Delitto Vassallo, dna scagiona «brasiliano»

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Delitto Vassallo, dna scagiona «brasiliano»

Per la seconda volta in sette anni l’esame del dna scagionerebbe Bruno Humberto Damiani dal sospetto di essere l’assassino del sindaco pescatore di Pollica Angelo Vassallo. La notizia è apparsa sull’edizione online de ‘Il Mattino di Salerno’. Il condizionale – si legge – è d’obbligo perché il suo legale di fiducia, l’avvocato Michele Sarno, attende il deposito ufficiale degli atti prima di chiedere alla procura della Repubblica di Salerno la cancellazione del nome del proprio assistito dal registro degli indagati. Nel corso degli ultimi anni accanto al suo nome ne sono stati accostati altri tre, sulla cui identità c’è al momento il più stretto riserbo. Il giovane di origini italo-brasiliane – di qui il soprannome de «’o brasilian» – è stato da subito ritenuto una pedina importante per far luce su quanto accaduto al sindaco Vassallo. I carabinieri fin dalle prime ore dopo l’omicidio, avvenuto il 5 settembre del 2010, lo avevano individuato quale possibile autore materiale o, comunque, come colui che poteva essere a conoscenza di quanto accaduto e di cosa abbia potuto scatenare la condanna a morte del primo cittadino. Tant’è che, dopo il ritrovamento del cadavere nell’auto, a pochi metri da casa della vittima, il brasiliano fu subito sottoposto prima all’esame dello stube e poi a quello del dna.

Entrambi diedero esito negativo. Sei mesi fa, però, su disposizione della procura, alcuni esperti si presentarono nel carcere di Secondigliano (dove il giovane è detenuto per altri reati legati allo spaccio di droga e per espiare una pena per una tentata estorsione al mercato ittico di Salerno) per sottoporlo nuovamente l’esame del dna. Molto prima, quindi, che fosse disposto dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e dal pm Marco Colamonici lo stesso accertamento su altre 94 persone di Pollica, e soprattutto della frazione marina di Acciaroli dove Angelo Vassallo aveva trascorso le sue ultime ore di vita. Accertamenti sul dna il cui esito dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.

Insomma, a sette anni da quella notte le indagini proseguono senza sosta. Almeno fino agli inizi del prossimo anno quando scadrà la proroga concessa. Per quella data la speranza è che gli inquirenti possano avere tra le mani qualcosa di più concreto. A luglio scorso Damiani è stato interrogato nuovamente dai magistrati: per la quinta volta da quando è rientrato dalla Colombia. Pochi giorni dopo l’omicidio, infatti, il giovane – che non era formalmente indagato – andò in Brasile e lì fece perdere le proprie tracce fino a quando non fu individuato in Colombia, arrestato e poi estradato su richiesta della procura di Salerno la quale, proprio partendo dall’omicidio Vassallo, aveva nel frattempo portato alla luce un traffico di droga nel Cilento per il quale Bruno Humberto aveva delle responsabilità.

Ora, nel corso dell’ultimo interrogatorio, avrebbe fornito ulteriori chiarimenti agli inquirenti sulla base di nuovi esiti investigativi. In precedenza i magistrati avevano ripetutamente posto a Damiani sempre la stessa domanda. Ovvero, se avesse del rancore nei confronti di Vassallo. E lui avrebbe fornito sempre la stessa risposta: «Non potevo avere rancore per una persona con la quale non ho mai avuto rapporti». La versione di Bruno Humberto è sempre stata la stessa: conosceva Vassallo, lo aveva incrociato qualche volta ma non aveva mai scambiato alcuna parola se non un formale saluto. Dalle indagini, invece, risulterebbe che qualche giorno prima di morire Vassallo abbia avuto una violenta lite con alcuni giovani spacciatori sul porto e che, tra questi, vi fosse anche il brasiliano. 

Fonte: Il Mattino di Salerno

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