Lettere in risposta all’articolo Palinuro: l’Arco Naturale è “abusivo”

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Lettere in risposta all’articolo Palinuro: l’Arco Naturale è “abusivo”

Pubblichiamo alcune lettere che sono giunte in redazione in risposta all’articolo Palinuro: l’Arco Naturale è “abusivo”.

Solo tre precisazioni.
Innanzitutto non si intendeva mettere in discussione il ruolo e l’onestà degli operatori turistici, se ciò è avvenuto mi scuso.
In secondo luogo non c’è stata nessuna strumentalizzazione in quanto il sottoscritto non ha nessun interesse personale.
Infine non volevo fare una campagna contro il turismo estivo, non è mia intenzione, anche perché sono anche io un amante della stagione estiva cilentana.

Io però ho un idea: il Cilento ha le potenzialità per vivere di turismo 12 mesi l’anno, perché non sfruttarle? Questo non vuol dire farlo a discapito del turismo estivo, anzi favorirebbe anche quest’ultimo, ovviamente non nell’immediato, ma nel giro di qualche anno. Secondo me bisognerebbe rilanciare il Cilento, ma questa è una mia idea personale e in quanto tale opinabile.
Questa è una opinione, non ciò che c’è scritto nell’articolo Palinuro: l’Arco Naturale è “abusivo” dove sono andato sul posto e ho scritto quello che ho visto, sicuramente quello che vedo io è differente da quello che vede un’altra persona e dipende dal pre-giudizio personale.

Un ulteriore precisazione: i motivi per cui è stato sequestrato il ponte che dovrebbe congiungere gli argini della foce del fiume Mingardo non li ho inventati io, erano scritti nel comunicato stampa della Guardia forestale. Nel frattempo è stato dissequestrato il ponte che congiunge le sponde del fiume mingardo.

Voglio ringraziare quanti hanno scritto al giornale e a me.

Di seguito tre lettere ricevute:

1) Gentile Dott. Cafaro,
voglio raccontarle una storia. La storia di una famiglia piemontese che nel 1968 ha scelto Palinuro per le vacanze e se ne è innamorata. Sono le storie di quegli anni, in cui i giovani potevano inventarsi la vita, quindi  un rappresentante di telefonia e citofoni (mio padre) e una camiciaia (mia madre), decisero con l’entusiasmo e l’incoscienza di due ragazzi di 27 anni a 30 anni di realizzare un sogno: un’attività turistica in questo posto meraviglioso. Ne sono trascorsi di anni, da quel 1969 in cui nacque il Villaggio Arco Naturale Club, nel frattempo mio padre è morto (nel 1970) lasciando a mia madre la decisione di continuare questo sogno affiancata da soci:  anni davvero incredibili, fatti di tanto lavoro, impegno e molte soddisfazioni.
Oggi il Villaggio Arco Naturale è un’azienda che esiste da 42 anni: conta circa un centinaio di dipendenti, ha le certificazioni ISO 9001 per la qualità e ISO 14001 per l’ambiente, ospita fino a 1400 presenze e improvvisamente diventa scomoda. Il Parco Nazionale del Cilento definisce le aree Sic, le aree Zps e noi, dove operavamo con tanto zelo e attenzione, diventiamo dei farabutti, dei fuorilegge. E’ triste e avvilente, mi creda. In 42 anni di attività non abbiamo mai avuto problemi  con le autorità: non ci sono contenziosi di nessun tipo, paghiamo puntualmente tasse e dipendenti, (dipendenti regolarmente assunti)  anche in momenti di grave crisi e difficoltà come questo; sosteniamo al massimo le risorse locali, contribuiamo economicamente, con piacere,  a tutte le iniziative a sostegno della comunità  (dalle scuole calcio per i giovani, alle festività religiose, sino alle associazioni giovanili), questo perchè noi viviamo qui, in questa terra e ne condividiamo tutto.
Il Parco Nazionale del Cilento ha degli obbiettivi validi e nobili che condivido: anche io ritengo che il nostro territorio abbia la necessità di una nuova visione sotto il profilo ambientale. Ma, (e c’è un “MA”), ritengo sia anticostituzionale sbattere una porta in faccia a chi ha dato lustro per anni a questi luoghi e al mondo del lavoro, senza una possibilità di dialogo, senza un ragionamento che si basi sui  principi che vedono l’uomo, il lavoro dell’uomo, l’economia e l’ambiente intrecciarsi in un processo virtuoso e non distruttivo (nè per l’uno nè per l’altro). Questo tipo di principio viene ormai adottato da tutte le realtà pubbliche e private che vogliono veder crescere i propri beni e quelli esterni in modo davvero sano e sostenibile.
Qui, nel nostro territorio, diventa tutto più difficile. Ho letto il suo articolo del 6 luglio u.s. intitolato “L’Arco Naturale è abusivo”, non lo condivido ma rispetto il suo punto di vista. Lei, come altre persone, esercita il suo diritto di godere di un’area a protezione integrale, cosa che, finchè ci siamo noi, non potrà veramente fare. Ed è questo il punto: come si fa a definire l’area Foce fiume Mingardo/Arco Naturale una zona a protezione speciale? Come si fa a pensare di mandare in fumo in un attimo il lavoro, la vita di centinaia di famiglie insediatesi in quell’area molto prima che il Parco nascesse e legiferasse? Vede, le attuali normative le dicono che è un’area protetta (anzi super-protetta, direi) e lei vuole ciò che le leggi promettono. Io le dico che non è un’area da proteggere in maniera integrale, non si può più; è un’area turistica a tutti gli effetti. La gente vuole fare il bagno, vuole sonnecchiare sulle sdraio, vuole bere una bibita, vuole fare una gita in barca, vuole giocare a appla con i bambini, su quest’area…la gente, oggi, non vuole andarci per “finalità scientifico/didattiche” (così si legge sul piano di gestione delle aree sic del Parco Nazionale del Cilento nella scheda d’azione “Foce Fiume Mingardo”). Proprio su questo argomento avrei davvero molto da dire. Io, la mia società, unitamente agli operatori dell’area, abbiamo finanziato un progetto sostenibile per la gestione dell’area in questione. Attendiamo che gli enti lo recepiscano e intraprendano la strada della risoluzione attraverso una conferenza di servizi.
Soffro anche io oggi nel vedere la mia zona nello stato di degrado in cui si trova, vorrei ripulirla, vorrei vederla splendere ma è complicato, anzi impossibile, anche fare questo. Qualora si trovasse da queste parti mi venga a trovare, mi farebbe piacere.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente.
Emma Colombo

