Ascea: abrogazione legge Daniele, l’opposizione replica a Rizzo

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Ascea: abrogazione legge Daniele, l’opposizione replica a Rizzo

I consiglieri comunali di opposizione del comune di Ascea, Pasquale D’Angiolillo, Pietro D’Angiolillo e Marco Sansone, replicano contro quanto affermato dal sindaco in merito alla richiesta di abrogazione della legge cd. ‘Daniele’”, votata con delibera consiliare lo scorso 9 giugno.

Di seguito le parole dei consiglieri:

«Mario Rizzo contesta ai gruppi di minoranza di aver votato contro la sua iniziativa di compulsare il consiglio regionale ad abrogare la legge regionale n. 5/2005 per imbarazzo rispetto all’azione del Pd salernitano che, all’indomani dell’approvazione del d.d.l. “Taglialatela”, aveva denunciato i rischi per la tutela del sito patrimonio UNESCO conseguenti a tale proposta. Nel comunicato è anche evidenziato che i consiglieri di opposizione avrebbero avversato l’ulteriore proposta di abbattere del 60% l’aliquota Ici per gli immobili inclusi nella zona assoggettata alle previsioni della “legge Daniele” perché definita un “condono mascherato”.

Ha ragione il Sindaco Rizzo a definirci ‘imbarazzati. Lo siamo davvero, ma non di fronte alla posizione politica assunta dal Pd provinciale, bensì davanti al suo ennesimo e maldestro tentativo di strumentalizzare la nostra azione politica, svolta attraverso dichiarazioni che vanno proprio nel senso opposto rispetto a quanto riportato nel comunicato del primo cittadino.

Nel pieno rispetto delle istituzioni, da uomini liberi e dando assoluta rilevanza all’interesse della cittadinanza che ci onoriamo di rappresentare, ancorché dai banchi dell’opposizione, avevamo chiesto al consiglio comunale un atto di coraggio: non limitarsi a far inutilmente voti di abrogazione della legge regionale, non avendone alcun potere (perché competenza esclusiva del consiglio regionale), bensì chiedere il finanziamento dei 9 milioni di euro previsti dalla stessa “legge Daniele” a beneficio della comunità di Ascea e, nel contempo, prevedere in sede di approvazione del P.U.C. quel piano particolareggiato che avrebbe sbloccato l’attività edilizia nell’area interessata, consentendo la riqualificazione di Velia.

Preoccupato, invece, di deviare l’attenzione dai deficit imputabili solo alla sua approssimazione e inadeguatezza politica e amministrativa, Mario Rizzo dimentica di avere avuto i numeri per poter dare concretezza alle previsioni di quella legge regionale che oggi contrasta, ricordandosi, però, di farlo con un ritardo di 7 anni dall’approvazione e solo successivamente alla proposta di abrogazione già licenziata dalla Giunta Regionale.

La vicenda rende del tutto evidente che il Sindaco di Ascea, da una parte, prova a sfuggire alle sue responsabilità, scaricando sul Pd e sui consiglieri comunali di opposizione (eletti in liste civiche e non di partito) ciò che è ascrivibile solo al suo fallimento politico; dall’altra, che egli è privo di qualsivoglia credibilità anche da parte della forza politica di cui è rappresentante provinciale (il Pdl), la quale governa la Regione, presieduta, peraltro, da Stefano Caldoro, nella cui lista egli stesso era candidato alle elezioni regionali.

Più che scimmiottare una decisione già assunta dall’Amministrazione regionale, bene avrebbe fatto il buon Mario Rizzo a chiedere al suo partito di deliberare l’erogazione dei 9 milioni di euro previsti dalla “legge Daniele” in uno all’attuazione di ulteriori iniziative concrete a vantaggio del nostro territorio, ormai terra di nessuno”.

“Qui, dunque, non c’entrano i partiti e men che meno il Pd. C’entra, come sempre, il buon senso. Quello che, nel caso del sindaco di Ascea, manca del tutto e che, viceversa, egli dovrebbe avere, soprattutto perché è stato chiamato a svolgere compiti di governo, rappresentando non solo se stesso o i suoi sodali ma tutta la collettività asceota.

Anche rispetto al “condono mascherato” dell’ICI proposto per le zone sottoposte a vincolo, votato nella stessa seduta comunale del 9 giugno il sindaco non perde occasione di fare sciocca demagogia, dimostrando di ignorare le ragioni che hanno imposto ai consiglieri di opposizione di non esprimere il loro voto favorevole per un unico motivo: poiché per chi è proprietario di terreni sottoposti alla sospensione dell’attività edilizia in virtù della “legge Daniele”, fino all’approvazione del piano particolareggiato, il prelievo ICI è totalmente illegittimo, per cui NULLA (e dunque neanche il 60%) essi devono pagare almeno finché tale sospensione assoluta permanga.

E valga il vero, almeno ogni tanto!»

 

Avv.ti Pasquale D’Angiolillo

Pietro D’Angiolillo

Marco Sansone

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