Femminicidio Montecorvino Rovella, il papà: «Non lavorava. Mia figlia lo aveva mandato via»

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Femminicidio Montecorvino Rovella, il papà: «Non lavorava. Mia figlia lo aveva mandato via»

La voce è rotta dall’emozione, ma le parole di Antonio Sgarbini sono un pugno nello stomaco. Padre di Tina, la donna uccisa a 47 anni nel suo appartamento di Montecorvino Rovella, affida ai giornalisti il suo grido di dolore. «L’ha cacciato fuori. Non lavorava, stava a casa a fare i comodi suoi. Lei a un certo punto gli ha detto: “Te ne devi andare”. E l’ha mandato via. Non si può tenere in casa chi non serve”» dice riferendosi a Christian Persico, il 36enne principale indiziato del delitto.

Non riesce a darsi pace. Nelle sue parole la lucidità di un padre che conosceva bene il tormento che sua figlia portava dentro. «Tina aveva deciso di tagliare i ponti, voleva tornare a vivere. Era una donna forte, indipendente, sempre con il sorriso».

La relazione tra Tina e Christian Persico durava da otto anni. Non era più come agli inizi. I vicini raccontano di un rapporto altalenante, ma nessuno sospettava potesse finire così. Eppure, Tina aveva dato segnali chiari: aveva chiuso le porte, messo fine a una storia che non la rendeva più felice. Forse temeva qualcosa, forse no. Di certo aveva preso una decisione: voltare pagina.

«Era una mamma presente, attenta – continua Antonio – viveva per i suoi figli. Ha dato tutto per loro». I ragazzi, tre in tutto, sono nati da una precedente relazione. Al momento della tragedia non erano in casa. Ora restano con un dolore che non ha nome. E con domande che nessuno potrà mai davvero spiegare.

Antonio Sgarbini guarda la sua famiglia frantumarsi sotto il peso dell’ingiustizia. «Mia figlia meritava amore, rispetto, non questo». Intorno a lui il silenzio di un paese che piange. La Pro Loco ha annullato gli eventi in programma. Il Comune ha rinviato cerimonie e concerti. Montecorvino Rovella si stringe in un abbraccio collettivo, mentre attende il giorno del funerale per dare l’ultimo saluto a Tina.

Una donna che aveva trovato il coraggio di dire “basta”. Un “basta” che qualcuno ha trasformato in morte.

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