Amore e sessualità con Rino Mele all’Incartata di Calvanico

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Amore e sessualità con Rino Mele all’Incartata di Calvanico

Metti una sera d’agosto, sotto un ciliegio maestoso, sull’aia per sedersi delle balle di fieno a mo’ di anfiteatro. Metti una sera d’agosto, accarezzati da un’aria frizzantina, che il contastorie valdianese si mette a parlare di “sessualità e amore”, novello Freud cui sembra lontanamente somigliare per la barba e per l’aura di saggezza che lo circonda; metti che ogni tanto il contastorie debba fermarsi perché il ciuccio cilentano fa sentire potente la sua voce, subito imitato da un coro di oche ciarliere, quelle però non sono cilentane, forse sono del posto. Metti il contadino, membro di spicco della Cumparete, che corre di qua e di là ad accogliere, a salutare a sistemare fili e cavetti…

Non è l’inizio di una parodia. Tutt’altro è la descrizione di una piacevolissima serata tenutasi alla Residenza Rurale Incartata a Calvanico, gestita e curata dal giovane che è riuscito a realizzare un’oasi all’insegna del “recupero dell’arcaico”, come dimostra la storia dell’asino, anzi del ciuccio cilentano, della coltivazione e molitura dei grani antichi secondo le regole “antiche”, perché Michele Sica il Bosconauta è un amico e fondatore della Cumparete, è uno che partecipa attivamente a tutto il lavoro con la Cooperativa “Terra di Resilienza”, è uno che si fa ogni anno prima il #Campdigrano e poi il Palio del Grano. A questo punto è bene precisare che quest’anno il #Campdigrano 2017 è partito proprio dall’Incartata, con 2 palloni aerostatici che simbolicamente si sono alzati in volo con i grani da portare a Caselle in Pittari – #Cip – dove il giorno successivo avevano inizio i lavori legati alla settimana del grano di #Campdigrano.

Ebbene, proprio in quell’aia, sotto il ciliegio, si è raccolto l’uditorio riunitosi per ascoltare il prof. Rino Mele – uomo di grande statura morale e culturale, che non ha bisogno di presentazioni – che ha parlato di “Sessualità e Amore”. Tema interessante, che si presta a tante interpretazioni e variazioni, reso magistrale dal professore – che vanta le sue origini in un piccolo comune del Vallo di Diano. Rino Mele con grande disinvoltura e sapienza ha discorso di queste “nugae”, così Catullo definisce i suoi Carmi brevi che parlano d’amore, sciocchezze, un argomento disimpegnato che descrive però tutte le fasi di questo sentimento chiamato amore; si passa dai versi del 5 Carme (Vivamus, mea Lesbia, atque amemus – Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo) al carme 82 di “Odi et amo…” passando per il carme 7: “(Mi) chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci / bastino per saziare la mia voglia di te”.

La letteratura è piena di immagini di alta poesia, non a caso noi abbiamo costruito un immaginario fatto di sensazioni “dolci” legate all’amore, di contro siamo abituati a considerare la sessualità qualcosa di sporco, di cattivo. Secondo Rino Mele oggi l’amore più che con il senso di donazione ha a che fare con il senso di possesso, di cattura. Guidi Cavalcanti nel ‘200 definisce l’amore un accidente “qualcosa che si aggiunge” per generosità nei confronti dell’altro, come ha fatto Francesco d’Assisi che ha lasciato tutto – si è spogliato delle sue vesti – per non possedere e vivere d’amore vero. Per Freud amare è guardare, rispettare, impoverirsi e arricchirsi dell’altro. Già sul finire dell’XII sec., Andrea Cappellano nel suo trattato “De amore” fissava le norme e i canoni dell’amore cortese. Secondo la definizione del Fin’Amor, l’amore perfetto porta al perfezionamento morale, esso coincide con l’ideale cavalleresco della cortesia, intesa come generosità e gentilezza: “Che cosa meravigliosa è l’amore che fa splendere l’uomo di tante virtù e gli insegna ad avere tanti buoni costumi”.

Dobbiamo tornare all’ingenuità dei bambini che “accettano” la sessualità con grande naturalezza e spontaneità. Fermiamoci ad osservare 2 bambini, un maschietto e una femminuccia, che giocano fra loro, che si guardano, si toccano, si vedono diversi ma questa diversità è “naturale”. Poi crescendo quei giochi innocenti i grandi li considerano sporchi, peccaminosi, e allora le nudità, soprattutto quelle femminili, vanno coperte, nascoste: si è perso il vero senso della sessualità. Purtroppo oggi non abbiamo quella leggerezza che dovrebbe essere tipica del piacere, perché il piacere è la lieve carezza del vento sulla mano, questo leggero contatto è sempre di natura sessuale. Basterebbe – semplicemente – voler bene per arrivare alla vera dimensione della sessualità, il concetto, in qualche modo, lo ha esplicitato anche Leopardi. “Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili, ma ho bisogno di amore”, l’amore leopardiano è desiderio infinito, l’illusione che trascende nella “ricordanza”.

