Sparatoria Centola, famiglia Valiante avvia raccolta fondi: «Percorso legale difficile e oneroso»

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Sparatoria Centola, famiglia Valiante avvia raccolta fondi: «Percorso legale difficile e oneroso»

In seguito alla sparatoria avvenuta a Foria di Centola, durante un tentativo di furto finito nel sangue, la famiglia Valiante – al centro della vicenda giudiziaria – ha deciso di avviare una raccolta fondi per affrontare le spese legali. Lo ha annunciato con una nota diffusa nelle ultime ore, in cui esprime anche un sentito ringraziamento a quanti, in questi giorni, hanno manifestato vicinanza e solidarietà.

«Ci troviamo costretti ad affrontare un percorso legale difficile e oneroso», si legge nel messaggio. «In questa situazione dolorosa, abbiamo sentito il calore e la solidarietà di tantissime persone, che si sono strette attorno a noi con affetto e sostegno concreto».

La vicenda è nota: nella notte tra il 22 e il 23 giugno, tre persone si sarebbero introdotte all’interno dell’abitazione della famiglia Valiante con l’intento di compiere un furto. Il proprietario di casa avrebbe reagito esplodendo due colpi di fucile. Uno dei presunti ladri, Rivaldo Rusi, è rimasto ucciso, mentre un altro complice, Xhuijan Curti, è stato ferito e successivamente arrestato. Il terzo uomo è ancora ricercato. L’uomo che ha sparato si è presentato spontaneamente in caserma alcuni giorni dopo, ricostruendo i fatti davanti agli inquirenti.

Nel frattempo, la famiglia ha scelto di lanciare un appello per raccogliere fondi a sostegno delle spese legali che dovrà affrontare nei prossimi mesi. «Grazie a chi ha scelto di contribuire con una donazione: la vostra vicinanza ci dà forza e speranza. Non dimenticheremo mai ciò che state facendo per noi», prosegue la nota, firmata da Aurelio Valiante e dai suoi familiari.

La raccolta fondi è stata accompagnata da parole di affetto verso chi, in un momento così delicato, ha voluto esprimere solidarietà anche con piccoli gesti concreti. «Ogni piccolo gesto è importante e sarà accolto con immensa gratitudine», si legge in chiusura.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Vallo della Lucania, è ancora in corso. La famiglia Valiante è stata trasferita in una località protetta.

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