Pedofilia: il gioco del lupo cattivo di suor Soledad. L’intervista (parte II)

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Pedofilia: il gioco del lupo cattivo di suor Soledad. L’intervista (parte II)

Otto anni di reclusione per suor Soledad: è questa la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Vallo della Lucania per atti sessuali compiuti su circa 30 bambini dell’istituto religioso Santa Teresa di Vallo. La sentenza è il frutto di un lungo inter processuale che ha visti sottoposti a lunghe perizie circa duecento testimoni.

Giornale del Cilento ha incontrato Marianna Vallone, psicoterapeuta relazionale presso l’Istituto italiano di psicoterapia relazionale di Roma, per conoscere ed approfondire uno dei casi che ha colpito maggiormanente l’opinione pubblica cilentana.

L’intervista.

Dottoressa, prima di addentrarci sul caso specifico di cronaca ci potrebbe aiutare a comprendere cos’è in realtà la pedofilia e chi è il pedofilo?
La pedofilia  rientra nella categoria dei disturbi sessuali e dell’identità di genere, tra le Parafilie. Il termine pedofilia deriva dal greco pais, paidos (bambino) e philìa (amicizia, affetto) e significa letteralmente “amore per i bambini”. Non si tratta però di una predisposizione naturale dell’adulto verso il bambino, ma di fantasie sessuali ricorrenti e altamente eccitanti, impulsi sessuali o comportamenti che implicano attività sessuale con bambini prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli) e per un periodo non inferiore a sei mesi.

Il pedofilo, per esser definito tale, deve avere almeno 16 anni e almeno 5 anni in più rispetto al bambino o ai bambini vittime di pedofilia. Non esiste un pedofilo-tipo, esistono invece tanti tipi di pedofili; questi soggetti, infatti, possono essere anziani, adulti o ragazzi, colti o ignoranti, omosessuali o eterosessuali, celibi o sposati. Il pedofilo, in genere, ha tra i 30 e i 40 anni, appartiene a tutte le classi sociali ed è sovente un amico di famiglia, un insegnante o un parente, è quindi spesso una persona di cui la vittima si fida.

Quali sono i campanelli d’allarme che un bimbo trasmette per chiedere aiuto?
Senza dubbio, possono essere definiti campanelli d’allarme tutti i cambiamenti cognitivi, affettivi e comportamentali improvvisi del bambino e non legati a situazioni ed eventi riscontrabili che, nonostante le ripetute rassicurazioni dell’adulto, non cessano.

Nei bambini fino a sei anni emergono frequentemente disturbi del sonno, disturbi della condotta alimentare, dolori fisici, cefalee e dolori addominali, paure immotivate, rifiuto di mostrare il proprio corpo, pianto, crisi di rabbia, isolamento, interessi sessuali non proporzionati all’età. Nei bambini più grandi invece possono presentarsi anche  comportamenti sessuali promiscui, depressione e isolamento, difficoltà scolastiche, fughe da casa, oppositivita’, irritabilità e provocatorietà.

Importante è analizzare i giochi dei bambini, nei quali questi tendono a diventare sessualmente aggressivi, e i loro disegni.

Qual è il modo migliore per consentire ad un bimbo abusato di poter parlare?
Nel caso di sospetto di abuso, il modo migliore e più funzionale per aiutare il bambino a esprimere l’accaduto è quello di rassicurarlo affettuosamente, aiutandolo a capire che lui non ha nessuna colpa di quanto accaduto. I minori vittime di abuso, infatti, spesso si sentono responsabili e per tal motivo si sentono in colpa, si vergognano, si preoccupano che gli altri si adirino per quanto accaduto o non gli credano e tutti questi timori possono accentuare la volontà di chiudersi in se stessi e non parlare liberamente.

È importante non suggestionare il bambino e fare attenzione a non suggerirgli eventi di cui non si ha la certezza e che potrebbero non essere mai accaduti. E’ importante chiedere subito aiuto ad uno psicologo infantile.

Il gioco del lupo, i pedofili sono soliti utilizzare giochi o comunque formule ludiche per attirare i più piccoli. Per sommi capi, quale il modus operandi?
Il pedofilo quasi mai è un violentatore, infatti difficilmente costringe o obbliga il/la minore; più spesso mette in atto un vero e proprio gioco di seduzione mirato a circuirlo e a garantirsi la sua collaborazione e il suo silenzio.

L’abusante ricorre sovente a modalità persuasive strettamente legate all’età del bambino: usa fargli regali senza un motivo; adotta con la vittima un comportamento altamente comprensivo, tale da identificarsi con l’adulto buono; accusa gli altri di essere malvagi e violenti; cerca ogni pretesto per rimanere solo con il bambino; si sostituisce a coloro che si prendono cura del piccolo, riuscendo a essere loro utile; fornisce attenzioni esagerate al bambino e lo seduce col gioco.
E’ proprio per questi motivi che, anche una volta diventate adulte, le vittime non trovano il coraggio di denunciare il pedofilo. Alla base vi sono forti sensi di colpa a e di vergogna.