2)Caro Biagio,
questa volta credo che si siano superati i limiti della strumentalizzazione ai fini giornalistici che, già in passato, il giornale del cilento aveva utilizzato per confezionare articoli. Si parla dell’Arco Natuale e dei limiti imposti dalle varie protezioni ambientali (SIC,ZPS,ECC…) senza ragionare su cosa, questi vincoli, si basano. Si parla in malomodo del fatto che si voglia privilegiare la stagione estiva, e, cosa dovremmo privilegiare visto che li ci lavorano (tra villaggi,campeggi,barcaiol​i,lidi,bar,ristoranti) più di 250 persone ??? queste persone LAVORANO e non RUBANO e, vorrebbero semplicemente lavorare, ecco tutto. Non si può attaccare il turismo, li le persone, in quesi 3 mesi disprezzati dal tuo/vostro articolo, le persone generano il redditto per poter dare da mangiare alle loro famiglie. E’ facile, da fuori, usare belle parole per condannare questo o l’altro ma, nessuno di voi, si è degnato di nominare queste persone, questi uomini e queste donne, questi lavoratori, che non vogliono che li si costruisca un palazzo o si cementifichi tutto ma, più semplicemente, vogliono continuare a fare il proprio lavoro. Non si è accennato al fatto che gli operatori locali e il comune abbiano più volte presentato progetti che, senza cemento, ma utilizzando tecnologie eco-compatibili, avrebbero permesso di creare strutture migliori e a norma; come non si parla del fatto che Parco, Sovrintendenza e regione non hanno mai dato risposta a questi progetti. In questo articolo, insomma, c’è tutto e niente; si attaccano i 3 mesi di stagione turistica, i lavoratori che li generano il loro redditto, i pontili, il ponte ma, neanche per un solo momento, si approfondisce la questione di queste restrizioni e di questi vincoli che bloccano, di fatto, ogni tentativo di regolarizzare e quindi di migliorare la qualità di quelle infrastrutture oltre a fare in modo che le attività economiche già esistenti e quelle che potrebbero nascervi possanno trarne vantaggio. Mi fermo qui, scriverò una lettera alla redazione chiedendo di pubblicarla, non penso che strumentalizzando le cose andrete molto avanti.
Olimpo Pilosi 

