Alfieri, il gip conferma i domiciliari: «Rischio inquinamento prove»
| di Luigi Martino
La giustizia non fa sconti nel caso che coinvolge l’ex presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, e altri quattro indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la pubblica illuminazione. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vallo della Lucania ha confermato le misure cautelari degli arresti domiciliari, accogliendo la richiesta avanzata dal procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, attraverso il sostituto Roberto Rotondo.
La decisione arriva a pochi giorni dalla scadenza dei termini previsti dopo la pronuncia del Riesame. Secondo il giudice, sussistono ancora “gravi esigenze cautelari” legate al concreto pericolo di inquinamento delle prove. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Salerno, ci sono presunti illeciti negli appalti del Comune di Capaccio Paestum, con ramificazioni che coinvolgerebbero anche la società “Devit” e i suoi rappresentanti.
Oltre ad Alfieri, restano ai domiciliari la sorella dell’attuale sindaco di Capaccio, Anna Campanile, l’ex assessore comunale Vittorio De Rosa, il funzionario Alfonso D’Aiuto e l’imprenditore Angelo Iannuzzi. Per gli inquirenti, il gruppo avrebbe favorito un sistema clientelare negli appalti per l’illuminazione pubblica, influenzando gare e assegnazioni in un contesto di potenziale controllo politico-amministrativo.
Il giudice ha evidenziato la possibilità che, se in libertà, gli indagati possano alterare il quadro probatorio o reiterare condotte simili, considerata la rete di relazioni e il peso rivestito nelle amministrazioni locali. Le indagini, infatti, proseguono anche su altri appalti in corso che vedrebbero coinvolto il Comune di Capaccio Paestum e non si esclude l’emergere di ulteriori responsabilità.
Il provvedimento rilancia dunque l’attenzione su un’indagine che, secondo gli inquirenti, potrebbe disvelare un sistema esteso di gestione illecita degli appalti pubblici nella zona del Cilento.
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