Cilento. Una possibile etimologia di Ortodonico

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Cilento. Una possibile etimologia di Ortodonico

La derivazione etimologica di Ortodonico, credo non vada ricondotta ad un’unica sotto-categoria del genere dei toponimi, o almeno secondo un significato marcatamente dettato dalla sua definizione.

A differenza della quasi totalità dei casi, credo che Ortodonico costituisca un esempio più unico che raro, almeno nella zona, dal punto di vista onomastico.

La sua etimologizzazione, potrebbe ricondursi alla fusione di due generi onomastici, o meglio, potrebbe essere la correlazione fra quello prediale e quello più minuto dei “fondi agrari”, che in qualche modo, è relazionabile a quello prediale.

La storia del Cilento, ci ha insegnato che in questo territorio non è mai stato particolarmente diffuso “il  grande latifondo”, ma piuttosto “quello piccolo”; e in effetti, sotto l’aspetto della messa a coltura del territorio, il Cilento è sempre risultato abbastanza frammentario.
Ciò è stato dovuto soprattutto alla conformazione del territorio, il quale ha permesso uno sfruttamento del suolo “a macchia”, in relazione alla posizione di determinati spazi, non sempre adattabili alle diverse colture.
Tale elemento, però, è stato fattore portane anche a livello di scambi cultuali: nei pianori fra le montagne dell’interno, molto diffusa era la coltivazione del grano, mentre nelle colline padroneggiavano uliveti e ficheti.
Si originavano, così, scambi di tipo “primario”, in quanto, entrambi i beni che ne derivavano, farina e olio, erano base fondamentale per l’alimentazione, e, dunque, spesso ci si scambiava anche la mano d’opera, una sorta di transumanza umana; a partire dai primi mesi autunnali, dall’interno discendevano le genti per raccogliere le olive, mentre con l’arrivo dei caldi estivi, dalla costa ci si ritirava nelle alture per la mietitura.
Ortodonico, situato all’interno di un antico “consortia”, un tipo di associazione che permetteva la condivisione del raccolto, nonché un unico centro comunitario, identificato nella chiesa detta appunto della “Socia”, possedeva i suoi terreni, confinanti con quelli dei vicini abitati di Cosentini, Fornelli e Zoppi.
Anche qui, dunque, le colture erano di tipo frammentario, anzi, in questo ristretto territorio, direi di tipo familiare: ogni nucleo coltivava il suo appezzamento. 

Posta quest’ampia parentesi, ritorniamo sulla strada della ricerca della possibile origine dell’etimo Ortodonico.  

Se toponimi come Prignano e Ostigliano rivendicano una chiara appartenenza al genere dei prediali, quindi “fondo appartenente a…”, evidenziato palesemente dal suffisso -ano, Ortodonico sembra una evoluzione più “raffinata” in qualche modo e si riconduce “ai diritti di… su…”, vale a dire quelle terre “possedute da…” e “affidate a…”, o anche possedute da e affidate a, forse in riferimento ai monaci basiliani, che in queste terre fondarono loro monasteri. Potrebbe calzare la definizione di “Terre affidate ai Monaci”? o “Terre gestite dai Monaci”? o l’insieme di esse, quindi prediale perché “appartenente a…” e avere “diritto su…”.

Ebner, grande storico del terriorio, riporta l’evoluzione onomastica del luogo, in questi termini: Hortodonico, Ortodompnicum, “casati Orti dominici seu Orti domici” e infine l’odierno Ortodonico.
Nulla si toglie, a chi compete, per altre accezioni.

Per esempio, non è escludibile che Ortodonico faccia riferimento a “terreni donati”.
Nel corso della storia, fra i casali che costituivano “la chiova” del Ss. Salvatore, Ortodonico si è imposto come il maggiore di essi, sia per ragioni storiche che “dimensionali” vista la popolazione dell’epoca e quella attuale.
Indubbia, rimane la valenza anche a livello sociale e culturale, che “il paese della torre” ha acquisito nel corso dei secoli.
Lasciamo ora spazio alle future interpretazioni, io, per ora, mi fermo qui…

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