Perchè distruggere un Orto Sociale in un’area qualificata?

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Perchè distruggere un Orto Sociale in un’area qualificata?

Avevamo già affrontato sul nostro giornale la vicenda accaduta qualche giorno fa a Sapri, quando i ragazzi della rete associativa Laboratorio 31, i quali avevano dato vita insieme al gruppo di architettura “Seu” (SottoEffettoUrbano) lo scorso 24 Agosto ad un Orto Sociale, si erano trovati di fronte ad un vero e proprio scempio.

Secondo quanto riportato alcuni operai dipendenti dal Comune di Sapri hanno fatto irruzione all’interno dell’Orto Sociale di via Campesina devastando tutto, comprese le attrezzature, “utilizzando metodologie affini ad atti di puro vandalismo (tra l’altro devastando i vasi che contenvano le piante ed eradicando gli alberi allocati)”.

Ora i ragazzi di Laboratorio 31 cercano di tirare le somme e capire il perché di un tale gesto con una sarcastica nota pubblicata su internet:

UNA FAVOLA CONTEMPORANEA: IL RE SCERIFFO E LA CORTE DEI MIRACOLI

OVVERO COME AMMINISTRARE UN COMUNE E DECIDERE SULLA VITA DEI CITTADINI E POI IMPORRE IL CONSENSO.

ISTRUZIONI PER OSCURARE LA DEMOCRAZIA.

UNO SPETTACOLO ASSAI NOTO:

IL “RE” MANDANTE – IL SINDACO D’AGOSTINO

IL “BUROCRATE” ESECUTORE – L’ING. CIORCIARO

“L’AMBIENTALISTA” SPESSO DIMENTICATO – DOTT. CANTELMO

LA “COPIONA INVIDIOSA” –  L’ASS. MEDURI

IL “GIOVANE” IGNARO – L’ASS. CONGIUSTI

in:

PERCHE’ DISTRUGGERE UN ORTO SOCIALE IN UN’AREA QUALIFICATA?

Avevamo riqualificato un’area abbandonata da vent’anni, l’abbiamo riprogettata, l’abbiamo riempita di contenuti ed è diventata una zona fruibile con una progettualità di riciclo e di riutilizzo. Si proponevano coltivazioni sostenibili ed educative, serate culturali e dibattiti sul futuro del nostro territorio. Poi mentre le associazioni della “Rete Laboratorio31” stavano regolarizzando la propria posizione con l’assessorato alle “politiche giovanili e al turismo” e con “l’ufficio tecnico”, tutto è cambiato rapidamente.

Il “re del feudo di Sapri” si è svegliato dal suo sonno centenario e dalla sua torre costruita lontano dalla gente e ha deciso si sfasciare tutto.Consultandosi con la sua corte, ha deciso che quella zona abbandonata adesso che era stata bonificata a costo zero poteva diventare area di speculazione che poteva diventare anche un buon carrozzone di consenso elettorale. Proporre un progetto di 8 milioni di euro e museificare tutta la zona con rassegnazione dei turisti ormai sazi dei relitti e delle pietre messe in vetrina.

Allora chiamò al suo cospetto “l’ambientalista dimenticato del regno” che decise di utilizzare l’orto sociale per adempire alla giornata ecologica da lui organizzata e di fare un opera di “distrazione sociale”: distruggere l’operato di alcune associazioni e cittadini per evitare di parlare del grande cementificio che infesta l’ambiente da decenni e delle conduttore dell’acqua costruite con l’amianto.

Ma per poter attuare il piano affaristico il re aveva bisogno di un tecnico obbediente che avesse anche il pallino del comando: “l’ingegnere burocrate”. A lui viene affidato l’onere di assoldare due operai e distruggere in modo asettico e preciso l’operato dei cittadini.

Di fronte a quell’orribile spettacolo le associazioni del “Laboratorio31” andarono “dall’assessore più giovane del regno” famoso per essere vicino ai giovani e che aveva promesso di aiutare i cittadini nel regolarizzare quello spazio. Ad ogni domanda che gli si rivolgeva il suo viso si adombrava e ogni risposta cambiava in base al suo interlocutore, ma la risposta era la stessa: “non so niente, non può essere come dite voi!”.

Nel frattempo l’indignazione nel paese era aumentata e la gente ne parlava per strada. Ecco che allora “l’assesora invidiosa e copiona” che non aveva niente da dire e da fare, ebbe un’idea geniale ed originale: usare l’interesse della popolazione per un orto sociale e proporre lei stessa un altro orto sociale. Pensò di riproporre alla popolazione quello che il “re di Sapri” aveva appena distrutto e dopo metterci sopra il suo marchio. Il problema era che lei non ne sapeva nulla della coltivazione sinergica e non conosceva chi lavorava sul territorio per portare avanti queste pratiche. Creò perciò la brutta copia di un’esperienza meravigliosa, ma senza contadini e cervelli pensanti che avessero un progetto culturale e sociale da investire.

Il re e la sua corte hanno provato a distruggere un luogo, ma ne hanno creato uno più grande nella mente delle persone, hanno provato a disgregare un gruppo, ma ne hanno allargato la sua base, ne hanno valorizzato il lavoro, hanno dato forza al loro operato.

I cittadini diventeranno più forti ogni volta che si cercherà di sopraffarli e continueranno a costruire un altro mondo possibile dove ci possa essere lo spazio per “altri mondi”, per altri modi di vedere le cose. Non esiste solo il volere del re, ma riemergerà sempre il volere dei cittadini che si impegnano per migliorare il proprio paese.

UN PICCOLO PROMEMORIA PER GLI AMMINISTRATORI:

Amministrare un Comune non significa possederlo.

Un’area comunale non significa che è di proprietà dell’amministrazione comunale che ha vinto le elezioni.

La tutela dell’ambiente e dei beni comuni non significa privatizzare e speculare su di essi.

La difesa della legalità non significa accanirsi sui più deboli e poi additarli come abusivi.

Essere la maggioranza in Comune non significa essere i padroni assoluti e non ascoltare la volontà dei cittadini che ogni  giorno si devono rappresentare.

Amministrare un territorio non significa avere un feudo per decidere sulla vita dei cittadini che votano, pagano le tasse e partecipano alla vita sociale e culturale.


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