“Giro giro tondo, cambia il mondo”: il ricordo di Nin Scolari alla Fondazione Alario di Ascea

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“Giro giro tondo, cambia il mondo”: il ricordo di Nin Scolari alla Fondazione Alario di Ascea

Chi ha partecipato alla serata di presentazione di “Lessico Teatrale” di Nin Scolari, tenutasi lo scorso 25 agosto ad Ascea, nel cortile interno del Palazzo Alario, al suo rientro a casa non ha potuto fare a meno di canticchiare lo stornello di Giorgio che, pizzicando le corde di una chitarra classica e intonando alcuni versi di Gaber, ha dato voce a quello che può essere considerato il manifesto artistico del fondatore di Teatrocontinuo: “Non insegnate ai bambini, non insegnate la vostra morale: è così stanca e malata, potrebbe far male. Forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza. Non elogiate il pensiero, che è sempre più raro. Non indicate per loro una via conosciuta, ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita. Giro giro tondo, cambia il mondo”.

“Cambiare il mondo” al di là della morale e del pensiero comune, fino a “misurarsi con l’impossibile” e giungere perfino a “scoprire l’altra faccia della Luna”: è questa la sintesi dell’attività teatrale e del pensiero artistico di Nin Scolari, “una figura poliedrica e vulcanica” secondo Alfonso Andria, capace di “sedurre la gente analfabeta”, stando alla testimonianza di Antonio Rizzo, e di “guardare ai nostri luoghi con l’occhio di chi scopre”, precisa Nello Rizzo; “un uomo con le ali, in grado di volare” afferma indirettamente Giovanna Greco, sempre “con l’orecchio teso ad ascoltare la storia di Velia”, ricorda Giuliana Tocco Sciarelli, attratto dalla “speranza dell’improbabile”, ipotizza Pasquale Persico, e convinto della “trasmissione della vita attraverso il teatro”, sugella Luciana Roma.

Questi i nomi dei relatori del parterre che hanno partecipato alla serata in ricordo di Nin Scolari, regista di Teatrocontinuo recentemente scomparso, ognuno dei quali ha ricordato l’artista con un breve intervento, nell’ambito di una conferenza dedicata alla presentazione del libro scritto dallo stesso regista, “Lessico Teatrale”, che racconta il lavoro teatrale dell’autore e il suo incontro con le aree archeologiche, in particolare Elea-Velia.

Dopo i saluti di Gianni Bozza, attuale presidente di Teatrocontinuo, che introduce al secondo appuntamento della rassegna teatrale “Teatro in Fondazione”, promossa da Teatrocontinuo, in collaborazione con la Fondazione Alario per Elea Velia Onlus e il Comune di Ascea, a prendere la parola è il senatore Alfonso Andria, già presidente della Provincia di Salerno, il quale sottolinea come “Nin abbia lavorato molto sulle identità locali delle piccole comunità del territorio, estraendone le peculiarità e rendendole note alla stessa popolazione”.

Proprio per questo Nin può essere definito uno “scopritore di talenti, che possiede la carica per animare continuamente, con sollecitazioni culturali ed esperimenti di laboratorio teatrale, un pubblico non abituato ad essere coinvolto in spettacoli itineranti, che non si svolgono mai su un vero e proprio palcoscenico ma obbligano lo spettatore a seguire gli attori nei loro continui spostamenti”: il risultato delle sue concezioni teatrali è l’avvio di un “teatro di ricerca e di sperimentazione”, un vero e proprio “teatro antropologico” che coinvolge attivamente il pubblico.

A proposito dell’eccezionalità della figura di Nin, Andria ricorda che Giovanna Greco, docente di archeologia all’Università Federico II di Napoli, nel descrivere il personaggio a Giuliana Tocco Sciarelli, già soprintendente ai Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento, aveva affermato che “quest’uomo ha le ali, bisogna metterlo in condizioni di volare e cercare di sensibilizzare il territorio verso le sue innovazioni, verso il suo estro artistico, facendo in modo che la gente riesca a cogliere le sue sollecitazioni”.

