Vallo: domani il video del calvario nell’aula consiliare, lunedi’ inizia il processo

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Vallo: domani il video del calvario nell’aula consiliare, lunedi’ inizia il processo

Si avvicina il processo che vedrà alla sbarra 18 operatori sanitari – medici e infermieri – del reparto di Psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, in relazione alla morte di Francesco Mastrogiovanni, il "maestro più alto del mondo" che la notte tra il 3 e il 4 agosto 2009 ha perso la vita in un letto del reparto. Dopo essere rimasto legato per oltre 80 ore, mani e piedi, a quel letto. Senza essere slegato praticamente mai, senza essere assistito, senza essere alimentato. Morto da solo, dopo atroci sofferenze, in conseguenza di un edema polmonare. I sanitari del reparto se ne sono accorti la mattina dopo, a quasi sei ore dalla morte.

Le tappe di avvicinamento alla prima udienza del 28 giugno sono state diverse e significative. Tra queste, nelle scorse settimane si è fatta strada la concreta possibilità che l’Asl si costituisca parte civile al processo contro i medici e gli infermieri.
Inoltre, un paio di settimane fa, era arrivata la notizia che la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal pubblico ministero Francesco Rotondo contro la decisione del Tribunale del riesame di Salerno che lo scorso febbraio aveva stabilito il reintegro alla professione dei sanitari del reparto di Psichiatria del San Luca di Vallo della Lucania. Pare che la decisione, per ora, sia limitata al solo personale infermieristico; sui medici la Cassazione dovrebbe ancora pronunciarsi.

In questo quadro, il comitato "Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni", composto da Vincenzo Serra, Giuseppe Tarallo e Giuseppe Galzerano, ha continuato in questi mesi la propria azione volta a richiedere chiarezza assoluta su quanto accaduto in quei terribili giorni d’agosto. Giorni terribili per uno stato che vuole continuare a considerarsi civile e democratico, per una società che vuole ancora avere l’umanità come fulcro delle azioni dei soggetti che la compongono. E ha continuato "affinchè mai più accada una cosa del genere", come amano ripetere i componenti del comitato.
Nell’ultimo periodo la vicenda inaccettabile della morte di Francesco Mastrogiovanni- dopo che lo scorso nove aprile era approdata alla ribalta televisiva nazionale in una puntata di "Mi manda Rai Tre" – ha fatto il giro d’Italia, proprio per merito del comitato "Verità e Giustizia": sono stati al Senato della Repubblica, a Bologna nell’ambito di un incontro su "psichiatria e razzismo", a Pisa, a Verona, a Salerno, a Caserta, a Trieste in questi giorni, sabato saranno a Perugia. E in altre città ancora.

Nella mattinata di domani, alle 10 e 30, si terrà una conferenza dibattito nell’aula consiliare di Vallo della Lucania, presso l’ex convento dei domenicani. Sul volantino informativo di presentazione si legge: "Morte o assassinio? Tso o sequestro? Cura o tortura?". Durante l’incontro sarà proiettato il video del calvario di Mastrogiovanni, registrato dalle telecamere di sorveglianza del reparto; quel video che risulta essere la prova granitica su cui si basano i capi d’imputazione – sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto – che gravano su 18 tra medici e infermieri rinviati a giudizio immediato. Parteciperanno al dibattito i tre fondatori del comitato "Verità e giustizia", Caterina Mastrogiovanni, uno dei legali della famiglia, Antonio Manzo giornalista de Il Mattino, Pietro Palau Giovannetti che è il presidente dell’associazione Avvocati senza frontiere Girolamo Digilio, vicepresidente Unasam e Agnesina Pozzi, un medico impegnato al fianco della famiglia Mastrogiovanni e del comitato nell’operazione-verità messa in campo in questi mesi, con forza e integrità morale. Agnesina Pozzi, in un post pubblicato lo scorso aprile sul suo blog (http://agnesepozzi.splinder.com/post/22585102/dedicato-a-francesco-mastrogiovanni) – post nel quale espone in maniera articolata i doveri di un medico in relazione alle situazioni del tipo di quella in cui si trovava il maestro di Castelnuovo – scrive, tra le altre cose:

Non si deve agire con superficialità (ma nel caso Mastrogiovanni parlerei di colpe gravi, omissioni di soccorso, negligenza, imperizia, cinismo, menefreghismo, crudeltà, sadismo…) specialmente in quei casi in cui il soggetto ha una manifestazione acuta inspiegabile rispetto alla sua storia personale e senza cause apparenti o indagate presso i famigliari.
Nel caso di Francesco Mastrogiovanni è oltremodo assurdo che ai parenti sia stato impedito non solo di vedere il loro congiunto, contro ogni Carta dei Diritti del Malato, ma anche e soprattutto impedendo loro di essere consultati in merito alle condizioni precedenti di salute del loro caro. Fuori da ogni norma di buon senso è un simile comportamento che non esito a definire criminale specialmente se perpetrato in un ambiente medico che dovrebbe tutelare e curare il paziente.
Non so se i passaggi necessari siano stati fatti o meno, quello che SENZA OMBRA DI DUBBIO HO VISTO (e un video non può mentire, dato che proviene proprio dalla mal-sana struttura sanitaria che l’ha registrato "scrupolosamente") è che un PAZIENTE è stato lasciato per giorni a MORIRE senza la necessaria assistenza, SENZA CONTROLLI, peggio di un animale randagio in mezzo ad una strada…e perfino gli animali fruiscono della pietas umana.
[…] Non si abbandona un paziente in condizioni critiche di quel tipo. Dov’erano i medici? Quali indagini strumentali sono state fatte? Che tipo di indagini di laboratorio hanno deciso? Quali controlli clinici sui parametri vitali nel corso della TORTURA (non possiamo certo parlare di ricovero!) sono stati posti in essere?
[…]Spero che finalmente giustizia sia fatta una volta per tutte e affinché non accada ad altri sfortunati.

Inoltre, con una mail inviata alla nostra redazione, in relazione ad un articolo apparso sul giornaledelcilento.it, aveva puntualmente precisato:

"sarebbe opportuno che faceste una piccola correzione sull’articolo relativo a Mastrogiovanni; correzione fondamentale laddove si scrive: " senza essere alimentato, se non attraverso le flebo." Dovreste cancellare " se non attraverso le flebo".. perchè vi posso assicurare che NESSUNA ALIMENTAZIONE PARENTERALE (ossia attraverso le flebo) è stata disposta ed attuata. Ciò che Mastrogiovanni ha avuto è stata una semplice terapia idratante a base di fisiologica (acqua e sale) e glucosata al 5% (acqua e zucchero) per circa un litro al giorno, quantità non solo insufficiente a garantire il fabbisogno idrico per un paziente alto 1,97 per 95 kg con quel caldo,l’agitazione, il sudore, ma assolutamente NON SOSTITUTIVA di una adeguata alimentazione per via endovenosa che si chiama nutrizione parenterale e comporta la somministrazione di Proteine, Grassi, Zuccheri in quantità calcolata accuratamente in base al peso, alle condizioni cliniche, ad eventuali condizioni metaboliche associate al problema psichiatrico. Inoltre, il giorno 1 agosto è stato LASCIATO del tutto PRIVO di apporto di liquidi, fino alla mattina del 2 agosto, per un totale di 34 ore circa".

Il 28 giugno alle 9 e 30, allorchè comincerà il processo, ci sarà un sit-in davanti al tribunale di Vallo della Lucania, organizzato dal comitato sopra citato (http://www.giustiziaperfranco.it/).

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