Referendum trivelle, il Vallo di Diano si mobilita per spiegare i perché del «Sì»

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Referendum trivelle, il Vallo di Diano si mobilita per spiegare i perché del «Sì»

Un incontro informativo organizzato dall’associazione Artis onlus in collaborazione con attivisti del M5S del comprensorio Vallo di Diano per spiegare le ragioni del Sì al referendum del 17 aprile. E’ quello che si terrà mercoledì 13 aprile alle ore 19.30, all’auditorium della parrocchia di Sant’Alfonso, in via Nazionale Padula Scalo. «Il dibattito non vuole limitarsi  a sensibilizzare i cittadini  del Vallo di Diano sull’importanza del referendum e sulla necessità di votare sì – spiegano gli organizzatori – ma piuttosto diventare occasione di dibattito utile a colmare la carenza d’informazione sui ‘Danni del Petrolio’, che vede coinvolte diverse regioni italiane,  in particolare le servilistiche amministrazioni meridionali, con il petrolio sullo sfondo, come grande protagonista della divisione del mondo del lavoro, del capitale, che determina poi questa crisi economica ed ambientale, le nostre sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze e insieme le condizioni di sudditanza delle magistrature e del nostro arrogante capitalismo».

L’incontro «vuole essere un’occasione per raccontare e discutere insieme di questi ‘buchi’ nel cuore del nostro Paese, – continuano – con numeri e fatti, del perché l’Italia è un paradiso per petrolieri, liberi di perforare la terra e fondali marini, con royalties più basse del mondo e con avallo di leggi ‘tolleranti’: un’economia sporca che ha portato pochi vantaggi al territorio, scarse le royalties agli enti locali, occupazione limitata ed infiniti lutti, per i lavoratori residenti e per l’ambiente, tra la costante paura d’incidenti ambientali ed un impressionante aumento di patologie tumorali, tutte conseguenze di una politica ‘fossile’ improntata al profitto delle multinazionali».

Durante il convegno si susseguiranno momenti di approfondimenti sulle implicazioni ed impatti connessi al petrolio e al gas naturale, nonché alle industrie che con esso lavorano, con particolare attenzione alle fasi industriali della ricerca, dell’estrazione e della dislocazione del petrolio, fino alle raffinerie, dove questo viene lavorato e poi diffuso in tanti diversi prodotti, molti dei quali sono definiti pericolosi. Alle indagini sui profili ambientali ed economici, si affianca quella relativa alle conseguenze sulla salute pubblica, per smentire una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la massimizzazione dei profitti, minimizzando i danni collaterali degli ecosistemi alterati e danneggiati dalla negligenza umana.

«Del resto è scientificamente dimostrato che in tale acqua e fanghi di perforazione vi sia radioattività dovuta sia ai minerali presenti nella roccia fratturata proveniente dalla crosta terrestre, estratta insieme al petrolio, sia dovuta a materiali addizionati nel processo di trivellazione ed estrazione, la cui natura è coperta da segreto industriale. – spiegano ancora – E’ facile prevedere che, se tali grosse quantità di acqua trattata in Centri non idonei risultassero contenenti radioisotopi, il passaggio di questi radioisotopi nella catena alimentare provocherebbe diverse patologie di difficile remissione, con profitti e risparmi fatti a spese dell’ambiente e sulla pelle della gente».

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