Entrando nel merito del caso di suor Soledad le chiedo: circa trenta bambini tutti raccontano con dovizia di dettagli di violenze subite; il criminologo Francesco Bruno sostiene che i bambini tra i 3 e i 5 anni sono suggestionabili non riuscendo a discernere fatti da emozioni. Lei cosa ne pensa?
È senza dubbio vero che i bambini siano più suggestionabili degli adulti, soprattutto se colui che pone le domande viene visto come una persona “autorevole”. Tuttavia molti studi mostrano anche che il ricordo libero di bambini anche molto piccoli (ossia il ricordo sollecitato da domande generiche e non da domande specifiche) può essere accurato tanto quanto il ricordo dell’adulto, seppur più povero di dettagli.

Io credo che se tanti bambini riferiscono spontaneamente eventi con dettagli simili, se tanti bambini utilizzano gli stessi nomi per indicare attività e giochi e se hanno anche conoscenze sessuali non adeguate alla loro età, allora è assolutamente necessario indagare su tali fatti, avvalendosi però dell’aiuto di professionisti in grado di analizzare oltre all’accuratezza e alla credibilità del racconto, anche e soprattutto i vissuti del bambino, attraverso soprattutto giochi e disegni. La psicologia della testimonianza ci insegna che maggiore è il numero di persone che fanno domande alla vittima, maggiori sono le probabilità che i ricordi vengano elaborati e alterati.

Indipendentemente dall’effettivo verificarsi del fatto, ritengo che questi bambini vadano, soprattutto nella fase di indagine, tutelati dagli interrogatori ripetuti, in quanto questi potrebbero causare un effetto di vittimizzazione secondaria: questi bambini potrebbero essere le vittime di un grave abuso, perchè devono essere anche le vittime di un sistema giudiziario non accorto?

Caso Soledad: in quanto tempo un bambino di quell’età potrà superare un trauma di tali proporzioni?
Non è possibile stabilire un tempo entro cui cesseranno le conseguenze di un abuso sessuale; molte infatti sono le variabili in gioco. Particolare importanza hanno però i cosiddetti “fattori protettivi”, ossia tutti quei fattori individuali e sociali che permettono al bambino di fronteggiare con successo gli effetti negativi dell’abuso. Tra i fattori protettivi individuali vi sono l’intelligenza, la buona stima di se stesso, il successo scolastico, la precoce maturità, le strategie di coping; tra i fattori sociali invece rilevanti risultano essere il sostegno parentale, quello dei fratelli, un buon funzionamento familiare e il supporto extra-familiare.

Quali le ripercussioni sull’adulto di domani?
Molte purtroppo sono le conseguenze a lungo termine di un abuso sessuale. Tuttavia queste sono tanto maggiori quanto più: il maltrattamento resta sommerso e non è individuato; il maltrattamento è ripetuto nel tempo; la risposta di protezione alla vittima nel suo ambiente familiare o sociale ritarda; il vissuto traumatico resta non espresso o non elaborato; la dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima e il soggetto maltrattante è forte; il legame tra la vittima e il soggetto maltrattante è di tipo familiare.

Gli effetti dell’abuso dipendono anche dalla capacità di resilienza del bambino, ossia dalla sua capacità di rispondere agli eventi traumatici in maniera positiva.

E’ possibile “fare prevenzione”?
Certo! La prevenzione è necessaria ed è la strada migliore per ridurre gli innumerevoli casi di abuso su minori. E’ importante insegnare ai bambini a dire sempre dove vanno e con chi, insegnare a non parlare con gli estranei e di non seguirli, insegnare a dire sempre “no” a chi li vuole toccare in un modo che a loro non piace (un abusante normalmente si ferma davanti ad un “no” perché ha paura di essere scoperto) e di raccontare sempre ai genitori se qualcuno, anche se parenti o conoscenti, li ha toccati in un modo che a loro non è piaciuto. È importante altresì spiegare ai bambini che il loro corpo è “solo loro” e quali parti sono intime. 

I bambini devono sapere che possono contare sui genitori, sempre e qualunque cosa accada.

E’ indispensabile affinare un atteggiamento recettivo nei confronti dei bambini, dei loro vissuti e delle loro manifestazioni (pensieri, emozioni, comportamenti) per prevenire situazioni di rischio e anche per cogliere eventuali stati di malessere, in modo da poter richiedere tempestivamente un valido aiuto.

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