Il dramma di una generazione

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Il dramma di una generazione

É il dramma della mia generazione, che era stata educata e preparata per un mondo che, di lì a poco, si sarebbe sgretolato, fino a svanire totalmente. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle il fenomeno della, cosiddetta, accelerazione storica. Quello che è accaduto negli ultimi 50 anni, non è accaduto nei 3-4 secoli precedenti. Cultura, costumi, valori, modi di pensare, rapporti umani, sociali e familiari, modalità di svolgimento del lavoro. Tutto stravolto! Un vero uragano che si è abbattuto sulla nostra vita, trasformandoci in soggetti continuamente adattati ai nuovi modelli di vita che si sono rapidamente affermati.

La mia generazione affonda profondamente i propri piedi in un mondo che, oggi, appare irreale a chi viene raccontato. Analfabetismo, “u zu peppe”, il peccato mortale, sì! proprio quello che portava per direttissima all’inferno, l’ubbidienza incondizionata ai genitori e a quelli più grandi di noi, il latino (che, ricordo ai più, si studiava già dalla prima media), le poesie mandate a memoria, le tabelline, l’Essere parmenideo, la Rivoluzione Francese. A cosa è servito tutto questo davanti all’avanzata travolgente della scienza e della tecnologia, che lo ha letteralmente svuotato di senso, di valore e di contenuti?

Siamo stati dei rottami precoci di una società con la quale siamo riusciti sempre meno a relazionarci. Esodati esistenziali del ventunesimo secolo. Oggi viviamo la nostra solitudine culturale e umana con rassegnazione. Noi siamo quelli, non del secolo precedente, ma dei secoli precedenti. Apparteniamo ad un piccolo mondo antico che si sta rimpicciolendo sempre più. Ma la cosa che più mi rattrista, è che tutto questo sta avvenendo nel più assoluto anonimato. Mi sembra che la mia generazione non lascerà nulla in eredità alle nuove. Passeremo inosservati nel fluire del tempo che ci è stato assegnato.

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