La ὕβϱις degli inglesi e la grande lezione di civiltà degli Azzurri

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La ὕβϱις degli inglesi e la grande lezione di civiltà degli Azzurri

Gli dei puniscono chi si veste di hibrys, quella orgogliosa, ostentata tracotanza che porta ad una presunzione di potenza e a ribellarsi contro un ordine costituito, sia divino che umano.  La sperimentò anche Ulisse la punizione divina, quando osò sfidare gli dei con il suo tracotante “folle volo”, oltrepassando le invalicabili colonne d’Ercole, il “non plus ultra” che in ognuno di noi segna il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. 

Gli inglesi ieri sera non sono stati solo protagonisti di tracotanza e superbia, a cominciare dai rappresentanti della casa reale, ma hanno sovvertito e violato, proprio loro a cui ingiustamente regaliamo il primato del fair play, i valori fondanti sui quali si basa l’humanitas della nostra civiltà occidentale.

In primis hanno calpestato con ignominia il valore dell’ospitalità, la xenìa, che nel mondo greco antico rappresenta un aspetto costitutivo della loro civiltà: per i greci ospitare e onorare lo straniero era una legge morale profondamente radicata, tant’ è che essa si reggeva su un sistema di prescrizioni e consuetudini non scritte, come
il rispetto del padrone di casa verso l’ospite e la consegna di un regalo d’addio da parte del padrone di casa all’ospite che andava via.

Gli inglesi hanno dimostrato di disdegnare anche un altro grande principio, quello del valore sacro ed educativo dello sport. Durante i giochi panellenici, cessava ogni ostilità e rivalità tra le poleis greche, i vincitori delle gare divenivano oggetto di ammirazione, immortalati in poemi e statue e fregiati di una corona di ulivo che da allora assunse il valore iconografico ed universale di pace.

Per queste ed altre ragioni, come l’oltraggio alla nostra bandiera e al nostro Inno, a questi atleti che si tolgono la medaglia d’argento dal collo con gesto di profondo spregio, andrebbe tolto senza pietà ed ipocrisia anche il secondo posto.

La vittoria degli Azzurri agli europei è motivo di grande orgoglio nazionale e letta tra le righe, occasione di una lezione di civiltà e di speranza per noi italiani divisivi, polemici e disfattisti su ogni fronte ma che quando sappiamo fare squadra, dimostriamo di essere sempre i primi.

A noi questo sofferto Campionato europeo lascia senza dubbio un profondo senso di orgoglio e di ritrovata speranza per il nostro Paese, ma anche due esempi a cui fare riferimento: il vero, innato fair play dei nostri giovani atleti, che non hanno risposto alle insistenti provocazioni degli inglesi, e il discorso del vincitore morale di questo campionato, Luis Enrique, allenatore della Spagna, che  durante la conferenza stampa dopo il ko con l’Italia, ha pronunciato parole incancellabili: “Sono stanco di vedere le lacrime nei tornei di ragazzi o bambini, non so perché piangano. Devi iniziare a gestire la sconfitta, a congratularti con il tuo avversario e insegnare ai bambini a non piangere. Devi alzarti e congratularti con il vincitore”.

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