Golfo di Policastro, Ortolani rivela: «Così le spiagge spariscono»

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Golfo di Policastro, Ortolani rivela: «Così le spiagge spariscono»

«Da anni abbiamo segnalato che le modificazioni naturali e indotte da interventi scorretti dell’uomo lungo il litorale dal Bussento a Sapri stanno causando la irreversibile scomparsa della principale risorsa ambientale autoctona rappresentata dalle spiagge. Senza le spiagge il Golfo di Policastro perde almeno la metà del suo valore socio-economico!». Così, in un intervento pubblicato nelle scorse ore sul sito delle «Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno» il professor Franco Ortolani, studioso e ordinario di Geologia, direttore del Dipartimento Scienza del Territorio presso l’Università Federico II di Napoli.

«La naturale evoluzione climatico-ambientale – scrive Ortolani – sta determinando la progressiva ed inarrestabile erosione di gran parte dei sedimenti che sono stati trasportati al mare da parte dei corsi d’acqua essenzialmente tra il 1700 e la fine del 1800 contribuendo alla costruzione delle bellissime spiagge che abbelliscono ed arricchiscono il Golfo. C’erano condizioni climatiche più costantemente piovose per cui i sedimenti venivano erosi ed ogni anno trasportasti fino alle foci dei corsi d’acqua. Tra gli anni 70 e 80 l’uomo ha iniziato a sferrare un attacco micidiale alle spiagge costruendo il Porto di Policastro direttamente sul litorale sabbioso interrompendo il flusso di sedimenti che dal Bussento si spostano verso Capitello in occasione delle mareggiate. Immediatamente la spiaggia tra il nuovo porto e Capitello è stata messa in crisi con una violenta erosione che ha causato la scomparsa di decine di metri di spiaggia e di parte della retrostante pianura alluvionale. L’emergenza, ovviamente, non ha comportato l’incriminazione degli sprovveduti amministratori che hanno voluto il porto ma ha innescato finanziamenti pubblici per riparare malamente i guai irreversibilmente arrecati al patrimonio ambientale».

Per il professor Ortolani «gli strampalati ma costosi interventi si sono conclusi con una inutile, magari fosse solo inutile, ma anche dannosa barriera soffolta chiusa dal pennello perpendicolare alla spiaggia di fronte alla farmacia di Capitello. Il pennello, male ubicato e realizzato, ha causato la immediata scomparsa di circa 300 metri di spiaggia pubblica che è stata pure chiusa da un’altra barriera che dalla punta del pennello si protende verso Villammare; probabile e furba premessa di un altro improbabile porto? Il prolungamento del molo del porto di Sapri ha ulteriormente destabilizzato la spiaggia della baia, fonte autoctona dell’economia turistica del paese della Spigolatrice. Grave ed irreversibile erosione sul lato ovest verso la pompa ENI e accumulo di sedimenti davanti al rudere del cementificio sul lato est. I citati danni ambientali sono aggravati dall’accumulo di fango sulla battigia in seguito all’erosione dei sedimenti limosi della pianura alluvionale tra il cimitero di Ispani ed il porto di Policastro sia lungo la spiaggia di Capitello che sulla spiaggia della Baia di Sapri. Errori ed altri errori pagati dai cittadini – è l’accusa dello studioso -. Nessuno di coloro che hanno sbagliato ha mai pagato: hanno avuto solo benefici dalla insensata spesa di denaro pubblico! E le spiagge del Golfo stanno sparendo! Nessuna mobilitazione da parte di cittadini, associazioni ed amministratori per questo grave problema reale ed attuale? Importa molto di più un problema virtuale come il metanodotto? Se è così è strano, molto strano! Si ricordi che il Golfo senza le spiagge vale…la metà!» è stata la conclusione.

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