Da Centro studi e ricerche sulla biodiversità a semplice ufficio

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Da Centro studi e ricerche sulla biodiversità a semplice ufficio

Oltre 6 milioni e mezzo di euro per la realizzazione del centro che doveva essere consegnato nel dicembre del 2008. A 5 anni di distanza i lavori sono stati ultimati ma i locali verranno utilizzati per altri scopi, almeno in partenza.

E’ la denuncia di Domenico Nicoletti, docente dell’università di Salerno ed ex direttore del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. «Dopo tante attese – scrive Nicoletti al Giornale del Cilento –, promesse e prospettive, con determina del Direttore del Parco n° 150 del 24.04.2013,  si stabilisce che “sono stati ultimati i lavori per la realizzazione del centro studi e ricerche sulla biodiversità del Pncdv”, ed inoltre “che gli immobili realizzati ed ubicati in località Montisani sono di proprietà dell’ente Parco e saranno destinati ad ospitare gli uffici dell’ente” dimenticando destinazione d’uso ed impegno con la comunità europea che ha finanziato l’opera per l’esclusivo uso di centro studi e ricerche con quantificazione dell’indotto occupazionale derivante, ma soprattutto agli impegni con i comuni del territorio».

Da Centro studi ad ufficio del Parco. «Il Centro studi e ricerche – continua Nicoletti – che deve accogliere iniziative nazionali ed internazionali di studi e ricerche sulla biodiversità del mediterraneo,  dando la possibilità a tanti giovani di avere una prospettiva concreta alle loro attività ed iniziative che svolgono con profitto e qualità nelle Università italiane e straniere, (basterebbe un avviso pubblico, per verificare quanti giovani sono impegnati in ricerche e studi di fama internazionale, come riportati nelle principali pubblicazioni di settore), con questa determina del direttore del Parco, il Centro perde questa funzione ed è destinato ad ospitare gli uffici del Parco, sicuramente meno produttivi di un Centro studi e ricerca».

Ciò a maggior ragione dopo l’incontro del 28 dicembre 2012, «dove il direttivo del Parco – scrive Nicoletti –, ha incontrato 12 comuni aderenti a “Campus Mediterraneo: Polo di ricerca, studi e produzione di qualità”.  Nell’incontro, le parti,  si sono chiarite sulla possibilità di cooperare per la gestione del “Centro studi e ricerche sulla biodiversità del Parco”,  ed era emerso che le opere del Centro non erano terminate e non si poteva pensare ad un affidamento fino a che i lavori non erano ultimati, solo allora si sarebbe vagliata la richiesta di “Campus Mediterraneo”».

«Di fatto – fa sapere Nicoletti -,  il Parco da oltre un decennio, sta ristrutturando uno dei più bei palazzi di Vallo della Lucania – palazzo Mainenti -, destinato ad ospitare la sede istituzionale del Parco. Ormai completato nei due primi piani si potrebbe tranquillamente accelerare il completamento e trasferirsi in una sede prestigiosa ed appositamente destinata. Invece si preferisce, contro ogni ragionevolezza, togliere speranza e futuro a tanti giovani in un’area come il Cilento Vallo di Diano e Alburni che oltre a perdere quotidianamente i suoi migliori cervelli,  è destinata ad un lento declino e desertificazione umana e culturale se anche questi interventi non riescono a dare risposte concrete o almeno ci provano».

Il progetto originario. «Il Centro studi e ricerche sulla Biodiversità – conclude Nicoletti – è una struttura unica nel mezzogiorno d’Italia, con oltre 30 laboratori scientifici, biblioteca, aule e un immenso territorio per sperimentazioni in situ ed ex situ la biodiversità del Mediterraneo (173 ettari di proprietà del Parco) di rilevante funzione per l’attuazione del piano nazionale della biodiversità. Nel tempo ha suscitato l’interesse di molte università e centri di ricerca,  sino alla prospettiva di un vero e proprio “Campus Mediterraneo” proposto da 12 Comuni con apposito accordo di pianificazione ai sensi del Piano territoriale regionale, coinvolgendo l’antica Elea, e la forza ispiratrice della “chora velina”, con il suo ruolo di fondatrice del pensiero moderno nel cuore del mediterraneo, al fine di individuare intorno al Centro studi e ricerche un polo di aggregazione culturale di notevole interesse economico e sociale non solo per il territorio ma per il paese». 

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