Sputnik, Draghi gela De Luca: «L’Ema deciderà fra 4 mesi»

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Sputnik, Draghi gela De Luca: «L’Ema deciderà fra 4 mesi»

Il contratto è in una cassaforte di Soresa, la centrale degli acquisti della Regione che ha chiuso l’accordo con il fondo sovrano russo per la fornitura del vaccino Sputnik. Le fiale arriveranno in Campania – come ricostruito nella determina del 24 marzo di Soresa rivelata ieri da Repubblica – solo e soltanto se l’Ema o Aifa, le autorità sanitarie, daranno l’autorizzazione al siero commercializzato da Rdif, il fondo di Putin. In caso contrario quel contratto è carta straccia.

” Sollecitiamo il governo e l’Aifa a muoversi perché sono tempi di guerra e non di ordinaria amministrazione “, fa appello in diretta Facebook, nel consueto appuntamento del venerdì, il governatore Vincenzo De Luca: ” Dobbiamo chiudere la partita entro un mese in modo da poter contare su una quantità di vaccini importante ” . Servono dosi aggiuntive, per il pericolo di ulteriori tagli alle forniture da parte delle società farmaceutiche che hanno sottoscritto finora i contratti con l’Europa, inviando poi le fiale ai vari Paesi Ue. Sembra facile, non lo è. E forse il primo a saperlo è proprio De Luca. Tant’è che a stretto giro arriva la replica del premier Mario Draghi che frena gli entusiasmi: “Non si prevede che l’Ema si pronunci su Sputnik prima di tre, quattro mesi – spiega Draghi – Non si prevede che quel vaccino sia disponibile prima della seconda parte dell’anno ” .

E soprattutto sulla Campania: “Mi riservo di esaminare la parte giuridica di questi ultimi contratti – avverte il premier – ma ricordo che qui c’è in gioco la salute, la vita e la morte degli individui. Dobbiamo sempre cercare il coordinamento europeo, cercare di rafforzarlo. Poi se non si vede una soluzione, è chiaro che dovremo cercare altre strade. Starei attento a fare questi contratti”.

De Luca: “Sul vaccino Sputnik attendiamo ok entro un mese”

Eppure De Luca prova a far suonare le corde della ” solidarietà nazionale”: ” Riteniamo che questo contratto per il vaccino Sputnik possa aprire una strada per l’Italia. Se le cose andranno bene, può essere un esperimento al servizio del Paese. Verranno investite risorse della Regione ma una volta coperte le esigenze dei nostri concittadini metteremo a disposizione dell’intero Paese la quantità dei vaccini che dovessimo ricevere dalla casa produttrice”.

Già: ma quante dosi la Campania ha prenotato? Quale prezzo è riuscita a strappare? L’oggetto del contratto è top secret. Nel senso che esiste una “clausola di riservatezza” richiesta da “Human Vaccine”, la società rappresentata dal fondo Rdif. Ancora: nel caso in cui fossero resi noti i contenuti della trattativa è prevista pure una “penale”, un risarcimento danni da versare ai russi. Per concludere una operazione complessa di cui, nella determina, non si nasconde “il rischio connesso”, De Luca ha inviato in Soresa il segretario della giunta Mauro Ferrara, il dirigente più vicino al presidente. Che è stato nominato a fine febbraio direttore “facente funzioni” di Soresa per sostituire Corrado Cuccurullo, l’amministratore della società regionale che aveva rinunciato all’incarico di direttore, ricoperto fino a quel momento, proprio a causa – dicono fonti interne a Soresa – del negoziato con i russi. De Luca ha ringraziato ieri anche l’ambasciata italiana in Russia “per il supporto fornito”.

Fortuna ha voluto che l’ambasciatore sia un napoletano, Pasquale Terracciano, classe 1956, carriera diplomatica dal 1981 dopo una laurea in giurisprudenza alla Federico II. Sputnik o non Sputnik, l’obiettivo dell’ex sindaco di Salerno è di fare “ogni giorno 60.000 vaccini, vuol dire un milione e ottocentomila somministrazioni al mese se tutto va bene e ci sono i vaccini”. Nove milioni “entro l’autunno” in regione. Il problema lo dice chiaro e tondo il governatore: ” Siamo in forte ritardo, sia noi che l’Europa che ha un conflitto aperto con le aziende produttrici di vaccini. Abbiamo un numero davanti all’Italia: 90 milioni di dosi se vogliamo vaccinare la popolazione vaccinabile. Ma se andiamo con i ritmi attuali ci mettiamo 3 anni per raggiungere l’immunità di gregge”.

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