“Dove vivono gli operatori e le istituzioni locali mentre tutto questo avviene?”

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“Dove vivono gli operatori e le istituzioni locali mentre tutto questo avviene?”

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una lettera in cui un nostro lettore ha commentato l’articolo “Quale futuro per un Cilento sempre più isolato”. L’idea dell’articolo sull’isolamento del territorio cilentano era scaturita in merito alla soppressione del Metrò del Mare. Analizzando lo stato di degrado delle strade cilentane, la chiusura di alcune di esse, e la soppressione di alcuni treni da parte di Trenitalia, si era giunti alla conclusione che il Cilento è sistematicamente ignorato dalle istituzioni. Però il lettore che ci ha scritto si pone una domanda: “Dove vivono gli operatori e le istituzioni locali mentre tutto questo avviene?”. Domanda più che legittima, che ci siamo posti anche noi in passato, anche se in merito ad altro. Infatti, sempre su un altro articolo pubblicato da questo giornale, si faceva riferimento ai fondi che la regione Campania stanzia, rendendoci conto che nel Cilento arriva poco o niente. Nell’occasione si è fatta una riflessione: “Le opzioni sono due: o la regione Campania non vede oltre un certo numero di km da Napoli, in questo senso sono numerosi i finanziamenti andati ai comuni dell’hinterland napoletano, oppure le amministrazioni locali del Cilento non sono in grado di amministrare il proprio territorio, e nella fattispecie, non sono capaci di chiedere dei fondi. Da precisare che la prima opzione non esclude la seconda e viceversa”

Crediamo, come ha scritto il lettore, che il problema non riguardi solo i fondi regionali o provinciali, ma anche il comportamento delle amministrazioni locali e dei cittadini cilentani. Quando si tratta di un abuso, di un torto subito, ma anche il mancato stanziamento di un fondo economico, la vittima è tenuta a reagire, a protestare, a farsi sentire, ma a volte sembra che il cilentano sia assuefatto allo stato di cose, dal quale non riesce – non vuole uscirne.

All’interno di questo discorso vanno inseriti anche gli organi di informazione. È necessaria un’autocritica poiché chi cura l’informazione è tenuto a tener conto dei problemi del territorio. Troppe volte le testate giornalistiche trattano dei vari convegni, delle varie manifestazioni, che sembrano soltanto degli “specchi per le allodole” e troppe poche volte si parla dei problemi che affliggono il nostro territorio “facendo le pulci” agli amministratori di turno. Poi se lo si fa non si ci stupisce che un noto sindaco cilentano risponda: “Se un giornalista si alza la mattina e con una telecamera gira per trovare le cose che non funzionano non ce la fa a pubblicare le cose per quante ne trova”. Ecco, se non gli si rivolge mai una domanda scomoda è normale che poi si ricevano delle risposte simili nel momento in cui un cronista chiede spiegazioni in merito a dei problemi esistenti.

 

Di seguito la lettera del lettore, dalla quale emergono ulteriori spunti di riflessione:

Isolamento sì, ma perché non siamo un popolo, ma solo singole persone.

Buongiorno.
Ho appena finito di leggere l’articolo “Quale futuro per un Cilento sempre più isolato” di Biagio Cafaro. Ogni riflessione presente é condivisibile, ma non posso fare a meno di pormi una domanda: dove vivono gli operatori e le istituzioni locali mentre tutto questo avviene? Possibile che si riescano ad organizzare convegni solo per illuminare di luce riflessa qualche personaggio in cerca di autore e mai per sollecitare, ad esempio, il funzionamento dell’illuminazione nella galleria del Mingardo (EX SS 562),l’apertura in tempi adeguati dei lidi ed il ripristino della rete viaria locale, il ripristino degli argini della stessa Mingardina? Si parla tanto di destagionalizzare, ma per iniziare a farlo occorre prendere coscienza degli obiettivi da raggiungere e di cosa necessita per farlo. Non si può aprire la stagione a Pasqua se le Autorità preposte vietano l’apertura dei lidi. Cosa si aspetta per organizzare, da parte degli interessati, forme di protesta per far capire alle menti eccelse che partoriscono tali delibere, che per lavorare occorrono gli strumenti e le infrastrutture. Invece, tutto tace, nessuno a tempestare di domande, petizioni ed altro chi di dovere e cosa si fa, invece? Si vai seminari organizzati da questo o quel referente locale per il politico di turno, si sciolgono maggioranze e si fanno rimpasti perché tutto resti come prima: se non c’é la volontà popolare a sorreggere un’idea, il tutto si limita ad uno scambio di poltrone, perché il cambiamento, da queste parti, non é altro che fare in modo che tutto resti come prima. Tanto nessuno mai protesterà! Non é possibile concepire che una realtà turistica dell’importanza di Marina di Camerota, non usufruisca di una seria programmazione e di una diffusa promozione, specie se gli operatori, o almeno la maggior parte di essi, aspetta sempre che siano gli altri a fare. La stagione 2011 è ormai alle porte: come si appresta ad accoglierla Marina di Camerota? La risposta è sotto gli occhi di tutti, eppure alla fine tutti i papaveri avranno parole di autocelebrazione per il successo di questo o quell’evento e si appresterà al letargo dal 31 Agosto alla prossima Pasqua 2012. Mancando una coscienza unitaria, ed una visione non personale, ma globale dei problemi, si finirà sempre con il sentire la solita triste frase: un altro inverno è passato, speriamo che la prossima estate sia migliore. Si speriamo, come si sperava venti o trenta anni fa e la conclusione é sempre la stessa, anno dopo anno: la colpa é degli altri, delle vie di comunicazione che mancano, delle strade dissestate, della Regione, del Parco e così via. Ma chi ha votato questi signori? Chi ha venduto la propria coscienza per promesse spesso non mantenute? Chi continua ad accettare passivamente il disastro finanziario di un Comune che dovrebbe avere ben altre risorse se solo facesse rispettare a tutti, e ribadisco a tutti, gli obblighi dei doveri per poter reclamare la normalità dei diritti.
A voi la risposta.

Giuseppe Orlando

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