La 99 Posse infiamma il porto di Marina di Camerota: l’intervista a ‘O Zulù

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La 99 Posse infiamma il porto di Marina di Camerota: l’intervista a ‘O Zulù

"Dicevano che il Meeting del Mare era morto, e invece noi siamo risorti prima del previsto. E dato che non ce la sentivamo di aspettare fino a Maggio abbiamo deciso di iniziare già da ora".

In occasione della rassegna Mare d’Inverno, organizzata da Don Gianni Citro che, come al solito, dal palco non si riserva di gettare qualche provocazione verso "quelle persone che si credono potenti ma poi non contano una mazza", la 99 Posse fa tappa con il nuovo tour che sta infiammando l’Italia (e non solo, perchè la band ha fatto tappa anche a Londra) fra musica e protesta.

Abbiamo avuto modo di fare qualche domanda a Luca Persico,in arte ‘O Zulù, frontman della band, che subito ci spiega le ragioni del loro ritorno sulla scena: "La situazione di oggi è molto simile a quella in cui ci siamo formati. Abbiamo deciso di rimetterci insieme proprio per questo. Noi venivamo dagli anni ’80. Gli anni ’80 per chi non aveva soldi da spendere un ruolo nella società sono stati anni molto difficili. Gli anni dell’edonismo reganiano. Un’epoca che ha fatto scoppiare letteralmente una intera generazione di persone che non ce la facevano più e che hanno trovato espressione politica nei centri sociali e culturale nei gruppi, come il nostro. Ora si ha bisogno di un cambiamento. Molta gente ha bisogno di sentirsi vista, capita e rappresentata. Siccome noi in mezzo a questa gente ci stiamo, non siamo politici che hanno fatto il partito e decidono di rappresentare le persone, noi siamo fra quelli che hanno bisogno di essere rappresentati. Solo che a differenza di molti altri se ci mettiamo insieme 3 di noi abbiamo l’opportunità di chiamarci 99 Posse e abbiamo un megafono grosso, che è il nostro gruppo. È questo il motivo per cui abbiamo deciso di tornare".

Un’epoca di confusione, come tende a precisare più avanti: "C’è bisogno di un rinnovamento vero. C’è bisogno di capire. Siamo in un’era di confusione. E in quest’epoca di confusione non sappiamo più nemmeno se i criminali li dobbiamo combattere, espellere o eleggere. Alcuni li eleggono, altri li arrestano e poi li uccidono in carcere, altri li espellono. In Campania in più abbiamo il problema della Camorra. L’anticamorra dice che ci dobbiamo liberare dalla Camorra. Il problema è che non ci libereremo mai della Camorra finché non ci libereremo delle connessioni profonde che la Camorra ha con il potere, e non necessariamente con quello politico ma sostanzialmente con quello economico. I miliardi di euro che ogni giorno la Camorra produce con la vendita solo della droga, senza considerare le estorsioni, la prostituzione e le altre attività illecite, in parte diventano rubinetti d’oro nelle ville dei camorristi, ma nella gran parte diventano azioni di società che vengono quotate in borsa. Diventano PIL, Prodotto Interno Lordo del nostro paese. Fino a che ci piacerà il nostro PIL, fino a che non saremo disposti a rinunciare all’assetto, al nostro tipo di sistema, che è un sistema che prevede una parte legale e una parte illegale e tutt’e due confluiscono nel PIL, fino a che vivremo in un contesto del genere ci dobbiamo purtroppo tenere la Camorra, gli omicidi di Camorra e pure i politici che abbiamo. Se riusciremo a mettere in discussione quello che un tempo un uomo con la barba (Marx, ndr) definì Capitalismo, non voglio dire sconfiggerlo o sostituirlo, ma almeno metterlo in discussione, allora si sarà avviato un processo che lentamente ci potrà portare verso una liberazione reale".

