Omicidio Vassallo, figlio: «Archiviazione indagine è sconfitta»

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Omicidio Vassallo, figlio: «Archiviazione indagine è sconfitta»

Amarezza. È questa la parola che Antonio Vassallo pronuncia più spesso mentre parliamo dell’imminente archiviazione delle indagini relative all’omicidio del padre, Angelo, sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre del 2010 con una raffica di colpi di pistola mentre rientrava a casa, nel suo Cilento. Succederà a fine febbraio, quando scadranno i termini dell’inchiesta della Procura di Salerno, se da esami balistici e prove del Dna non emergeranno nuovi elementi utili a proseguire le indagini per dare un nome e un volto a chi sette anni e mezzo fa ha spezzato la vita del sindaco-pescatore.

«Ci siamo sempre fidati degli inquirenti che lavorano al caso – racconta all’agenzia di stampa Dire il figlio di Angelo, Antonio – Sapere che si possono fermare le indagini e’ una sconfitta per noi, la famiglia, ma anche per la comunità e per lo Stato, perchè non è stata resa giustizia alla vita di un uomo che quando è stato ucciso ricopriva un ruolo nello Stato». Sindaco di Pollica dal 2005, Angelo Vassallo aveva fatto della tutela dell’ambiente e del territorio una bandiera e una prassi amministrativa. Una perdita che ha segnato un taglio netto nella comunità cilentana di Pollica e Acciaroli, un prima e un dopo che difficilmente potrà sanarsi: «Il clima è cambiato, anche se spesso non si vuole ammettere – sottolinea Antonio – Ci siamo resi conto che oggi non viviamo più in quel paradiso che conoscevamo otto anni fa. Per far sì che il territorio vada avanti veramente bisogna dare verità e giustizia, capire cosa è successo per restituire serenità alla comunità. Non dobbiamo nasconderci dietro le difficoltà, ma affrontare il problema, che non è della famiglia o degli inquirenti, ma di chi magari non ha collaborato con le indagini. Non dimentichiamo che gli inquirenti in alcuni casi hanno parlato di omertà sul territorio».

Non esclude nessuna pista Antonio, neppure quella mafiosa: «Siamo convinti che in uno dei filoni di indagine possa esserci l’assassino, bisognerebbe solo ripercorrerli e approfondirli. Noi viviamo in un territorio distante dall’hinterland napoletano, riconosciuto come un territorio in cui è presente la camorra – precisa -. Però non escludiamo che ci possano essere legami con azioni criminali riconducibili a rami camorristici, perchè lo spaccio di droga, così come la lottizzazione del territorio, sono da sempre gestiti dalla criminalità organizzata». E proprio lo spaccio al porto di Acciaroli, frazione di Pollica, e le lottizzazioni dei privati in Cilento erano state le battaglie più combattute dal sindaco-pescatore nei suoi ultimi mandati. Un progetto di tutela del territorio che si è interrotto con il suo assassinio, che rischia di restare senza colpevoli.

«Le indagini sono state rallentate soprattutto da quanto avvenuto nella notte dell’omicidio. Ricordo bene quella notte, non c’è stata attenzione – racconta Antonio -. Vicino al luogo del delitto c’erano tantissime persone che toccavano la macchina di mio padre. E sappiamo benissimo che la prima cosa che bisognerebbe fare in questi casi e’ transennare e non fare avvicinare nessuno. Magari è stata colpa del fatto che chi lavorava in quella circostanza non sapeva come affrontare il problema, perchè viviamo in una realtà dove da decenni non si verificava un fatto del genere».

Cerca di darsi una spiegazione, Antonio, e sottolinea che la sua «non è una denuncia, ma la realtà dei fatti», rilevata dagli stessi inquirenti «che hanno detto più volte che quella notte non è stato fatto un buon lavoro». Cosi’ come restano dei dubbi su alcune deposizioni: «Non dimentico il fatto che qualcuno dopo aver rilasciato la propria deposizione, nei giorni successivi ha poi detto l’esatto contrario. Bisognerebbe capire perchè queste persone hanno raccontato due versioni diverse e andare più a fondo su questi personaggi». Trovare nuovi elementi scavando più a fondo, analizzando le deposizioni, ricostruendo ancora una volta la scena dell’omicidio. È questa la speranza di Antonio, che, nonostante la possibile imminente archiviazione, continua ad avere fiducia in una prossima riapertura delle indagini: «Cercheremo di ripercorrere tutta la storia per trovare nuovi elementi, ma noi familiari possiamo fare veramente poco – sottolinea -. Non credo che le nostre parole possano sensibilizzare gli omertosi. Quello che possiamo fare è fidarci degli inquirenti ed essere ottimisti, sperando che il materiale raccolto possa dare una svolta alle indagini».

E, sulla richiesta di istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul caso avanzata dalla fondazione Vassallo, Antonio ribadisce: «È giusto che la fondazione cerchi di fare qualcosa in più, anche attraverso la politica, per spronare la magistratura. Però penso che sia fondamentale essere ottimisti e fidarsi degli inquirenti. Anche se finora non sono riusciti a risolvere il caso, sono l’unico strumento che abbiamo per avere verità. Immaginare che da un giorno all’altro possano fermarsi o perdere qualsiasi motivazione o speranza e non poter andare avanti, rende il quadro molto più complicato. A quel punto possono dire di aver ammazzato papà per la seconda volta».

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