Nel concludere il suo intervento, il senatore declama infine alcuni versi di Karol Wojtyla, dedicati al mestiere dell’“Attore”, “che ben si adattano alla figura poliedrica e vulcanica di Nin” e che richiamano “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello: “Tanti sono cresciuti intorno a me, attraverso di me, si può dire da me. Sono divenuto come un gran alveo in cui scorre una forza il cui nome è uomo. Ma se anch’io sono un uomo, questa ressa degli altri non mi avrà in qualche modo distorto? Se sono divenuto ciascuno di loro, imperfettamente, rimanendo sempre troppo me stesso, quanto si salva di me? Quanto di me può guardarsi ora, già, senza paura?”.

A seguire l’intervento di Antonio Rizzo, docente e studioso di Ascea, che con l’ardore derivante dalla conoscenza diretta dell’artista e dalla partecipazione ai suoi spettacoli fa riflettere sul “modo nuovo di Nin di presentare le aree archeologiche ai fruitori, in particolare alla gente semplice, comune, analfabeta, che si era educata con il teatro della vita” e che lo Scolari riusciva ugualmente a coinvolgere nelle sue attività teatrali.

Poi, nello specifico, Rizzo rimanda al libro dello Scolari, che “contiene l’alfabeto delle norme che si attengono ad attore e regista” e, mosso dal suo spirito di insegnante e dalla sua naturale inclinazione al docere, si concentra in particolare su un’indicazione che Nin offre alla scuola e al mondo dell’insegnamento in generale: “La scuola deve superare le regole, deve porsi al di là dei saperi e cogliere le novità”.

Breve ma incisivo anche l’intervento di Nello Rizzo, Assessore alla Cultura del Comune di Ascea, secondo il quale “Nin Scolari, con la sua apertura mentale, ci ha fatto vedere i nostri luoghi con un altro spirito, con l’occhio di chi scopre e non guarda alle cose con abitudine”.

In conclusione, l’assessore cita una frase del retrocopertina del libro: “Per dare vita ad un atto creativo l’attore deve avere il coraggio di penetrare se stesso e strappare le maschere dietro cui si nasconde, ogni giorno deve sfidarsi per arrivare a svelare ciò che è celato” e invita tutti ad “affrontare la vita con spirito creativo”.

Più specifico, invece, l’intervento della Tocco Sciarelli, che ha conosciuto personalmente Nin negli anni in cui dirigeva la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento.

“Nin – afferma la Tocco – è rimasto immediatamente colpito dalla forza rappresentativa dello scorrere del tempo e delle stratificazioni romane di Velia ed è proprio a Velia che ha avuto il primo contatto con i luoghi del mito, i siti archeologici della Magna Grecia.”

Dopo aver accennato alla “forza dell’ardore che animava Nin e che deve ispirare l’attore”, la Tocco ripercorre brevemente l’attività teatrale dello Scolari a Velia, ricordando la sua prima rappresentazione “La biblioteca nel tempo”: “uno spettacolo itinerante che doveva svolgersi per quattro ore in un andamento crescente, un’acmé, verso l’acropoli di Velia”; “uno spettacolo di grande suggestione e di grande affluenza, anche di persone non dotte”; “uno spettacolo con cui Nin ha inaugurato un nuovo modo di fare teatro, un teatro di ricerca, ruotante attorno al tema dell’uomo nuovo, che scandisce i momenti più significativi della storia umana… Un teatro che vuole misurarsi con l’impossibile”.

Velia, dunque, come prima tappa di un percorso di valorizzazione dei siti archeologici della Magna Grecia, i cosiddetti “luoghi del mito”, a proposito dei quali la Tocco ricorda le parole di Nin, in una lettera a lei stessa indirizzata dopo l’incontro con Velia e la sua prima esperienza teatrale negli scavi di Elea: “I siti archeologici non sono vasi vuoti da riempire, contengono vite, energie inaspettate, nulla riuscirà a spegnere queste forze. Ogni sito ti racconta la sua vita se hai orecchi abbastanza tesi per intenderla”.    

