Ospedali a rischio in Cilento, sindaci e politici riuniti: «Ecco cosa vogliamo»

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Ospedali a rischio in Cilento, sindaci e politici riuniti: «Ecco cosa vogliamo»

All’incontro di lunedì sera «Sud, sicurezza, sviluppo» si sono recati in molti. Sindaci, operatori sanitari, rappresentanti della pubblica amministrazione. La sala non riusciva a contenere tutti. Quello della riorganizzazione delle strutture sanitare sul territorio cilentano e campano è un problema che in queste ore si fa sempre più pungente, un problema legato a doppio filo con la questione viabilità. A parlare di questa delicata situazione ed illustrare le cose da fare ieri sera nel palazzo della Comunità montana erano in 4: Enrico Coscioni (delegato alla sanità della regione Campania), Antonio Valiante, Nicola Landolfi (segretario Pd provinciale) e Vito De Filippo (sottosegretario ministero della Sanità). Interventi carichi, di idee, di iniziative. Significativo poi l’intervento di Valiante sul rapporto tra pubblico e privato. Ecco le fasi saliente della riunione.

Basta pensare col portafigli. «Questo è un problema sul quale non c’è mai distrazione, ormai nel nostro paese dipende tutto dalla revisione di spesa», a parlare è Antonio Valiante che da tempo denuncia la situazione in cui la sanità cilentana è stata riversata. «Fino a 5 anni fa l’Italia era considerata al secondo posto al mondo per l’assistenza sanitaria dopo la Francia – continua l’ex onorevole -. Adesso non so in quale posto si trova, in questi ultimi anni è accaduto di tutto. Considerare la sanità come un qualsiasi altro servizio, legandolo all’economia di un paese, significa non aver capito quale è il ruolo della sanità».

«Quello della sanità – ha proseguito Valiante – è un ruolo essenziale che viene prima di altri servizi. Capisco le difficoltà del governo, ma la sanità viene prima delle questioni economiche. Non sempre i fondi vengono utilizzati per finalità essenziali e quindi per rispondere alle domande primarie dei cittadini – e continua soffermandosi sulla distribuzione delle risorse e delle strutture sanitarie -. Questo è un problema del governo su cui le regioni dovrebbero assumere una posizione netta e precisa. È inaccettabile l’attuale criterio di riparto del fondo nazionale che, rispetto al Pil, è il più basso di Europa. Sa sanità non può essere messa sullo stesso piano degli altri servizi perché riguarda la vita e la salute dei cittadini».

«Mi dovete spiegare perché il cittadino che ha un’emorragia celebrale a Napoli ha a disposizione 10 ospedali mentre il cittadino di Casaletto Spartano deve morire o diventare un invalido permanente – racconta -. Questo è il nodo da sciogliere altrimenti la sanità pubblica non la facciamo. La sanità pubblica la si fa sull’emergenza quando il cittadino non può scegliere il posto dove curarsi. Su questo va costruito il primo dato di impegno della spesa sanitaria. Se noi facciamo le strutture sanitarie sulla base del dato demografico l’ospedale di Roccadaspide si chiude». Non solo l’ospedale di Roccadaspide ma tutti gli altri ospedali cilentani rischiano la chiusura se si tiene conto della popolazione che servono, questo per Valiante è un dato inaccettabile perché, aggiunge «Portare un cittadino della valle del calore fino a Salerno o a Napoli significa farlo arrivare cadavere, questo è il punto».

La sanità pubblica viene prima. Questo è uno dei punti su cui Valiante si è soffermato di più. «Mi dovete spiegare a Vallo della Lucania, affianco ad un ospedale con 200 posti letto come fa ad esserci una clinica privata di 130 posti. Come è avvenuto questo?», si domanda l’ex onorevole che si da pure una risposta. Sembra che questo sia uno degli effetti della unificazione delle tre aziende ospedaliere che operavano nella provincia di Salerno fino a qualche anno fa. Per Valiante in sintesi bisogna quindi «riprogrammare l’assetto delle strutture» per ristabilire equilibro fra il settore della sanità pubblica e quello privato. «C’è chi da mendico pubblico si prenota il posto per quando va in pensione. I controlli sulle strutture private non ci sono, non esistono, non esistono nel pubblico, nel rapporto tra pubblico e privato – aggiunge in Ultima analisi Valiante -. «C’è una distribuzione sul territorio di strutture che molte volte obbediscono a criteri clientelari. La Campania è arrivata ad un deficit di spesa sanitaria spaventoso. Gli amministratori locali non possono difendere solo la loro struttura che sta sul loro territorio», e su questo, secondo l’ex onorevole, possono costruirsi economie enormi.

«Noi gli ospedali li salviamo». È con questa frase che il delegato regionale alla sanità, Enrico Coscioni, ha risposto ai microfoni del giornale del Cilento alla domanda riguardo le intenzioni che la Regione ha per gli ospedali cilentani. Una risposta un po’ elusoria ma che comunque ha lasciato intatto il messaggio che il delegato ha voluto trasmettere in sala: la sicurezza. Coscioni ha spiegato come fra 40 giorni si attiverà negli ospedali di Vallo della Lucania, Eboli, Nocera e Salerno il servizio di cardiologia interventistica: «Siamo alla formazione, abbiamo acquistato e diviso il materiale per bacini». «Stiamo cercando di dare credibilità al sistema campano che noi non avevamo. Io ho detto che ci prendiamo due mesi, abbiamo chiesto uno sforzo ulteriore ai colleghi medici che fanno tanto per assicurare ancora un livello sanitario di qualità a questa provincia – ha spiegato coscioni nel suo intervento -. Bisogna capire il territorio di cosa ha bisogno e riequilibrare l’offerta. Il presidente De Luca ha riunito due volte in 10 giorni tutti i direttori sanitari in sala giunta, è stata una cosa innovativa perché molti non si erano neanche mai parlati tra di loro».

«La prima cosa che abbiamo fatto è stato istituire il nucleo ispettivo per il pubblico e privato. Io ho trovato una situazione veramente anomala, una gara di elisoccorso non la si faceva da 11 anni, lo sapete che non avevamo un elicottero che copriva tutta la regione? Per cui abbiamo individuato l’aeroporto di Pontecagnano un centro per l’elisoccorso per la provincia di Salerno – un lungo elenco delle cose da fare e che sono già state fatte snocciola il delegato -. Poi due ambulanza per il trasporto neonatale. Questa è la realtà con cui ci stiamo confrontano. Sono cose che sembrano banali ma le difficoltà che noi stiamo incontrando derivano dal fatto che partiamo sotto zero su tutto».

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