenti riflessi negativi sui relativi posti di lavoro
Quali sono le contromisure che si possono adottare per fronteggiare il fenomeno erosivo?
Le opere utilizzabili per la difesa costiera di un litorale derivano dalla letteratura tecnica prodotta in seguito all’approfondimento degli studi sulla dinamica costiera avutosi dagli anni ’70 ad oggi. Questo perché si è visto che molti interventi di protezione, concepiti secondo le conoscenze tecniche dei primi decenni del XX secolo, oltre a presentare costi rilevanti e limitata durata nel tempo, non fornivano in molti casi i risultati attesi.
In tal modo si è fatta strada l’esigenza di definire e progettare nuove tipologie di interventi, come ad esempio i ripascimenti artificiali, la cui efficacia è stata definita e successivamente validata attraverso dati di monitoraggio, ma anche tipologie sperimentali attualmente ancora in fase di verifica.
La difesa di un tratto di costa esposto all’azione erosiva del moto ondoso può essere efficacemente attuata attraverso:
il frangimento o la riflessione delle onde incidenti (dighe o moli);
la dissipazione dell’energia del moto ondoso;
la protezione dall’azione meccanica ed erosiva dell’onda;
la riduzione dei fenomeni di risalita e di tracimazione dell’onda (difese aderenti);
l’intercettazione o il rallentamento del trasporto solido litoraneo (pennelli);
il rifornimento artificiale di sabbia per bilanciare le perdite di sedimenti (ripascimenti).
Molte tipologie d’opera realizzate lungo la costa costituiscono un ostacolo al libero propagarsi del moto ondoso ed al trasporto di sedimenti, e pertanto possono dar luogo ad alterazioni degli equilibri in zone limitrofe a quella di intervento. La conseguenza è che ogni singolo intervento non deve essere considerato in un contesto isolato, ma va inserito all’interno dell’intera unità fisiografica.
Per poter definire specificamente il tipo di interventi da eseguire su un litorale è necessario identificare la tipologia ed entità dei fenomeni evolutivi, le condizioni meteomarine locali, le caratteristiche del trasporto solido litoraneo, il grado e tipo di antropizzazione dell’area. Le opere di protezione dal moto ondoso provocano, in ogni caso, una modificazione del profilo costiero.
Gli interventi più comuni comprendono le seguenti tipologie:
Opere distaccate parallele (Barriere)
Opere aderenti parallele (rivestimenti, muri, argini)
Opere trasversali (pennelli, headlands)
Opere di stabilizzazione delle spiagge (con ghiaie)
Opere di ricostituzione delle spiagge (ripascimenti di sabbia).
Ultimamente, anche nel Cilento (spiaggia Arco Naturale, litorale S.Marco ad Agropoli, lungomare Ispani Capitello, Casal Velino in corso di esecuzione, etc.), sono state realizzate soprattutto opere distaccate parallele (barriere longitudinali) sommerse sotto il livello medio marino per migliorarne l’inserimento paesaggistico mantenendo inalterato lo sky-line marino.
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