Il ritorno dei Jolaurlo al Meeting Del Mare

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Il ritorno dei Jolaurlo al Meeting Del Mare

Nel 2006 lasciarono il palco del Meeting Del Mare dopo un set incendiario in apertura ai Linea 77. Dopo 4 anni di anni assenza da Marina Di Camerota, tornano i Jolaurlo.

“Mi fa sempre un effetto meraviglioso, il Meeting Del Mare è uno dei festival più belli e calorosi in cui abbiamo suonato”.

Uno dei primi palchi importanti per loro è stato proprio quello del Meeting Del Mare. Il loro concerto prima degli Articolo 31 fu fondamentale.

“In seguito all’ esibizione a Marina Di Camerota nel 2004, più che nati possiamo dire di essere “risorti”, dato che avevamo deciso di scioglierci… Da quell’esperienza e da ciò che è venuto in seguito, abbiamo riaquisito l’entusiasmo e la grinta  per andare avanti”.

I Jolaurlo sono una delle band più valide del sottobosco musicale italiano. Nati come band ska, si sono evoluti abbandonando totalmente il vecchio stile, per tuffarsi in un vortice di elettronica, punk-wave e rock.

“Noi abbiamo sempre composto musica senza porci limiti di alcun tipo. Siamo onnivori in questo… ascoltiamo tutta la musica che riteniamo essere emozionante, dalla new-wave al dub, dal trip-hop al punk per esempio, ma la lista potrebbe continuare. Non ci siamo mai posti il problema se questo o quello andasse di moda, potesse piacere agli altri o facesse parte di una scena ben precisa. L’elettronica poi è sempre stata presente nelle nostre produzioni, sin dal primo disco di esordio “D’Istanti“, abbiamo cercato di far convivere generi musicali ed elementi molto lontani fra loro… se ci siamo riusciti non lo sappiamo, però sicuramente ci siamo divertiti molto”.

Maestri del palco. Hanno fatto saltare tutta Piazza San Giovanni a Roma in occasione del Primo Maggio 2008 e hanno già diviso il palco con mostri sacri del calibro di Iggy Pop, Police o Sex Pistols.

“Sicuramente memorabile l’esperienza del Primo Maggio che sognavo sin dai 16 anni, così come non posso dimenticare la stretta di mano con Iggy Pop sul palco del Neapolis”.

Promettono di non deludere le aspettative nate intorno a loro. Il loro “nuovo” live-set si prospetta carico di energia. Potenza rock mista a minuziosità elettronica.

“Abbiamo fatto diversi mesi di prove nel nostro capannone-laboratorio per cercare di fondere il “disordine” e l’energia del rock alla precisione e il rigore dell’elettronica. Sarà una bella sfida… e non vediamo l’ora di metterci alla prova con un live in cui usiamo macchine, sintetizzatori e drum-machine, senza abbandonare le chitarre nè tanto meno la batteria acustica”.

Il 29 Maggio ci daranno anche un assaggio del prossimo disco in fase di registrazione.

“E’ la sintesi della nostra natura, c’è l’entusiasmo del primo disco, la ruvidezza e l’energia del secondo, la consapevolezza, il disincanto e un pizzico di rabbia per un presente che non ci soddisfa affatto. Gli ingredienti sono pressappoco gli stessi, l’autenticità dei testi, la ricerca sonora, la ballabilità di alcuni pezzi, l’aggressività di alcuni e la dolcezza di altri. Tutto il resto è una sorpresa”.

I Jolaurlo si sono sempre distinti per la loro visione della musica. Musica come arte, mista alle arti. Musica come modo per abbattere le barriere. Musica per distruggere le disuguaglianze. Musica per le gambe e per il cervello. Musica che ha tanto da dire. “Musica che non paga le bollette”, citando Pierpaolo Capovilla del Teatro Degli Orrori. Musica che nell’era del download e dei prezzi alle stelle ha sempre più difficoltà ad emergere.

“Il download di per se non è un problema, ha permesso la circolazione e la condivisione di cultura, musica e informazioni che prima erano appannaggio di pochi. Ma come al solito è l’eccesso a creare danni. All’ estero la maggior parte della gente paga l’abbonamento per vedere i film in streaming e la musica la comprano in digitale su Itunes. Quando in Svezia scaricano la musica gratis si sentono dei ladri, perché considerano il fatto che dietro un brano, ci sono ore di lavoro, di studio e di sudore pari a qualsiasi altro lavoro “d’artigianato”. E’ anche vero che i CD in Italia costano ancora troppo… e che come al solito a pagare le spese di queste speculazioni sono sempre gli artisti, che per vivere devono fare almeno altri due lavori oltre a quello del musicista. Secondo te di chi è la colpa?”. 

 

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