3) Gentile direttore,
su segnalazione di un amico ieri ho avuto modo di leggere il breve ma intenso articolo del signor Cafaro a proposito dell’Arco Naturale… Non scrivo per esternare opinioni diverse dall’articolista, manifestazione peraltro legittima e rispettabile se motivata e giustamente circostanziata. Voglio invece protestare per la genericità e la facilità con cui l’autore ha voluto porre il SUO PERSONALE pensiero e quindi far passare
il suo messaggio negativo, fondato su presupposti mistificati se non addirittura falsi; messaggio mirato evidentemente a gettare una luce negativa, a screditare e ad infangare l’area di cui si parla. E con essa, chiaramente, l’intero contesto socio-economico che a vari livelli con tale area si interfaccia per motivi di lavoro, di residenza, di esercizio di funzioni pubbliche, o anche solo per relax. Testualmente recita, tra l’altro: ” (il ponte n.d.r.)… mancava degli atti autorizzativi paesaggistici e urbanistici. Il provvedimento è stato preso anche per motivi di sicurezza poiché la struttura mancava dei progetti esecutivi e dei calcoli strutturali a salvaguardia della pubblica incolumità, anche in seguito alla piena del fiume Mingardo…”, poi ancora: “… il 7 giugno sono stati sigillati presso l’Arco Naturale diverse strutture, tra cui il ponte-tunnel sottostante l’Arco Naturale e le spiagge prospicienti il costone roccioso…”, ancora: “Ricapitolando (!). L’idea degli amministratori, nella fattispecie del sindaco di Centola, è quella di sfruttare il proprio territorio per permettere un turismo concentrato nei 3 mesi estivi…”, poi ancora: “… la recinzione intorno al ponte-tunnel (è un ponte o un tunnel ??? n.d.r.) situato sotto l’Arco Naturale è stata abbattuta e i bagnanti passano tranquillamente sotto l’Arco Naturale, mettendo a repentaglio la propria vita, poiché l’Arco Naturale è pericolante”. Per poi concludere: ” Tutto questo porta ad una conclusione, non sono i ponti ad essere abusivi, o le costruzioni presso la foce del Mingardo, ma l’Arco Naturale e il fiume sono abusivi, poiché tolgono spiaggia ai
bagnanti”… Ma dove vive questo signor Cafaro? Che mestiere svolge, quando dalla vetrina di un giornale non esterna riflessioni e approfondimenti che spaziano tra la cultura dell’ambientalismo, della dinamica dei litorali marini e fluviali, per poi finire con incoraggainti conclusioni sulla stabilità dell’Arco Naturale… Venga piuttosto a trascorrere una giornata alla foce del Mingardo, venga a constatare di persona cosa ne pensa la gente che là vive e lavora, magari fornendo servizi al turismo, da quaranta e anche da cinquant’anni. Ovvero da qualche anno prima che fosse istituito il Parco. Altra cosa invece sono i ritardi della politica, e non solo di quella locale beninteso, nella pianificazione e nella regolamentazione dell’uso e della fruizione delle risorse naturali; è di questo caso mai che si dovrebbe parlare. Non di “uscire dal Parco”, come va affermando sempre più spesso il sindaco di Centola, ma non solo lui… Si vadano a rileggere gli atti fondativi del Parco del Cilento, primi anni ’80. Quando l’intuizione, la lungimiranza, la sensibilità di un’area politica e culturale che ebbe solide radici proprio nel Cilento, pose il seme di quel grande progetto che poi diventò realtà. Se poi la lottizzazione partitica da una parte e dall’altra l’assenza della poltica stessa hanno prodotto un “tarlo” che sta erodendo sempre di più la fiducia dei cittadini nell’istituzione Parco, questo certamente non lo si può far passare come effetto di un ponticello pedonale alla foce che sta lì per tre mesi d’estate, oppure alla presenza di bagnanti che occupano le spiagge e preferiscono quel mare per bagnarsi! E allora, caro direttore, se vuole fare un buon servizio al territorio di cui porta anche il nome, dia innanzitutto notizie corrette, documentate e circostanziate, ma soprattutto VERE. Poi se ne ha voglia organizzi anche un tavolo di discussione dove ciascuno che lo vorrà potrà dire cosa fare della foce del Mingardo, dell’Arco Naturale, delle spiagge… Ovviamente indicando anche la strada da seguire per raggiungere quegli obiettivi.
La saluto cordialmente.
Francesco Ciccarino, Centola 

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