Falsi dossier contro Caldoro, Sica si dimette

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Falsi dossier contro Caldoro, Sica si dimette

Inevitabilmente, l’assessore all’Avvocatura della Regione Campania, Ernesto Sica, si dimette. Non poteva restare nella giunta guidata dall’uomo che in campagna elettorale aveva contribuito a cercare di distruggere, preparando un falso dossier con lo scopo di costringere Caldoro a rinunciare alla candidatura a governatore cui era approdato al posto dell’impresentabile Nicola Cosentino, accusato di rapporti con la camorra dei Casalesi e salvato dal parlamento che respinse la richiesta d’arresto della Procura antimafia di Napoli. Sica è indagato nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Flavio Carboni, dell’ex socialista napoletano Arcangelo Martino, e di Pasquale Lombardi, ex sindaco di un paese irpino, e il dossier che avevano presentato tendeva a far passare Caldoro come cliente abituale di transessuali. Domenica Caldoro e Sica si sono incontrati. Il primo voleva chiarire, l’altro voleva soprattutto capire perché l’assessore continuava a prendere tempo, quando sarebbe stato ovvio che si facesse da parte appena la storia del complotto è venuta fuori. Voleva capire, Caldoro, se Sica fosse così sprovveduto da non rendersi conto di non aver altra scelta, o se ritardasse le dimissioni sentendosi forte per i suoi rapporti all’interno del partito. Lui è stato infatti l’assessore più atipico del nuovo governo regionale.

SPONSORIZZATO DA COSENTINO – Sindaco di Pontecagnano, paese alle porte di Salerno, non aveva mai conosciuto Caldoro prima di essere chiamato a far parte della giunta. Però conosceva bene Cosentino, che infatti ne è stato lo sponsor, e la sua nomina è uno dei prezzi che Caldoro ha dovuto pagare al potentissimo coordinatore del Pdl in Campania, oltre che sottosegretario all’Economia con delega al Cipe. Al termine dell’incontro che ha portato alle dimissioni di Sica non c’è stato né il chiarimento che diceva di volere l’assessore (il suo presidente non l’ha mai sopportato, voleva solo che se ne andasse e sabato si era pure rifiutato di incontrarlo), né quello cui puntava Caldoro, che sa bene come il tentato killeraggio non poteva avere che uno scopo politico, e che se l’operazione fosse andata in porto, l’unico a beneficiarne sarebbe stato Cosentino, sul quale – bruciatosi l’unico concorrente- il Pdl avrebbe puntato nonostante i guai giudiziari. Quindi per Caldoro la questione è tutt’altro che risolta. La pratica Sica si è chiusa nell’unico modo possibile, ma resta in piedi la necessità del chiarimento politico. La nota diffusa ieri sera dall’ufficio di presidenza della giunta parla di dimissioni che «nascono dal pieno rispetto dei ruoli istituzionali» e «per evitare ogni strumentalizzazione che possa indebolire l’azione politica ed amministrativa della giunta». Caldoro ha sempre rivendicato la propria autonomia dai poteri forti anche del suo stesso partito, ma poi è stato lui stesso ad ammettere di essere stato praticamente costretto a dare un assessorato a Sica, e difficilmente questa è stata l’unica decisione presa in funzione del peso di Cosentino e dei suoi uomini. Quindi, al di là degli atti formali e delle parole di circostanza, è probabile che la storia del complotto ordito dalla banda Carboni con la complicità di Sica, sfoci in una sorta di regolamento di conti all’interno del Pdl campano.

fonte: corriere.it

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