La band, nell’album del 2000, "La Vida Que Vendrà", si era già avvicinata al Cilento riproponendo in chiave personale un brano della tradizione popolare cilentana, "Povera Vita Mia": "Con il Cilento non abbiamo un vero e proprio legame, però i canti popolari sono nati come canti di protesta, quindi sono paralleli al nostro modo di fare musica, nei concetti in particolar modo e a volte anche musicalmente".

 

POVERA VITA MIA

Alle volte mi ritrovo con la testa tra le mani
e penso di essere diventato pazzo
mi dico cazzo! non è reale qua mi devo calmare
eh già, devo stare calmo, riprendere il controllo,
lucidità, perché fa caldo qua,
senti che caldo che fa, si muore, ma si fa per dire
non è che fa caldo e uno muore
a meno che non sia anziano e c’abbia problemi col cuore
o di pressione, ma non è che fa caldo e uno muore
il caldo è una cosa naturale, come andare a lavorare
C’è l’affitto da pagare? Vai a lavorare,
lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare,
cassaintegrare, ma non è che ti possono ammazzare,
non è così, perdio, non è così che deve andare,
cazzo, morire, cazzo morire per poco più di un milione
non può capitare, ma non si sa come
succede ogni giorno a ben tre persone
e io sarei il pazzo! mille morti l’anno è una guerra perdio
ed io sono un pazzo fottuto che con una guerra in corso
vado ancora in giro disarmato, un pazzo, un pazzo fottuto

Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Più ci penso e più mi è chiaro
il fatto che non sono diventato pazzo
è solo che là fuori c’è qualcuno
che si è messo in testa di ammazzarci tutti
e puoi giurarci che nemmeno lui è pazzo
pazzo è riduttivo per un serial killer recidivo
che poi non è neanche uno
perché sono tanti e sono pure tanto ricchi
e potenti e sfacciati maledetti siano loro
e chi cazzo li ha creati, avidi assassini senza scrupoli
che intascano un miliardo ogni due mesi
e si permettono di parlare
di taglio alle spese e ai contributi
i bastardi fottuti, figurati se c’hanno orecchie per sentire
chi gli parla di riduzione dell’orario di lavoro
per loro se dopo otto ore di lavoro
sei stanco, fai una cazzata e muori
è un peccato e manco per la tua vita
quanto per la pensione che hanno cacciato
e comunque hanno risparmiato
rispetto all’assunzione di nuove persone a pieno salario
è questo lo straordinario obbligatorio
chi vola alle Bahamas e chi va all’obitorio
e dovremmo pure dirgli grazie
perché “offrono” lavoro

Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna

Alle volte mi ritrovo con la testa fra le mani
e penso, penso e rifletto: in Italia c’è un conflitto
una guerra che fa più di mille morti all’anno
tra lavoro e mala sanità, e dimmi tu
se questa qua non è pulizia etnica
cos’è come si chiama?
Quando uno che c’ha i soldi può avere tutto
e uno che ne ha di meno non ha diritto
nemmeno a un letto in un ospedale quando sta male
e se vuol farsi curare deve pagare
solo che coi soldi che gli danno quelli del lavoro interinale
c’è l’affitto da pagare, il bambino da mantenere
e cosa cazzo vuoi pagare un dottore
quando non sai nemmeno se tra due mesi
c’ avrai ancora un fottuto lavoro
perché il lavoro interinale non è altro che
una prestazione occasionale di lavoro manuale
non qualificato, esattamente il caso in cui
il rischio d’incidente sul lavoro è quintuplicato
e tutto questo non è capitato
ma è stato pensato, progettato e realizzato
dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato
per il quale la vita di un proletario non vale non dico niente
ma sicuramente non vale il costo di un’assunzione regolare
con tanto di corso di formazione professionale;
è evidente il disegno criminale o no?
o sono io che sono pazzo?

Povera vita mia chi coglie e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna
Povera vita mia chi magna e magna
chi se ne fa nu rap e chi na pigna

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