Sapri, pensionato morto con la testa spaccata: martedì la verità

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Sapri, pensionato morto con la testa spaccata: martedì la verità

Sono le 8 di domenica mattina. Al centralino dei carabinieri della compagnia di Sapri arriva una telefonata. Sono alcuni componenti della famiglia di Giuseppe Giudice, un pensionato di 67 anni che vive nella periferia della cittadina della Spigolatrice. Località ‘Timpone’ per l’esattezza. L’anziano è morto. La porta della villetta è spalancata, lui è riverso a terra in un lago di sangue con una ferita di almeno sette centimetri sul capo. A casa c’è sicuramente il genero e la nipote, poi arriva il resto dei familiari. Poco dopo giungono sul posto le forze dell’ordine con il capitano Emanuele Tamorri. Si cominciano a fare congetture e ipotesi. Nulla è certo, tutto da chiarire. 

La scoperta Vengono ascoltati in primis i familiari. Quelli che hanno dovuto assistere alla tragica scena del corpo senza vita di Giudice cosparso da un lago rosso. Collaborano, tutti insieme, alle indagini. Anche se, non possono dire molto, perchè affermano di «non sapere molto» visto che «non vedevano il 67enne almeno dal pomeriggio precedente al ritrovamento». Al ‘Timpone’ arriva anche una ambulanza. Il corpo viene coperto con un lenzuolo bianco e il medico legale, Adamo Maiese, effettua un primo esame esterno sul cadavere. L’uomo viveva solo nonostante fosse sposato e la moglie ancora in vita. Al primo piano della villetta, invece, ci abita il resto dei familiari.

Omicidio o caduta accidentale? Le due ipotesi al vaglio degli inquirenti sono omicidio o caduta accidentale. Quando gli inquirenti sono arrivati sul posto l’appartamento era apparentemente in ordine. Nulla che faccia pensare ad una rapina andata male. Affianco al corpo, invece, delle bende per la medicazione. Gli inquirenti escludono l’omicidio soprattutto per la mancanza di un movente e dell’arma. Nel terreno che circonda la casa gli investigatori e la scientifica giunta da Salerno, non hanno trovato nulla. La ferita lacero contusa presente sul capo della vittima, invece, fa pensare che sia stata causata da una seconda persona. Al momento è certo che Giuseppe Giudice sia morto per dissanguamento, causato da chi o da che cosa ancora non si sa. L’autopsia sul cadavere verrà effettuata martedì mattina all’obitorio dell’ospedale ‘San Luca’ di Vallo della Lucania.

Indagini a tutto campo La procura del tribunale di Lagonegro ha deciso di aprire un fascicolo di indagini. L’inchiesta è affidata al sostituto procuratore Michele Sessa. E’ stato lui ad ordinare l’esame autoptico, ma il medico legale effettuerà anche una tac tridimensionale. Da quest’ultimo esame si potrà capire se Giudice ha riportato altre ferite interne o contusioni agli organi prima di morire. Dunque, nel pomeriggio di domani, gli inquirenti avranno le idee sicuramente più chiare grazie agli esiti dei vari esami.

Sequestri e interrogatori La casa è posta sotto sequestro e ora è circondata da un nastro bianco e rosso con un foglio A4 bianco con lo stemma dei carabinieri stampato in nero. Gli uomini della sezione investigativa sono andati alla ricerca, per diverse ore, di tracce e indizi utili. I Ris, completamente nascosti sotto la tuta bianca, hanno raccolto diversi oggetti e cercato di scovare impronte diverse da quelle della vittima. Intanto i colleghi della compagnia di Sapri hanno passato al setaccio l’intera area. Sono stati ascoltati i vicini, anche se le abitazioni distano qualche centinaio di metri e non sono proprio vicine l’una all’altra. La casa della famiglia di Giuseppe è raggiungibile grazie ad un sentiero sterrato lontano poche centinaia di metri dalla strada del ‘Timpone’. Su quello che è trapelato dai primi interrogatori, vige massimo riserbo. Dalla caserma di via Kennedy c’è un via vai di familiari. I parenti, per gli inquirenti, sono un tassello fondamentale per poter risolvere quello che è già diventato un giallo.

Chi è la vittima? La moglie di Giuseppe Giudice è proprietaria di un piccolo alimentari di via Kennedy a Sapri, affianco l’istituto tecnico e per geometri ‘Leonardo da Vinci’, di fronte il supermercato ‘Esse 5’. Il genero della vittima, secondo indiscrezioni raccolte, non era in buoni rapporti con la moglie e quindi con la figlia di Giudice. Rapporto che si sarebbe ancor di più sgretolato subito dopo la scoperta del cadavere. Il giallo, grazie a questi particolari, si infittisce. E queste storie, probabilmente di gelosia o di semplici incompatibilità di coppia, non sono state tralasciate dagli investigatori. Giuseppe Giudice faceva parte della famiglia dei ‘Frapponi’, soprannome affibbiato dalla comunità saprese per motivi non noti a chi scrive. Era un ex dipendente comunale, un autista in pensione da qualche anno, portava il camion. Oltre alla moglie, Giuseppe lascia tre figli.

In paese A Sapri i cittadini hanno già una propria ricostruzione, quasi tutti quelli ascoltati del giornale del Cilento sono orientati verso un possibile omicidio e, cosa che non hanno voluto rivelare, c’è già un probabile killer. Nulla di certo, dunque, ma il chiacchiericcio davanti ai bar s’infittisce sempre di più. «Una persona perbene – spiega il sindaco Giuseppe Del Medico al nostro giornale – Non riesco a capire cosa possa essere successo. Lo vedevo tutte le mattine, un lavoratore serio. Siamo tutti senza parole». «Era conosciuto poco a Sapri – spiega una ragazza che abita nello stesso quartiere del pensionato – e io, che vivo a pochi passi da lui, lo conoscevo solo di vista. Papà invece ci parlava ogni tanto, ma so che era una brava persona». La data dei funerali non è stata ancora stabilita. 

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