Pianificazione debole e solitudine dei sindaci. Tutto cambia perché nulla cambi

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Pianificazione debole e solitudine dei sindaci. Tutto cambia perché nulla cambi

Ieri 11 marzo presso la Fondazione Alario ad Ascea, si è svolto l’incontro dal Titolo “Pianificazione debole e solitudine dei sindaci”.  Il programma dei lavori ha visto i saluti istituzionali del sindaco di Ascea Mario Rizzo; dell’ assessore ai Lavori pubblici della provincia di Salerno Marcello Feola, del presidente Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Amilcare Troiano e del presidente ANCE Salerno Antonio Lombardi.
Una serie di successivi interventi tecnici (arch. Iole Giarletta direttore del LAMAV, dott. ssa Maria Adinolfi dirigente e coordinatrice A.G.C. Governo del territorio Regione Campania, arch. Catello Bonadia dirigente settore urbanistica e governo del territorio Provincia di Salerno; arch. Roberto Monaco e arch. Lucia De Santis, consulenti ANCE Salerno) coordinati dal prof. Pasquale Persico.

Una serie di riflessioni sulla pianificazione territoriale che ha lasciato una serie di perplessità sulle competenze e le responsabilità per un settore che vive una profonda crisi tra piano e progetto, tra programmazione e regolamentazione, tra abusivismo e frammentazione, tra economia e politica, determinando una condizione di caos territoriale senza pari e sotto gli occhi di tutti. Lo stesso presidente del parco Amilcare Troiano ha dovuto sostenere che esistono zone del parco “che non hanno ne identità e ne un’anima”,
nel mentre la Soprintendenza, in difesa, evidenzia che le amministrazioni comunali cercano di sottrarsi ad una ormai antistorica e pervasiva invasione di campo senza riflettere su quanto sia meglio svolgere il ruolo di promozione e crescita della responsabilità territoriale sulla tutela e conservazione dei beni culturali.
Mi è sembrato di assistere ad una confusa e ancora incerta visione della “governance” territoriale che come ha giustamente affermato il prof. Persico vede un sempre maggiore interesse economico sopravanzare sulle scelte della politica e l’isolamento simbolico dei sindaci a riaffermare una vecchia massima sempre attuale “dividi ed impera”.

Manca lo scenario e la condivisione di un progetto organico di ripartenza e gli strumenti in campo ottenuti con grande sforzo e impegno di fondi pubblici,  vengono già messi in dubbio pur detenendo un bagaglio di conoscenze e di alto profilo scientifico e programmatico.  Mi sono chiesto più volte,  durante l’incontro,  quanti degli intervenuti hanno mai letto quei documenti e quelle programmazioni, nell’imminenza dei tanti impegni ed interessi contingenti, che appaiono prevalenti sull’interesse di programmazione che richiede non solo uno sforzo di consapevolezza, ma anche una autorevole capacità di indirizzo e governo.

Viviamo una stagione mediatica di immagine e spot,  nella quale i contenuti passano in secondo piano e ogni sentire comune diventa imperativo d’ordine e non auspicio di governance. Per chiarire,  pare che chi ci governa sia più interessato a controllare il consenso  che avere la consapevole di operare per il bene del territorio che amministra. Lo sforzo “educativo” dell’incontro non ha avuto i suoi effetti, cosi come il rispetto per un processo, che pare non avere storia e memoria, rapidamente riclassificato nel controllo dell’alto in basso a scapito – sempre – della partecipazione dei cittadini alle scelte per il proprio futuro.

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