L’autunno politico italiano vede uno snodo cruciale: nelle giornate di domenica 23 e lunedì 24 novembre 2025 andranno al voto tre regioni strategiche del Paese — Campania, Puglia e Veneto — che rappresentano insieme un importante termometro per le forze politiche in vista delle prossime sfide nazionali.
In ciascuna regione, partiti e coalizioni si giocano non solo la guida locale, ma la credibilità e la proiezione futura in uno scenario politico in alta tensione.
Campania: la sfida della successione in una regione‑chiave
In Campania si conclude il capitolo del governatore uscente Vincenzo De Luca, che non può ricandidarsi dopo che la legge regionale che ne permetteva il terzo mandato è stata dichiarata incostituzionale.
Per la presidenza scende in campo il centro‑sinistra con Roberto Fico (ex M5S, ex Presidente della Camera) quale figura di punta della “coalizione di campo largo”. Lo sfidante principale del centro‑destra è Edmondo Cirielli, indicato come candidato unificato della coalizione.
In questa regione la posta in gioco è alta: oltre alla vittoria locale, vincere in Campania darebbe al centrosinistra un forte segnale di tenuta nel Mezzogiorno, mentre per il centrodestra rappresenterebbe una possibile rimonta strategica.
Puglia: riconferma o cambiamento?
Anche in Puglia si vota nello stesso weekend. Il presidente uscente Michele Emiliano (PD) non può ricandidarsi. Il centrosinistra ha scelto Antonio Decaro (ex sindaco di Bari) come candidato. Per il centrodestra la corsa vedrà in campo Luigi Lobuono.
In Puglia la sfida assume una doppia valenza: da un lato, consolidare un’area tradizionalmente favorevole al centrosinistra; dall’altro, valutare la capacità del centrodestra di rompere quel “blocco” al Sud. Il risultato potrebbe avere ripercussioni sulla costruzione delle alleanze nazionali e sul bilanciamento di forze per il prossimo ciclo politico.
Veneto: il terzo mandato si chiude, selezione in corso
In Veneto, storicamente feudo del centrodestra, la guida uscente Luca Zaia non potrà candidarsi per un’altra volta. Il centrodestra ha puntato su Alberto Stefani (Lega) come suo successore, mentre il centrosinistra individua in Giovanni Manildo il proprio candidato.
Qui la posta è restare padroni del territorio o subire qualche segnale di cedimento: per il centrodestra la riconferma è una questione tanto di numeri quanto di “egemonia culturale”; per l’opposizione è un’occasione per dire “il Veneto cambia verso”.