Infine la relatrice fa riferimento al libro di Nin, analizzando il passo in cui il regista mette in connessione le figure dell’archeologo e dell’attore, accomunati dalle medesime qualità morali: l’ardore, la curiosità che induce a voler “scoprire l’altra faccia della Luna”, il rigore, la fatica, in una “logica dell’ostrica” che, “partendo dal dolore generato dal granello di sabbia che entra in contatto con il mollusco, conduce alla gioia procurata dal formarsi della perla”. 

In conclusione la Tocco sintetizza il suo intervento, descrivendo Nin come un artista “animato dall’ardore di costruire, ma pronto a ripercorrere il suo sogno”, all’interno di quel “teatrocontinuo che è la vita e che Nin ha voluto creare”.

Gli ultimi due interventi sono di Pasquale Persico, presidente della Fondazione Alario per Elea Velia onlus, e di Luciana Roma, attrice di Teatrocontinuo e compagna di vita dello Scolari.

Persico, alludendo alla città di Velia e al titolo di un suo libro, apre il suo intervento confessando che se avesse conosciuto personalmente Nin Scolari gli avrebbe sicuramente chiesto: “Perché è scomparsa una città?”, certo che il fondatore di Teatrocontinuo “avrebbe aiutato un economista come me a uscire dalla disciplina e ad affrontare temi più complessi e propri di altri ambiti”, in virtù del suo “furore o ardore per la ricerca”.

A tal proposito il presidente della Fondazione Alario traccia un immaginario filo conduttore tra l’attività dello Scolari e quella della Fondazione Alario che “riprende questi temi e cerca di moltiplicare i laboratori di ricerca nel parco, perché la ricerca è fondamentale per capire dove stiamo andando e per approdare a quella speranza dell’improbabile, parlando sempre nella mia ottica di economista, tanto cara a Nin e al suo teatrocontinuo, che in realtà ricerca la discontinuità e non la continuità della vita”.

Per concludere il suo intervento Persico, con provocazione, lancia una sfida ai seguaci dello Scolari, invitandoli ad aderire al progetto “Un anno di silenzio”, “in realtà un anno di vitalità dedicato alla rinascita di personaggi vivi o scomparsi, tra i quali potrebbe essere inserito anche Nin, che sono forniti di una stanza in Fondazione e di un indirizzo e-mail che può essere utilizzato per mettersi in contatto con loro”.

In ultimo Luciana Roma, trattenendo a stento la commozione, ripercorre brevemente l’incontro di Nin con l’area archeologica di Elea-Velia, con la Fondazione Alario e con Ubaldo Scassellati, primo presidente della Fondazione Alario recentemente scomparso, per poi soffermarsi sull’attività formativa e pedagogica del suo compagno: “Nin amava l’insegnamento, il trasmettere la pedagogia e il sapere sulla vita, che solo un maestro ti può dare, e si dedicava alla formazione dei più piccoli, attività parallela di Teatrocontinuo”.

“Era fortemente convinto – continua l’attrice – dell’importanza formativa del teatro e credeva possibile la trasmissione della vita attraverso il teatro: questa era la sua ragione di vita”.

A questo punto subentra Giorgio, collaboratore di Nin nella sua attività di formazione dei bambini attraverso il teatro, il quale confessa di “aver ereditato da Nin la passione per la pedagogia, intesa tuttavia come scambio: ci sono delle grandissime genialità nei piccoli, che se noi siamo in grado di cogliere ci arricchiscono notevolmente, in uno scambio reciproco”.

Poi, sorprendendo il pubblico e collegandosi a quest’ultimo concetto, cardine del pensiero totale dell’opera dello Scolari, intona il suo “Giro giro tondo, cambia il mondo”, lasciando tutti noi come bambini stupiti.

“Non insegnate ai bambini, non divulgate illusioni sociali, non gli riempite il futuro di vecchi ideali. L’unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura. Non esaltate il talento che è sempre più spento, non li avviate al bel canto, al teatro, alla danza… Ma se proprio volete raccontategli il sogno di un’antica speranza. Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all’amore il resto è niente. Giro giro tondo cambia il mondo”.

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