Processo Mastrogiovanni, le arringhe della difesa: «Contenzione blanda, poteva muoversi». VIDEOINTERVISTA

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Processo Mastrogiovanni, le arringhe della difesa: «Contenzione blanda, poteva muoversi». VIDEOINTERVISTA

«Una contenzione blanda, Franco Mastrogiovanni poteva muoversi. Avevano il dovere di contenerlo per evitare che potesse far del male a se stesso o arrecare danni agli altri». Continua con le ultime arringhe dei difensori dei 18 medici e infermieri del reparto psichiatrico del San Luca di Vallo della Lucania imputati per la morte del maestro elementare di Castelnuovo Cilento, il processo Mastrogiovanni giunto ormai al rush finale. De Caro, legale di Barone, ha chiesto al giudice Elisabetta Garzo l’assoluzione del suo assistito per tutti i capi di imputazione perché «il fatto non sussiste». Per il legale di Barone, infatti, la contenzione fatta al Mastrogiovanni «era blanda, poteva muoversi. E’ legittima, che piaccia o no. E’ necessaria per ragioni scientifiche ed è destinata a durare fin quando è necessario». Non è stata annotata in cartella clinica (Barone è accusato anche di falso in cartella) perché «ha dimenticato di farlo ma non c’era alcuna volontà  di ometterla».

La parola passa ad Avallone, legale dell’infermiere Tardio, che chiede che venga ridata dignità ai familiari della vittima «ma anche ai nostri assistiti – afferma – Ci vuole poco in paesi piccoli ad etichettare una persona come un assassino». Sui «tentativi di condizionamento mediatico» si è soffermato, dopo le arringhe di lunedì, anche Del Grosso, legale di Forino, che ha preso le distanze dalla «pressione mediatica fatta durante il processo». Inizia la sua arringa raccontando il suo assistito negli anni di formazione sanitaria al nord e poi al sud; della sua «esperienza ed umanità» che lo ha portato a non «avere mai nessun tipo di segnalazione o richiamo». Sofferma la sua difesa sul rapporto tra Forino e Mastrogiovanni, sulla loro «amicizia»: «Aveva un buon rapporto con Franco, Forino ha anche preso un caffè con lui, avevano argomenti in comune, lo trovava simpatico. Come avrebbe potuto abbandonarlo? Il mio assistito ha effettuato controlli continui sia sul Mastrogiovanni che sul Mancoletti, così come su altri 7 pazienti ricoverati nel reparto psichiatrico in quei giorni. E’ stato altamente professionale: lo ha deterso, gli ha dato da bere e ha provveduto a praticargli la terapia farmacologica. Ha anche chiesto ai colleghi e ai medici se fosse necessario contenerlo, si è preoccupato». Anche Del Grosso chiede l’assoluzione perché i «fatti non sussistono».

A seguire è intervenuto l’avvocato Murino, legale del medico Della Pepa, che non ha acconsentito alle riprese video. Al termine dell’udienza il Giornale del Cilento ha chiesto a Caterina Mastrogiovanni, sorella della vittima, un commento su quanto detto lunedì e mercoledì dai legali della difesa.

Ai microfoni del Giornale del Cilento, Caterina Mastrogiovanni ha commentato quanto detto lunedì dai legali della difesa in virtù del «processo mediatico che avrebbe già condannato».

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