Droga da mezzo mondo, armi da guerra, pizzo e furti di auto: 70 in carcere del clan Fezza-De Vivo
| di Luigi Martino
Droga, armi da guerra, furti d’auto ed estorsioni: smantellata la cosca di Pagani
Salerno – Un’operazione imponente, scattata all’alba di oggi, ha colpito al cuore il clan “Fezza – De Vivo” di Pagani. Polizia di Stato e carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno e dalla Procura per i minorenni, hanno arrestato 88 persone: 79 adulti (70 in carcere e 9 ai domiciliari) e 9 minorenni.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, tentato omicidio, riciclaggio e furti. Contestualmente, la Guardia di Finanza ha eseguito sequestri di beni e valori ritenuti frutto delle attività criminali.
Una cosca mai spenta
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo gli arresti e le condanne del 2023 a carico di alcuni storici affiliati, tra cui Francesco Fezza, Andrea De Vivo e Vincenzo Confessore, il sodalizio non si sarebbe sciolto. Al contrario, avrebbe trovato nuova linfa attraverso una riorganizzazione interna con base operativa a Pagani e ramificazioni nei comuni limitrofi.
Dalla detenzione, i vertici avrebbero continuato a impartire ordini agli affiliati liberi, decidendo la spartizione dei proventi, i soggetti da sottoporre a estorsione e persino gli equilibri interni al gruppo criminale.
Le nuove registe e i gestori del narcotraffico
Un ruolo centrale, secondo il provvedimento, è stato affidato a Anna Mannoni e Rita Fezza, considerate le “direttrici” della nuova gestione. A loro il compito di amministrare la cassa comune, spartire i guadagni e reinvestire il denaro sporco attraverso operazioni di riciclaggio.
Dal 2024 la gestione della cassa sarebbe passata a Alfonso Cicalese, mentre il traffico di droga sul territorio era affidato ai fratelli D’Auria Petrosino e a Vincenzo Petranovic, accusati di imporre ai gruppi di spaccio forniture obbligate e prezzi stabiliti dal clan.
Droga per centinaia di chili
Le indagini hanno accertato canali di approvvigionamento collegati al Sud America, alla Spagna e all’Olanda. Ogni quattro o cinque mesi il clan riusciva a movimentare circa 600 chili di hashish, 100 chili di marijuana e 35 chili di cocaina, destinati a rifornire le piazze di spaccio dell’Agro nocerino e dell’area napoletana.
Un arsenale da guerra
Un ulteriore fronte investigativo ha portato alla scoperta di un vero e proprio covo delle armi utilizzato dal clan per custodire l’arsenale impiegato negli agguati e nelle rappresaglie. Qui sono stati trovati e sequestrati:
- fucili Skorpion
- Kalashnikov
- numerose pistole, anche di fabbricazione russa
- 1 pistola mitragliatore UZI
- 8 pistole di diverso calibro
- 2 giubbotti antiproiettile
- oltre 1000 cartucce pronte all’uso
Secondo la Procura, queste armi avrebbero garantito al clan un potere intimidatorio assoluto sul territorio.
Il business delle auto rubate
Il clan gestiva anche un fiorente settore criminale legato ai furti e al riciclaggio di auto. I veicoli venivano rubati, modificati nei parametri identificativi e rivenduti, spesso all’estero. A ciò si aggiungeva il cosiddetto “cavallo di ritorno”, l’estorsione ai proprietari per restituire le auto rubate.
Estorsioni e intimidazioni
Gli inquirenti hanno ricostruito una rete di estorsioni capillari: commercianti obbligati a pagare tangenti mensili, imprenditori sotto minaccia e persino un tentato omicidio a Pagani, nell’estate 2023, contro un giovane spacciatore che aveva rifiutato di piegarsi alle regole del clan.
Le parole della Procura
Il procuratore della Repubblica di Salerno Angelo Frattini e il procuratore vicario Rocco Alfano hanno definito l’operazione «un durissimo colpo a una delle organizzazioni più radicate e violente dell’Agro nocerino-sarnese».
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