Sessualità e amore. L’argomento nel suo significato primigenio si attaglia alla perfezione con il relatore e con il padrone di casa, quel contastorie valdianese e quel cumpare contadino descritti agli inizi. Il prof. Mele ha parole di grande affetto e stima per Michele Sica, nel dopocena racconta di aver visto nascere l’Incartata, dove ha presentato anche la traduzione del libro IV dell’Eneide. Il lavoro di ricerca portato avanti da Michele è sicuramente una forma d’amore, il recupero dell’arcaico, testimoniato dalla presenza del ciuccio cilentano Nando proveniente da Pruno di Laurino, per assaporare e apprezzare i valori semplici e di amicizia tra le persone e le terre attraversate fino all’università prima e a Calvanico poi, preferendo il punto di vista lento del procedere a piedi a passo d’asino per vivere il territorio come esso merita, in una sorta di viaggio-viatico. In questo luogo si riesce ad apprezzare l’autenticità, categoria che fa da spunto a ogni ricerca che abbia un senso. Allo stesso tempo l’autenticità è pericolosa perché ognuno di noi può ricondurre a preconcetti il significato del termine, non dimentichiamo che le forme di razzismo riconducono tutte alla purezza … È importante applicare le regole della cultura orizzontale, che anche in minima parte contiene significati profondi e riesce ad annullare il rapporto di discordanza. Parlare non significa quello che io so, ma quello che tu attraverso la mia voce già sai e cerchi di raggiungere.

Parlare è sicuramente un esercizio di estrema difficoltà, l’argomento della serata, tema di grandi equivoci, è riuscito ad allontanare l’ineluttabilità di quei nodi fra i quali la concezione che si tratti di una forma carnale di comunione.

Dedichiamoci adesso agli altri protagonisti. Nando il ciuccio è figlio dell’asina Stellina, molto cara ad Angelo Avagliano – l’ideatore della Ciucciopolitana, inventore del motto “Attacca lu patrone addo vole a lu ciuccio”, a significare il connubio della tradizione contadina e pastorale con i temi della ruralità contemporanea, intesa come decrescita lenta e felice – che alla sua morte, l’ha scuoiata e con la sua pelle ha rivestito una tammorra. Tornando a Nando, il ciuccio, ha percorso insieme a Michele Sica in 10 giorni di cammino a piedi il tragitto fino all’Università di Fisciano. Siamo ai tempi dell’elezione del rettore, ai candidati fu chiesto di esporre in piazza del Sapere alla presenza di Nando il loro programma di governo; la provocazione, se così vogliamo chiamarla, fu raccolta solo dal prof. Pasquale Persico, grande economista illuminato e profondo conoscitore del territorio. Nando ha poi avuto il privilegio di essere intervistato alla radio dell’università, riscuotendo grande successo. L’asino è un animale saggio cha ha subìto tutte le angherie dall’uomo, ha tutto il diritto di essere considerato alla pari, un compagno di viaggio, capace di suggerire il suo punto di vista di fruizione del territorio, integrato e sostenibile.

Riscoperta e valorizzazione delle tradizioni e del sapere degli anziani: questi i capisaldi di Michele Sica, base del recupero di quello “spirito del tempo” che l’antropologo Vito Teti chiama la “Restanza”, perché restare è un fatto di coraggio, significa custodire il proprio luogo di appartenenza, averne riguardo, attenzione, sensibilità; significa non dimenticare la lezione impartita dai nonni. Il nonno ha avuto grande influenza nelle scelte di vita di Michele, giovane con grandi capacità che ha deciso di investire il suo futuro nella sua terra; il nonno gli ha trasmesso il rispetto per il lavoro, per gli attrezzi che si usano, per i frutti che la terra produce. Restare vuol dire dare un senso nuovo ai propri luoghi, restituirli a nuova vita ricordando il passato. Ed ecco che alla Residenza Rurale ’Incartata a S. Martino la commemorazione del rito degli antenati diventa lo spunto per rafforzare la consapevolezza che coltivare quei talenti “etici” di chi ha capito che in questi luoghi “abbandonati” ci sono nuove opportunità, dei modelli e stili di vita che li rendono vivibili. Coltivare questi talenti è l’unica azione che può salvare il mondo. Riaffermare quel retroterra culturale e rurale significa imparare a riconoscere le erbe spontanee (sul sito www.casedelleerbe.it è riportata la mappatura delle erbe presenti in Italia, per la provincia di Salerno è presente la Residenza Rurale Incartata dal 2013), i frutti dimenticati, applicare i principi dell’agricoltura integrata con l’uso di concime animale.

Che sia tutto questo il vero significato di Sessualità e Amore?

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